Intervista a Piera Tortora, coordinatrice del progetto Sustainable ocean for all dell’Ocse: “Si rischiano effetti globali catastrofici e irreversibili”.
Lo squalo bianco sta scomparendo dal Mediterraneo, e non è una buona notizia
A partire dalla seconda metà del Novecento la specie ha vissuto un rapido declino. La scomparsa di questo grande predatore avrà effetti negativi sull’intero ecosistema del bacino.
La maggior parte dei grandi predatori del pianeta sta diminuendo rapidamente e rischia di scomparire, innescando gravi effetti a catena che avranno ripercussioni sugli interi ecosistemi. Questo fenomeno colpisce sia i predatori terrestri, come ad esempio i grandi felini, che quelli marini, come gli squali. Anche il futuro del più temuto (a sproposito) carnivoro marino, lo squalo bianco (Carcharodon carcharias), è incerto. La specie è infatti rischio estinzione nel Mediterraneo.
Sempre meno squali bianchi nel Mediterraneo
Lo ha rivelato lo studio Abundance and distribution of the white shark in the Mediterranean Sea, condotto da un gruppo di ricercatori dell’università La Sapienza di Roma, in collaborazione con le università di Stanford e della Virginia e con il supporto dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Cnr, della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli e dell’Ispra. Gli scienziati, per la prima volta, hanno stimato la distribuzione dello squalo bianco nel Mare Nostrum negli ultimi 160 anni.
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Una presenza elusiva e preziosa
Siamo abituati ad associare questo grande squalo pelagico, in grado di superare i sei metri di lunghezza, ad ambienti oceanici, ma lo squalo bianco, ha precisato il Cnr, popola da secoli il Mediterraneo e le testimonianze storiche dei suoi avvistamenti risalgono addirittura al Medioevo.
Nel bacino la specie è classificata “in pericolo critico”, ma la carenza di informazioni non permette di elaborare mirati piani di conservazione e gestione. L’obiettivo dello studio è proprio quello di raccogliere il maggior numero di dati possibili per avere un quadro più nitido sulla distribuzione degli squali bianchi, sull’uso dell’habitat e sulla fluttuazione delle popolazioni.
Un drastico calo negli ultimi anni
I ricercatori hanno raccolto 773 osservazioni relative alla presenza dello squalo bianco nel Mediterraneo tra il 1860 e il 2016 e le hanno utilizzate per elaborare modelli spaziali e temporali. I risultati della ricerca, si legge nello studio, “hanno evidenziato una complessa traiettoria, caratterizzata da un progressivo incremento del numero di squali seguito da un rapido declino avvenuto a partire dalla seconda metà del Novecento”.
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Il calo delle popolazioni non ha avuto un andamento uniforme, ma è stato particolarmente grave in determinate aree. “Nel Mediterraneo centrale si è registrata una riduzione del 52 per cento, mentre nel mar di Marmara ha raggiunto il 96 per cento – ha spiegato Giovanna Jona-Lasinio, professoressa del dipartimento di Scienze statistiche della Sapienza -. Il decremento, inoltre, è accompagnato spesso da una riduzione degli spazi occupati, un segnale associato a popolazioni a rischio”.
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Cosa succede se scompaiono gli squali
Lo squalo bianco è un predatore apicale, ovvero al vertice della catena alimentare, la sua scomparsa altererebbe dunque tutta la catena trofica marina, causando, ad esempio, un’esplosione demografica delle sue prede. “È stato dimostrato come la rimozione dei super predatori all’interno degli ecosistemi marini porti a disastrosi effetti top-down che si ripercuotono su tutta la catena alimentare – ha affermato Stefano Moro, del dipartimento di Biologia ambientale dell’ateneo romano -. Il Mediterraneo, da questo punto di vista, rappresenta un primato negativo con più del 50 per cento di specie di squali classificate dalla Iucn come minacciate a livello regionale”.
Perché non ci sono più squali
Gli effettivi impatti della scomparsa di questi antichi e affascinanti pesci sono però ancora poco conosciuti. Quel che è certo è che delle quarantasette specie di squali che vivono nel Mediterraneo, di cui venti sono grandi predatori all’apice della piramide alimentare, la maggior parte è in calo a causa dell’impatto antropico. Gli squali, in particolare, sono vittime delle catture accidentali nella pesca d’altura, della pesca diretta e della pressione dell’uomo sulle aree costiere. Oltre a diminuire numericamente, gli squali del Mediterraneo sono sempre più piccoli, pallido ricordo dei “mostri” che nuotavano nei nostri mari fino a pochi secoli fa e che vivono ormai solo nei racconti fantastici.
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