I benefici della transizione ecologica superano ampiamente i costi e gli investimenti iniziali richiesti. Anche per questo, è fondamentale che il nostro paese superi un certo “eco-scetticismo” basato su una visione distorta dei costi e comprenda che investire in una transizione ecologica giusta è una sfida impegnativa ma, al tempo stesso, un’opportunità di rilancio per l’Italia.
Questa è la sintesi delle discussioni a valle della presentazione della Relazione sullo stato della green economy, avvenuta durante la prima giornata degli Stati generali della green economy 2023, che si stanno svolgendo il 7 e l’8 novembre a Rimini, nell’ambito di Ecomondo, una delle principali fiere internazionali dedicate all’ambiente e alla sostenibilità in Italia.
Come ogni anno, l’evento, promosso dal Consiglio nazionale della green economy e organizzato in collaborazione con il Mase – Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica – e la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, pone l’accento sullo stato attuale e il futuro del settore sostenibile in Italia. Questa dodicesima edizione si concentra sul tema “L’economia di domani: una green economy decarbonizzata, circolare e rigenerativa”, focalizzandosi in particolare sui costi e benefici della transizione verso l’economia del futuro. Questa è anche l’area di approfondimento principale della relazione, presentata da Edo Ronchi, ex ministro per l’ambiente e presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, durante la mattinata del 7 novembre.
Stati generali della green economy: a che punto è l’Italia nella transizione ecologica
L’apertura della prima giornata degli Stati generali è stata affidata a Maurizio Renzo Ermeti, presidente di Italian exhibition group, l’ente organizzatore di Ecomondo, che ha sottolineato come gli Stati generali rappresentino a tutti gli effetti un importante sodalizio da cui emergono proposte e documenti fondamentali per il sistema paese: “Una fotografia ben nitida della situazione della green economy in Italia che, ogni anno, viene messa a disposizione di decisor maker e opinione pubblica come vera forza propulsiva”.
Dopo il saluto di Irene Priolo, vice presidente dell’Emilia Romagna, che ha ricordato le alluvioni che hanno colpito lo scorso maggio proprio il territorio romagnolo che oggi ospita la fiera, la mattinata ha proseguito con il contributo video di Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’economia, che ha sottolineato come l’Europa non debba abbandonare l’ambizione di assumere la leadership globale nella transizione ecologica: “Dal passaggio alla green economy dipendono non solo il raggiungimento dei nostri obiettivi climatici, ma anche molte delle nostre prospettive di crescita di occupazione (…) Investire nelle tecnologie pulite ci rende più competitivi e più liberi”.
Questo è anche il fulcro della relazione presentata da Edo Ronchi e che, quest’anno, cerca di rispondere a domande fondamentali sulla transizione ecologica in Italia: i costi della transizione ecologica possono essere sostenibili per quei paesi che decidono di abbracciarla in anticipo rispetto ad altri? E questa transizione è in grado di generare benefici, sia economici che sociali, che siano superiori o almeno comparabili ai suoi costi, non solo alla fine, ma anche durante il processo?
La relazione, basata sull’analisi di studi provenienti da fonti istituzionali e aziendali, offre una risposta decisamente positiva che dovrebbe spingere il nostro paese a intensificare i suoi sforzi, sia a livello istituzionale che imprenditoriale, per non restare indietro rispetto agli altri Stati, sia europei che non. Tuttavia, la realtà attuale è che l’Italia registra ancora notevoli difficoltà, ritardi e ben pochi progressi significativi per quanto riguarda la transizione ecologica.
"Il vento non sarà mai favorevole per chi non sa dove andare… La transizione è un'occasione di rilancio per l'Italia. Sta all'impegno di noi tutti contribuire a non perdere questa occasione"
Nel settore della decarbonizzazione, il nostro Paese è ancora molto lontano dai nuovi obiettivi europei, con un aumento delle emissioni di gas serra nel periodo dal 2019 al 2022. Neppure la riduzione registrata nella prima parte del 2023, dovuta al rallentamento dell’economia, è sufficiente per allinearci con la traiettoria richiesta dall’Europa.
Nel settore delle energie rinnovabili, nel 2022 abbiamo assistito a una riduzione della produzione dal 21 per cento al 19 per cento del fabbisogno italiano. I nuovi impianti per rinnovabili elettriche installati ammontano a soli 3 gigawatt, mentre per mettersi al passo con i target 2030, dovremmo installarne dai 10 ai 12 gigawatt all’anno. Siamo altresì in ritardo rispetto agli altri Paesi europei: per fare qualche esempio, nel 2022, la Francia ha installato 5 gigawatt, la Polonia 6 gigawatt, la Spagna 9 gigawatt e la Germania addirittura 11 gigawatt di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici.
