L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Ma chi rischia è lo squalo
Gli squali uccidono in media sei persone all’anno. Gli uomini uccidono annualmente 73 milioni di squali. La mole e le numerose file di denti affilati ne fanno il protagonista di molte fobie. Ma chi rischia è lo squalo.
I casi di attacchi all’uomo da parte degli squali sono
sporadici e solitamente non letali. Questo sembra confermare la
teoria secondo la quale il pesce non attacca l’uomo di proposito,
ma lo scambia per una preda abituale, come la foca. Nella maggior
parte dei casi lo squalo fugge alla vista dell’uomo. Se si avvicina
è per difendere il territorio o se si sente minacciato.
E allora come spiegare il terrore che talora sfocia in odio
nei confronti degli squali? In parte è una paura atavica e
ancestrale, annidata ancora nella parte più primitiva e
istintiva del nostro cervello. L’idea di essere sbranati non è
allettante e il film di Steven Spielberg del 1975, Lo squalo, forse
ha aumentato esponenzialmente tale timore.
Tuttavia, sarebbe più giustificata la paura da parte dei
pescecani. Molte specie rischiano l’estinzione.
Proprio per proteggere questi preistorici predatori e
sensibilizzare l’opinione pubblica Discovery Channel ha istituito
la Shark Week. Il canale satellitare proporrà una settimana a
tema per sottolineare l’importanza di tutelare gli squali.
L’iniziativa prevede la trasmissione di documentari dedicati ai
signori dei mari a partire dal 31 luglio.
La perdita degli squali, oltre a privarci di una delle
creazioni più perfette di madre natura (negli ultimi 140
milioni di anni sono mutati pochissimo), implicherebbe una
pericolosa alterazione degli ecosistemi, essendo molte specie di
squali al vertice delle rispettive catene alimentari. La scomparsa
di questi predatori eliminerebbe il controllo naturale delle prede
che aumenterebbero senza freno, alterando così il delicato
equilibrio biologico.
Su oltre 500 specie esistenti, solo 12 sono considerate
pericolose per l’essere umano. Le più conosciute sono
queste.
lo squalo bianco (Carcharadon carcharias) | lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier) | lo squalo martello (Sphyrna mokarran) | lo squalo toro (Carcharias taurus) |
Molto più numerose sono le specie a rischio di
estinzione: quasi un terzo degli squali. “Attualmente non c’è
nessun tipo do restrizione sul numero di squali che possono essere
cacciati”, ha detto Sonja Forham dell’Unione Internazionale per la
Conservazione della Natura, “malgrado le minacce gli squali d’alto
mare sono virtualmente senza alcuna protezione”. I più
minacciati sono lo squalo martello, lo squalo bianco, la manta
(Manta birostris), lo squalo volpe (Alopias vulpinus) e lo squalo
elefante (Cetorhinus maximus Gunnerus).
La causa principale che minaccia i più temuti predatori dei
mari è la pesca incontrollata, sia diretta che indiretta. Le
modalità con cui i grandi pescherecci pescano il tonno è
infatti considerata uno dei maggiori pericoli per la sopravvivenza
degli squali. Soprattutto in Asia è in voga la barbara pratica
del “finning” che consiste nel tagliare la pinna dorsale degli
squali che viene usata per scopi alimentari. Il valore della pinna
è maggiore della carne, quindi l’animale viene issato a bordo,
mutilato e gettato in mare a morire. I danni inferti alla
popolazione di squali sono accentuati dal loro bassissimo tasso
riproduttivo.
Potrebbero passare dagli oceani ai libri di storia, smettendo
i panni dei carnefici. Noi.
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