“Le imprese sanno come andare verso investimenti green, ma hanno bisogno di politiche chiare”, spiega Irene Priolo, presidente dell’Emilia-Romagna.
Startup utilizza il calore generato dall’estrazione dei Bitcoin per coltivare insalata
Un imprenditore canadese ha iniziato a sfruttare il calore generato dal processo di estrazione dei Bitcoin per coltivare piante ad uso alimentare e allevare pesci.
Tra le obiezioni più frequenti circa la crescente diffusione delle criptovalute, come Bitcoin, c’è quella relativa all’impatto ambientale. Per il processo di produzione della nuova moneta, chiamato “mining”, occorrono infatti grandi quantità di energia elettrica. Secondo i dati forniti da Digicomist, il consumo energetico globale provocato dal mining è superiore ai consumi annuali medi di 159 nazioni. Per non sprecare l’enorme quantità di calore generata dai computer utilizzati per estrarre Bitcoin, l’imprenditore canadese Bruce Hardy avrebbe deciso di impiegarla per creare le condizioni favorevoli per la coltivazione di piante e l’allevamento di pesci.
Riciclare energia
Hardy è presidente di Myera Group, società nata con l’obiettivo di sviluppare sistemi sostenibili di produzione alimentare utilizzando la tecnologia. L’uomo è inoltre proprietario di una società di software impegnata nella produzione di Bitcoin da circa due anni, ha dunque deciso di unire le due attività per ottimizzarne le potenzialità. Il calore prodotto dai trenta mining rig, i dispositivi impiegati per l’estrazione di Bitcoin, è in grado di alimentare un sistema di coltivazione indoor e di acquacoltura.
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Di Bitcoin al basilico
Nell’edificio dove viene effettuato il processo di mining sono infatti presenti coltivazioni di basilico e lattuga al secondo piano e al primo piano un allevamento di circa ottocento salmerini alpini (Salvelinus alpinus), pesce appartenente alla famiglia Salmonidae simile alla trota. Un sistema di pompaggio trasferisce l’acqua con gli escrementi dei pesci al secondo piano per fertilizzare gli ortaggi, scaldati a loro volta dal calore emesso dagli hardware.
Ecosistema artificiale
Così come in natura non esistono rifiuti, l’edificio di Hardy, nella provincia canadese di Manitoba, cerca di emulare un ecosistema generando un ciclo chiuso e virtuoso. “Tutto è connesso, un po’ come sulla Terra – ha spiegato l’imprenditore in un’intervista alla Cbc. – Stiamo lavorando per l’innovazione dell’agricoltura, se riusciamo a utilizzare qui l’energia che generiamo aggiungiamo valore a quell’energia, e potremo fare grandi cose”.
Una spinta all’economia locale
L’imprenditore canadese ritiene che l’energia idroelettrica, che a Manitoba viene prodotta in grandi quantità a prezzi vantaggiosi e rappresenta una delle ricchezze principali, anziché essere esportata negli Stati Uniti potrebbe essere utilizzata per alimentare progetti analoghi al suo. In questo modo si potrebbero attirare compagnie internazionali impegnate nell’estrazione di Bitcoin e potrebbe giovarne l’economia locale.
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