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Dal Canada alla Calabria per salvare un Pianeta in fiamme
Fondata da Kseniya e Max Lenarciak e Davide De Marchi, la startup Sly sfrutta l’intelligenza artificiale per intercettare tempestivamente gli incendi boschivi.
L’odore di fumo, i bagliori rossastri. Sono tanti gli incendi che Max Lenarciak ricorda di aver vissuto durante la sua infanzia in Calabria, terra d’origine della madre. Ma è stato uno in particolare, a cui ha assistito da adulto, a cambiargli la vita.
Nel 2020 ha lasciato il Canada, dove viveva insieme alla moglie Kseniya, per trascorrere una vacanza nella splendida cornice di Santa Caterina dello Ionio, in provincia di Catanzaro. La pandemia di Covid-19 li ha però costretti a fermarsi più a lungo del previsto, e a innamorarsi della regione.
La nascita di Sly
“Dopo che un vasto incendio ha colpito la nostra tenuta agricola, devastando qualche centinaio di ettari di agrumeti e oliveti, abbiamo iniziato a interrogarci riguardo all’esistenza di sistemi per intercettare i roghi anticipatamente, così da prevenirne i danni, e abbiamo deciso di sfruttare le nostre conoscenze per idearne uno nuovo a partire dalle tecnologie disponibili”, raccontano i Lenarciak, che hanno finito per abbandonare i loro vecchi posti di lavoro, entrambi legati all’ambito della finanza.
Insieme all’amico Davide De Marchi, biologo computazionale originario del Veneto, hanno scovato una fabbrica locale di semiconduttori e sono riusciti a mettere insieme una squadra, dando origine alla startup Sly con i propri capitali, cui si sono aggiunti successivamente quelli di altri investitori.
Il team ha messo a punto dei sensori a forma di pigna da installare nei boschi. “Vanno a monitorare, come una sorta di ‘naso elettronico’, le piccole variazioni dello stato molecolare dell’aria. Una volta che hanno compreso le informazioni raccolte, ce le inviano, tramite un protocollo che si chiama LoRa, direttamente sul nostro cloud. Noi le validiamo e le trasmettiamo ai clienti e alle autorità: stiamo lavorando per integrare la nostra soluzione all’interno delle sale operative locali e nazionali”, spiega De Marchi.
L’impatto degli incendi in Calabria
La Calabria è fra le regioni italiane maggiormente colpite dagli incendi, insieme a Sicilia, Sardegna e Puglia: da sole, stando a un report elaborato dall’Ispra sulla base dei dati dell’Effis, queste quattro regioni rappresentano circa l’85 per cento delle aree bruciate su scala nazionale nel periodo compreso fra gennaio e luglio. Guardando alle province, quelle di Agrigento, Cosenza, Reggio Calabria e Palermo guidano la classifica. Gli oltre seicento roghi che hanno infiammato il paese nei primi sette mesi del 2024 hanno interessato quasi quaranta chilometri quadrati di superficie forestale, di cui diciotto km² di macchia mediterranea e boschi di leccio, tredici km² di boschi di quercia e sei di conifere.
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Fra i clienti di Sly, non a caso, ci sono i gestori dei parchi naturali, interessati a preservare gli ecosistemi forestali e l’incredibile varietà di specie animali e vegetali che ospitano. Ma ci sono anche aziende agricole e società energetiche. Con Terna si è discusso della possibilità di individuare anche il gas SF₆, aprendo la strada verso il monitoraggio di una quantità molto più ampia di dati, rispetto a quelli riguardanti strettamente gli incendi. Un’altra opportunità è quella di rilevare le perdite di metano che, come l’SF₆, è altamente climalterante. “Se dovessi elencare i tre principali vantaggi del nostro sistema, citerei proprio la versatilità, insieme alla velocità e all’accuratezza superiore al 98 per cento”, commenta Kseniya Lenarciak.
L’economia circolare e l’efficienza energetica
Il team ha pensato proprio a tutto, senza trascurare neppure l’importanza dell’economia circolare. “In Italia, quasi il 40 per cento degli incendi si verifica nelle aree protette, come i siti Natura 2000, dove vige il regolamento noto come Hmr (Hazardous materials regulation): al loro interno, quindi, non si possono posizionare dispositivi come le batterie al litio senza rispettare criteri prestabiliti”, chiarisce Max Lenarciak. “La nostra tecnologia sfrutta un pannello solare monocristallino che ricarica un accumulatore capace di durare più di 100mila cicli, ovvero più di dieci anni, senza richiedere materiali come nichel e litio. Il case stesso è fatto di un materiale riciclato, una resina da base organica”.
L’impiego dell’intelligenza artificiale “edge” garantisce poi una maggiore efficienza energetica rispetto a quella tradizionale: “I dati, invece di essere costantemente inviati da milioni di sensori a una centrale, vengono elaborati direttamente ‘on the edge’, sul sensore. In questo modo, vengono inviati solo quelli più rilevanti”, puntualizzano i co-fondatori di Sly.
L’amore per il Canada e per il tessuto imprenditoriale italiano
A un anno dalla sua messa in commercio, il loro prodotto è stato recentemente venduto anche all’estero, in Spagna e negli Stati Uniti. Ora, l’obiettivo è quello di aumentare la diversificazione dei clienti e dei paesi, fino a sbarcare idealmente anche sul mercato canadese. Il paese d’origine dei Lenarciak è costretto a fare i conti ogni estate con incendi devastanti, proprio come la nazione che li ha “adottati”. I roghi che l’hanno colpito fra maggio e ottobre dell’anno scorso hanno emesso quasi 480 megatonnellate di CO2, una quantità quasi cinque volte superiore alla media degli ultimi vent’anni.
Una simile quantità di emissioni ha impattato negativamente sulla qualità dell’aria nel Nordamerica, e alcuni pennacchi di fumo hanno raggiunto perfino l’Europa. È quanto ha svelato il Servizio di monitoraggio dell’atmosfera di Copernicus (Copernicus atmosphere monitoring service – Cams), che ha già pubblicato anche dei dati relativi all’anno in corso: le emissioni mensili generate dai roghi fra l’inizio di giugno e la metà di luglio ammontano a 11,1 megatonnellate di CO2 per la British Columbia e 13,2 megatonnellate per l’Alberta, valori estremamente alti, anche se ancora lontani da quelli record del 2023.
Nel cuore dei Lenarciak c’è abbastanza spazio per le terre canadesi, come per quelle calabre. “L’Italia è molto speciale per noi, perché ci sono tanti talenti qui: ingegneri, ricercatori…”, conclude Max. “E c’è tutto quello che serve per avviare delle startup: ci sono problemi da risolvere, costi contenuti, e si mangia bene (ride, n.d.r.). Pensiamo che il sud sia un’ottima zona dove investire in ambito software perché, mettendo dei laptop nelle mani di giovani creativi, si possono fare cose meravigliose”.
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