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Fare impresa in Africa. Viaggio alla scoperta delle startup più sostenibili
Il progetto Startup Africa Roadtrip è dedicato a migliorare le possibilità di successo dei giovani che vogliono fare impresa, promuovendo uno scambio con l’Italia.
con la collaborazione di Lorenzo D’Amelio e Andrea Censoni. Il racconto del viaggio del 2019 in Uganda di Startup Africa Roadtrip è a cura del regista e videomaker Giulio Pedretti.
Giovane, dinamico, alle prese con le sfide globali e ambientali più pressanti. Ma anche con un grande potenziale ancora inespresso e frammentato. Questo il volto dell’ecosistema startup nei paesi dell’Africa orientale, oggi. Dove una nuova generazione di giovani imprenditori è al lavoro per trovare soluzioni innovative agli enormi problemi irrisolti del continente. L’innovazione proposta dalle startup africane è espressione di un’intraprendenza locale che, attraverso l’utilizzo di tecnologia e digitale, ambisce ad affrontare le sfide strutturali di molti Paesi dell’area: mobilità, salute, educazione, servizi alla persona. Spesso è di stampo rurale, non legata alla realtà urbana, a partire dall’efficientamento delle attività economiche più tradizionali e legate all’agricoltura.
Negli ultimi anni tutto l’ecosistema dell’innovazione africano, pur essendo ancora molto immaturo, è cresciuto vertiginosamente. Sono ormai 643 i tech hub attivi mentre nel 2019 i capitali investiti nelle startup tecnologiche hanno superato i 2 miliardi di dollari: un segnale, quest’ultimo, della crescente attrattività del sistema, tuttavia ancora lontano dai livelli di raccolta investimenti europei (36 miliardi nello stesso anno) o degli Stati Uniti (136 miliardi).
Ma è in paesi come Kenya, Ruanda, Uganda e Tanzania che l’accelerazione è più evidente, trainata dalla rivoluzione mobile: una popolazione giovanissima (18 anni l’età media) con grande accesso a internet (oltre 130 milioni di persone) e una fortissima propensione all’imprenditorialità. Tanto che la regione è stata ribattezzata “Silicon Savannah” – con un richiamo alla più celebre Silicon Valley californiana – proprio per questa crescita dell’ecosistema dell’innovazione, che però presenta anche aspetti contrastanti e numerose barriere: su tutte, l’accesso limitato a una solida formazione economica e la difficoltà per le startup di accedere al mercato dei capitali, soprattutto nelle prime fasi dell’attività.
Il progetto Startup Africa Roadtrip
Ed è proprio su questo fronte che lavora Startup Africa Roadtrip, progetto not-for-profit nato nel 2017 dal sogno di due giovani professionisti italiani attivi sulla scena startup. “Dall’idea di condividere le nostre competenze professionali con i talenti locali – spiegano i co-founder Andrea Censoni e Lorenzo D’Amelio – è nato un programma di formazione dedicato all’imprenditorialità d’impatto. L’obiettivo è di dotare gli startupper degli strumenti necessari per migliorare le possibilità di successo dell’impresa e promuovere uno scambio tra East Africa e Italia”. Costruire ponti attraverso l’innovazione, insomma. Una visione che ha subito trovato una sponda importante in Gianluca Dettori, pioniere in Italia del venture capital (i fondi che investono in capitale finanziario in imprese caratterizzate da elevati livelli di rischio, ma anche di potenziale di sviluppo: come le startup) e fondatore di Primomiglio SGR, che ha scelto di dare il suo sostegno tramite l’associazione TechGarage: “L’Africa è la nuova frontiera del mercato digitale e presenta incredibili opportunità di sinergia con l’Italia”.
Nell’estate del 2019 un team di otto volontari di Startup Africa Roadtrip è volato nella capitale ugandese Kampala. Qui, in collaborazione con la Makerere university e l’ambasciata italiana ha offerto a venti imprese selezionate una settimana di formazione qualificata e organizzato opportunità d’incontro con stakeholder e potenziali investitori locali. A un anno da quel viaggio, diamo uno sguardo ai progetti imprenditoriali selezionati nella competizione finale del bootcamp, che Startup Africa Roadtrip continua ad accompagnare tramite mentorship a distanza.
