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L’innovazione al servizio dell’inclusione. Cinque startup che si rivolgono alle persone con disabilità
L’inclusione si costruisce anche con gli strumenti giusti. Queste startup fanno la loro parte, attraverso dispositivi pensati per le persone con disabilità.
Non lasciare nessuno indietro. È questo l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che impegna i paesi membri ad attuare politiche per il superamento delle disuguaglianze e delle discriminazioni. Un traguardo che coinvolge anche l’inclusione sociale delle persone con disabilità, ritenuta dall’organo internazionale “una condizione essenziale per sostenere i diritti umani, lo sviluppo sostenibile, la pace e la sicurezza. L’impegno a garantire i diritti delle persone disabili non è solo una questione di giustizia, è un investimento in un futuro comune”.
E proprio per affermare questi diritti l’Onu ha istituito dal 1992 la Giornata internazionale delle persone con disabilità, che si celebra il 3 dicembre di ogni anno. Questa è l’occasione per fare il punto sulla qualità della vita dei portatori di disabilità; condizione che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, coinvolge circa un miliardo di persone sul Pianeta, l’80 per cento delle quali vive in paesi a basso reddito. E in Italia? Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane su dati dell’Istituto superiore di statistica (Istat), le persone disabili sono quasi 13 milioni (il 22 per cento della popolazione), di cui più di 3 milioni in condizione di grave disabilità. In tutto il mondo stanno nascendo varie startup che escogitano modi innovativi per venire incontro alle loro esigenze. Noi ve ne raccontiamo cinque.
Cinque startup che si occupano di disabilità
Justep
Secondo l’International agency for the prevention of blindness, sono 43 milioni nel mondo le persone cieche, di cui due milioni bambini, e ben 295 milioni gli ipovedenti. La principale difficoltà da affrontare? La paura degli spazi aperti. Stando a un sondaggio condotto su oltre duemila persone cieche o ipovedenti, è questa la principale fonte di ansia e di preoccupazione. Soprattutto considerando i limiti del tradizionale bastone bianco, che non protegge la parte superiore del corpo, non rileva un pericolo e non riconosce le persone.
Da queste considerazioni nasce a Genova la startup Justep, fondata dagli imprenditori e progettisti Riad Krirach e Naoufal Rabite. Al posto del bastone, propone un dispositivo dotato di sensore lidar, telecamera e intelligenza artificiale per fornire informazioni tattili e sonore in tempo reale sul luogo in cui ci si sta muovendo. Un oggetto maneggevole, in grado di comunicare qualsiasi ostacolo nello spazio intorno e di fornire consigli sul percorso migliore per raggiungere la destinazione desiderata.
Pedius
Quintus Pedius, cittadino nell’antica Roma, è il nome della prima persona sorda di cui si abbia traccia nella storia. Nipote del console che portava lo stesso cognome, trovò la sua realizzazione nell’arte: e proprio da questa storia di resilienza nasce il nome della startup Pedius. L’input proviene però da una storia ben più contemporanea che colpisce l’attenzione del fondatore Lorenzo Di Ciaccio mentre sta guardando la televisione. Sullo schermo passa la testimonianza di un ragazzo sordo, Gabriele Serpi, che racconta come non sia riuscito a chiamare i soccorsi stradali in seguito a un incidente.
È da qui che scatta la volontà di creare uno strumento per dare voce a chi non riesce a comunicare. Nasce allora l’applicazione mobile che utilizza tecnologie di sintesi vocale consentendo alle persone sorde e sordomute di gestire in autonomia una telefonata. L’utente può scrivere il testo come fosse un messaggio e l’app trasforma le sue parole in voce artificiale. Viceversa, Pedius converte in testo la voce della persona che sta parlando come fosse un sottotitolo per non udenti a portata di smartphone e di pc. Tra le innovazioni più recenti c’è anche un software per sottotitolare le lezioni universitarie che crea riassunti e note in automatico: uno strumento utile anche agli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento.
Kimap
Innovazione inclusiva. È questo il principio che ispira i progetti della giovane società Kinoa srl, impegnata a creare strumenti per abbattere barriere architettoniche ma anche sociali e psicologiche. Proprio l’inclusione sociale e l’emancipazione di persone con disabilità motorie è lo scopo morale e pratico di Kimap, il primo navigatore italiano che fornisce informazioni sugli itinerari e le strutture più accessibili per chi si sposta con la carrozzina o altri ausili. Gratuita e disponibile su tutte le piattaforme per smartphone e tablet, l’applicazione si aggiorna in tempo reale fornendo informazioni specifiche su marciapiedi, strade ed edifici posti sul percorso verso la destinazione inserita.
L’app utilizza algoritmi d’intelligenza artificiale mediante le rilevazioni dei sensori dello smartphone che consentono di mappare qualsiasi ostacolo, pendenza e irregolarità del terreno. C’è anche una componente di gamification, attraverso grafiche, sfide e raccolte punti che creano una vera e propria community dinamica e collaborativa.
Novis Games
E a proposito di giochi, anche i videogame possono diventare inclusivi e adattarsi alle persone cieche o ipovedenti. Lo sanno bene i giovani Arianna Ortelli, Dario Codispoti e Marco Andriano che hanno unito le loro menti per ideare esperienze ludiche accessibili. Da questi intenti nasce Novis Games che, in collaborazione con l’Unione italiana ciechi e l’Associazione pro retinopatici e ipovedenti di Torino, ha sviluppato una serie di videogiochi accessibili; o meglio, audiogiochi.
I destinatari sono persone non vedenti, ma anche giocatori con difficoltà cognitive. In pratica, tutto è studiato per adattarsi all’utente e non viceversa. Il segreto degli audiogiochi risiede nella tecnologia del layering, ossia la sovrapposizione sonora che arricchisce un semplice suono dando più informazioni al suo fruitore. Così facendo il giocatore ha a disposizione un vero e proprio alfabeto sonoro, oltre alla musica originaria, che permette di colmare il gap visivo con le informazioni uditive per muoversi e compiere azioni nello spazio virtuale.
Handy Signs
Provate a immaginare un traduttore simultaneo applicato però alle Lingue dei segni. È ciò che ha fatto Handy Signs, la startup fondata da Emanuele Chiusaroli che traduce in testo i gesti della Lis, la Lingua dei segni italiana. Studiata soprattutto per le aziende, come servizio con abbonamento mensile fisso, l’applicazione riporta i segni come testo su un display e in audio, in modo tale da facilitare la comunicazione tra persone sorde e udenti.
Handy Signs sfrutta gli algoritmi dell’intelligenza artificiale che si aggiorna in tempo reale, fornendo un prezioso supporto alle conversazioni dal vivo. Un dispositivo che facilita l’inclusione e l’autonomia delle persone non udenti in diverse situazioni: dagli sportelli postali alle banche, fino a ospedali e uffici pubblici.
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