Lo squalo della Groenlandia è il vertebrato più longevo del mondo. Dall’aspetto preistorico, vive in acque profonde per oltre 300 anni.
Forma allungata, corpo gibboso, tratti preistorici. Lo squalo della Groenlandia – il nome scientifico della specie è Somniosus microcephalus – ha conquistato a ragione il titolo di vertebrato più longevo al mondo: vanta infatti una durata di vita stimata di ben quattrocento anni. E ora, finalmente, grazie a uno studio internazionale, sappiamo anche come fa a vivere così a lungo.
Chi è lo squalo della Groenlandia
Ma facciamo un passo indietro. Un individuo anziano che nuota oggi nelle gelide acque dell’Atlantico settentrionale potrebbe essere nato quando Napoleone Bonaparte cominciava a governare in Francia, nel 1799, o addirittura mentre nel nord Italia imperversava l’epidemia di peste del 1630, tanto cara ad Alessandro Manzoni.
I rappresentanti di questa specie, così rara e ancora poco nota, non si incontrano spesso. Le uniche osservazioni del comportamento di cui disponiamo provengono da video effettuati a circa duecento metri di profondità, che mostrano bene quanto siano lenti nei movimenti. Comprensibile, considerata la veneranda età. A dimostrarla, era stato uno studio pubblicato su Science nel 2016, in cui un gruppo di ricerca guidato da John Stiffensen dell’Università di Copenaghen aveva scoperto, grazie alla datazione al radiocarbonio, che alcune femmine, finite accidentalmente nelle reti dei pescherecci, avevano un’età stimata di circa 272 anni. Dalle analisi, era emerso anche che le femmine raggiungono la maturità sessuale quando superano i quattro metri di lunghezza, cioè con un’età minima di 156 anni.
Perché gli squali della Groenlandia vivono così a lungo
Nonostante gli sforzi scientifici però, il meccanismo molecolare che permette a questa specie di raggiungere età così impressionanti era rimasto ancora sconosciuto. Fino ad adesso. L’elisir di lunga vita della specie è stato appena rivelato da una ricerca coordinata da Arne Sahm del Fritz Lipmann Institute on Aging (Fli) di Jena, in Germania, svolta con i colleghi dell’Università di Copenaghen, dell’Istituto di biofisica del Cnr e della Scuola normale superiore di Pisa.
Gli esperti hanno mappato per la prima volta l’intero genoma dello squalo della Groenlandia, scoprendo che il suo dna è lungo il doppio di quello umano. L’operazione di sequenziamento è stata piuttosto complessa: con 6,5 miliardi di coppie di basi, infatti, il suo codice genetico è il più grande tra tutte le sequenze del genoma di squalo a oggi conosciute. E non è stata l’unica scoperta dello studio.
Oltre il 70 per cento del genoma contiene elementi ripetuti e spesso autoreplicanti, detti anche “egoisti” perché non portano informazioni funzionali. In genere possono distruggere l’integrità dei geni essenziali e ridurre la stabilità complessiva del genoma, ma nello squalo della Groenlandia potrebbero essere la chiave di volta della longevità. Durante la replicazione infatti (il processo biologico di produzione di due repliche di una molecola di dna identiche all’originale) questi possono “sequestrare” geni funzionalmente più rilevanti, che vengono quindi a loro volta copiati. Non solo.
Studiare il dna
La fisiologia degli organismi funziona come una macchina perfetta, tanto che questi “doppioni” evolutivi non sono affatto inutili, come si potrebbe pensare, anzi. Sembra siano coinvolti nella “riparazione” dei danni al Dna, gli “errori” casuali che avvengono nelle nostre cellule migliaia di volte ogni giorno. Non è un dato sorprendente, perché già vari studi genomici comparativi avevano rivelato come le specie di mammiferi particolarmente longevi siano anche eccezionalmente efficienti nel riparare il loro Dna. E proprio la presenza di questi doppioni genetici potrebbe spiegare quindi la longevità di questa e di molte altre specie sulla Terra.
Per di più, nel dna dello squalo Somniosus è stata individuata anche un’alterazione specifica nella proteina p53, nota anche come “guardiana del genoma”, che coordina la risposta ai danni al Dna negli esseri umani e in molte altre specie, un punto di controllo per lo sviluppo dei tumori.
Insomma, questa specie di squalo dall’aspetto preistorico, che vive dove non ci sono predatori e caccia grazie ai parassiti bioluminescenti che gli si attaccano alla cornea, è indubbiamente ben equipaggiata per resistere alle intemperie e al trascorrere dei secoli. E, come lei, alcune altre potrebbero essere avvantaggiate dagli stessi strumenti evolutivi. Basti pensare agli altri vertebrati longevi, come la testuggine africana Centrochelys sulcata, con una durata di vita media di 344, o la “vicina” Balaena mysticetus, la balena franca della Groenlandia, che potrebbe vivere circa duecento anni.
La nuova ricerca è stata pubblicata come preprint sulla rivista BioRxiv, l’archivio online dedicato alla condivisione di dati e risultati scientifici nella fase precedente alla pubblicazione ufficiale in una delle prestigiose riviste peer reviewed. In questo caso specifico, la sequenza del genoma e le corrispondenti risorse web fornite dal team di esperti consentiranno ai ricercatori di tutto il mondo di analizzare i geni di loro interesse nel dna dello squalo della Groenlandia. Perché la scienza, in fondo, si fa tutte e tutti insieme.
Siamo anche su WhatsApp.
Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.