Energia solare per la mobilità sostenibile
Secondo il World air quality report 2019, l’Uganda è il terzo tra i paesi africani per inquinamento da polveri sottili: la capitale Kampala è la dodicesima città più inquinata del continente africano, ventunesima nel mondo. Tra i maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico, i circa 150mila “boda-boda”, moto-taxi che ogni giorno affollano le strade della città. La startup franco-ugandese Zembo punta a risolvere radicalmente il problema, portando sulle strade di Kampala moto elettriche con batterie al litio che riducono le emissioni inquinanti e di CO2 e stazioni di ricarica ad energia solare. “Il nostro obiettivo è costruire una rete infrastrutturale di mobilità sostenibile – spiega il team leader Titus Kimbowka –. Il sole, fonte di energia di cui l’Uganda è ricchissimo, non può che essere il nostro primo alleato”. Dopo la partecipazione a Startup Africa Roadtrip 2019, Zembo ha ottenuto un investimento da 1,4 milioni di dollari e a maggio 2020 la startup è entrata a far parte del programma di innovazione del Graham Sustainability Institute dell’Università del Michigan.
Proteggere i gorilla, un caffè alla volta
Gorilla Conservation Coffee è stata fondata da Gladys Kalema-Zikusoka, biologa e ricercatrice, prima veterinaria ufficiale in Uganda per la fauna selvatica, già protagonista del documentario di BBC “Gladys, the African Vet” e National Geographic Explorer. La startup commercializza a livello internazionale caffè equo e sostenibile offrendo agli agricoltori la possibilità di operare a prezzi competitivi e secondo modalità che evitino il diboscamento e rispettino l’habitat dei gorilla che vivono nel Bwindi Impenetrable National Park: sito riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, dove si stima sopravvivano circa 1.000 esemplari di gorilla di montagna, specie in via d’estinzione. “Il nostro Paese ospita circa metà della popolazione mondiale di gorilla di montagna – sottolinea la fondatrice, Dr. Gladys –. Per ogni kilo di caffè venduto devolviamo 1,50 dollari per la tutela del loro habitat naturale e la cura della salute degli animali”.
Una startup al femminile per la salute delle donne dei villaggi
La startup vincitrice del contest 2019, HerHealth, è stata lanciata da sole donne. A fondarla sono state le imprenditrici sociali Margaret Nanyombi e Winfred Nafula, che hanno sviluppato un dispositivo non invasivo di analisi delle urine per favorire la diagnosi precoce delle infezioni vaginali: il kit-tampone a basso costo e il collegamento al personale medico tramite piattaforma digitale sono pensati soprattutto per migliorare la salute delle donne che vivono in aree rurali, risparmiando alle pazienti decine di chilometri di spostamenti e ore di attesa. “Costi, distanze e pregiudizi culturali costituiscono tuttora forti barriere all’accesso alle cure mediche – racconta Nanyombi –. Molte donne preferiscono rimandare di rivolgersi a un medico, con il rischio di contrarre infezioni che si possono prevenire, come il papilloma virus. Il sistema di HerHealth consente di monitorare l’insorgere dell’infezione e rivolgersi per tempo al medico”. Una soluzione che può salvare la vita di migliaia di persone in Uganda e in molti altri paesi in via di sviluppo.
Dare ali al talento
Le startup seguite da Startup Africa Roadtrip sono solo la punta dell’iceberg: sono migliaia le aziende e gli innovatori che stanno rivoluzionando il panorama imprenditoriale africano, storia di successo dopo storia di successo. Spesso gli serve soltanto una spinta, un’opportunità per esprimere il proprio potenziale e attivare così una serie di circoli virtuosi: rispondere a bisogni, sviluppare nuovi mercati e creare occupazione, generando benefici per le comunità locali. Sostenere startupper, maker e giovani talenti – favorendo l’incontro tra diversi ecosistemi dell’innovazione, la creazione di reti e lo scambio di esperienze e competenze – può essere il primo passo per creare un nuovo modello di sviluppo, collaborativo e orientato all’impatto sociale e alla sostenibilità.
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