Cosa vuol dire che sono stati trovati squali positivi alla cocaina?

Al largo delle coste del Brasile sono stati trovati 13 squali positivi alla cocaina. Il primo studio mondiale sugli effetti della droga sui pesci cartilaginei rivela dati allarmanti per gli animali e per il Pianeta.

Pochi giorni fa abbiamo celebrato la Giornata mondiale degli squali, per aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica sui rischi che, già solo nel Mediterraneo, minacciano di estinzione più del 50 per cento delle specie presenti. Non abbiamo neanche fatto in tempo a comprendere bene l’allarme che, dalle acque dell’altro emisfero, ci è arrivata già un’altra notizia sorprendente.

Tredici squali al largo delle coste del Brasile sono risultati positivi alla cocaina. E non si tratta di squali qualunque. Sono esemplari di Rhizoprionodon lalandii, noti come “squali dal naso aguzzo brasiliani”, o meglio tubarão-bico-fino-brasileiro, una specie di piccole dimensioni e dalle abitudini costiere, considerata una promettente sentinella ambientale e classificata come vulnerabile all’estinzione secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn).

Nessuno aveva mai pensato di studiare l’effetto delle droghe su questi animali. A rivelare la scoperta, unica nel suo genere, è stato il gruppo di ricerca coordinato dalla biologa Rachel Ann Hauser-Davis e dall’ecotossicologo Enrico Saggioro, dell’Istituto Oswaldo Cruz di Rio de Janeiro, che hanno eseguito il primo studio a livello mondiale sull’assorbimento di cocaina da parte di pesci cartilaginei, come gli squali. Per quanto possa sembrare un’idea stramba, infatti, il consumo globale di cocaina è aumentato in modo esponenziale negli ultimi decenni, come evidenziato nel World drug report delle Nazioni Unite del 2023. Circa il 22 per cento (4,8 milioni) dei 22 milioni di consumatori stimati a livello mondiale risiedono in Sudamerica (dati riferiti al 2021) e il Brasile emerge come il secondo più grande mercato di consumo in quest’area. La cocaina potrebbe quindi avere un impatto notevole come inquinante ambientale, soprattutto nelle aree urbane di Paesi in via di sviluppo dove, chiariscono gli autori, “l’aumento dei tassi di utilizzo della sostanza coincide spesso con l’inadeguatezza delle infrastrutture di trattamento delle acque reflue”.

Gli effetti delle droghe sui pesci ossei

Studi precedenti su organismi marini avevano già mostrato che la cocaina può causare danni alla visione e alla capacità di caccia di alcuni pesci ossei (gli squali sono invece cartilaginei), o può avere conseguenze negative su altri organismi, come le cozze. Livelli ambientali di cocaina erano stati indicati come tossici per diversi organismi acquatici, tra cui molluschi e crostacei, mentre negli embrioni di pesce zebra (Danio rerio, specie modello per l’embriologia) sono stati riscontrati danni fisiologici gravi, come ridotta vitalità cellulare, frammentazione del dna, disfunzione di processi essenziali come l’organizzazione del citoscheletro e la risposta allo stress. Niente però era noto finora sugli elasmobranchi, cioè il gruppo animale che comprende squali e razze. In genere non godono di buona fama, soprattutto i primi, ma svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi marini, sia come predatori sia come specie sentinella per l’inquinamento ambientale.

squali
Gli squali sono animali molto temuti ma fondamentali per il benessere dell’ecosistema marino © Laura College/Unsplash

C’è tanta cocaina nelle acque al largo delle coste di Rio de Janeiro

Per lo studio, pubblicato su Science of the total environment, i ricercatori hanno sezionato in laboratorio tredici esemplari di squali dal naso aguzzo catturati accidentalmente da pescatori locali tra il settembre 2021 e l’agosto 2023 nelle acque al largo di Recreio dos Bandeirantes, un quartiere nella zona ovest di Rio de Janeiro. È la regione in più rapida crescita della città e anche la più popolosa, con quasi tre milioni di abitanti. Per loro, e per la loro sicurezza, l’istituto Oswaldo Cruz porta avanti un ampio sforzo di ricerca per identificare la presenza di virus, microrganismi e metalli pesanti nelle acque reflue, potenzialmente pericolosi per la salute umana.

Ma torniamo agli squali. Tutti i tredici esemplari analizzati sono risultati positivi alla cocaina. Tanto che nei muscoli e nel fegato degli animali è stata trovata la sostanza in concentrazioni di molto superiori a quelle osservate in qualsiasi altro animale marino. Non solo. Nel 92 per cento sono state rilevate anche tracce di benzoilecgonina, il principale metabolita della cocaina, che si produce nel fegato del consumatore dopo l’utilizzo e poi viene escreto nell’urina.

La concentrazione media di cocaina nei tessuti degli squali, comunque, è stata tre volte superiore a quella del metabolita. Per spiegare questo risultato, i ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che gli animali siano stati sovraesposti alla sostanza pura, non assimilata nei corpi degli esseri umani o di altri organismi. Un’ipotesi probabile, visto che gli esperti ritengono che la cocaina arrivi nelle acque oceaniche direttamente attraverso i sistemi fognari e anche tramite i laboratori in cui la droga viene prodotta illegalmente. Un’altra possibilità, ancora da confermare, riguarderebbe il ruolo dei carichi di droga abbandonati in mare dai trafficanti.

A stupire i ricercatori c’è stato anche il fatto che la cocaina è stata rilevata in concentrazione maggiore nei campioni di muscoli che nel fegato. Soprattutto negli esemplari di sesso femminile.

“Per noi è stata una sorpresa, la presenza in tessuti di accumulo potrebbe indicare proprio l’abbondanza della sostanza in ambiente marino. Gli squali potrebbero contaminarsi in vari modi, sia perché vivono nella zona costiera vicina agli scarichi sia perché si nutrono di altri animali contaminati, in un processo di bioaccumulo”.

Enrico Saggioro

Non sappiamo ancora se l’assimilazione della cocaina abbia provocato negli squali cambiamenti comportamentali, come avviene negli esseri umani dopo l’utilizzo, o eventuali danni fisici. Ma, spiega Hauser-Davis: “Riteniamo che possa esserci un impatto sulla crescita, sulla maturazione e, potenzialmente, sulla fertilità degli squali, proprio perché il fegato è coinvolto nello sviluppo degli embrioni”.

C’è rischio anche per gli esseri umani?

Per gli esseri umani, tranquillizzano gli autori, il rischio dovrebbe essere minimizzato per l’utilizzo sporadico dell’acqua marina, ma bisogna prestare sempre attenzione a quelle specie ittiche di squali (come i gattucci) venduti e consumati in tavola. Insomma, la cocaina è ormai considerata un inquinante ambientale emergente e i risultati dello studio, che offre preziose indicazioni anche per la valutazione del rischio per la salute umana, dimostrano che il consumo di droghe può avere effetti negativi. Anche in ambienti acquatici.

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