#Statigreen23 Nel 2022, la Germania ha installato 11 GW di #rinnovabili, l’Italia solo 3. In calo l’#energia rinnovabile per calore, carburanti e elettricità – dal 21 al 19%. In calo anche le rinnovabili elettriche pic.twitter.com/oVoqeT03ka
Sul fronte dei trasporti, nell’ultimo anno abbiamo registrato un aumento del 5 per cento nei consumi e nelle emissioni di gas serra. Le auto a benzina e diesel rappresentano ancora l’86 per cento del totale, mentre al 30 giugno 2023, solo 32mila auto full electric sono state immatricolate, un valore molto inferiore rispetto ad altri paesi europei. Per fare un confronto, la Germania ha immatricolato ben 220mila veicoli elettrici nello stesso periodo.
Per quanto riguarda l’economia circolare, la relazione conferma che la percentuale di riciclo dei rifiuti in Italia rimane positiva e si colloca un passo avanti rispetto ai suoi competitor europei. La produttività delle risorse rimane tra le migliori dell’Unione, con un valore di 3,3 euro di prodotto interno lordo (Pil) per chilogrammo di risorsa. Tuttavia, è importante notare che, come evidenziato anche da Edo Ronchi durante la presentazione dei dati, anche in questo caso si è verificato un calo rispetto agli anni precedenti.
Infine, nonostante l’Italia disponga di una ricca biodiversità, il patrimonio naturale è tutelato solo per il 21,4 per cento del territorio e il 6,9 per cento del mare, valori inferiori alla media dell’Unione europea, rispettivamente del 26,4 per cento e del 12,1 per cento.
Costi e benefici di un’economia decarbonizzata
Appurato che l’Italia deve accelerare il suo cammino verso una transizione green, è essenziale comprendere i motivi fondamentali per farlo. Innanzitutto, ci sono obiettivi climatici di primaria importanza, tra cui la necessità di limitare l’aumento della temperatura media globale a un massimo di 1,5 gradi centigradi entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali – obiettivo che rischiamo di non raggiungere se non invertiamo la rotta, come ha sottolineato anche Laura Cozzi, direttrice sostenibilità, tecnologie e scenari dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), intervenuta durante l’evento per illustrare il World energy outlook 2023.
Inoltre, esistono importanti ragioni di natura economica. La decarbonizzazione dell’economia italiana, sebbene comporti un costo annuale di 14,7 miliardi di euro l’anno nel periodo 2020-30, genererà un indotto che porterà a maggior entrate per lo Stato pari a 53 miliardi l’anno e alla creazione di 1,14 milioni di nuovi posti di lavoro ogni anno. Inoltre, l’adozione di pratiche di economia circolare, come ad esempio la gestione efficiente dei rifiuti, porterebbe a una significativa riduzione dei costi legati all’importazione di materie prime, per un ammontare di 82,5 miliardi di euro, solo per fare qualche esempio.
Molta strada è stata fatta, ma le sfide sono impegnative e molta strada resta da percorrere in un contesto che oggi non è privo di difficoltà. Il vento non sarà mai favorevole per chi non sa dove andare. La transizione ecologica potrebbe essere una grande occasione di rilancio dell’Italia. Sta all’impegno di ciascuno contribuire a non perderla.
Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile
I dati riportati dalla relazione sono diversi e tutti dimostrano la necessità di dare una spinta alla nostra economia green. Per fare questo, il documento offre anche undici misure concrete per potenziare l’impatto economico positivo di questa transizione. Tra le proposte, vi è la necessità di semplificare e ridurre i tempi per ottenere le autorizzazioni, nonché la riforma della fiscalità in direzione ecologica. È essenziale anche investire nella formazione e nello sviluppo di competenze nei settori legati alla transizione ecologica, migliorare l’accesso ai finanziamenti, potenziare la ricerca e l’innovazione. Inoltre, è fondamentale istituire leggi specifiche per il clima e la tutela del suolo per garantire una gestione sostenibile delle risorse e la protezione dell’ambiente.
Secondo il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, intervenuto tramite videomessaggio, in questa fase “è necessario bilanciare la transizione verso una economia più sostenibile con le esigenze economiche del nostro paese: dobbiamo fare in modo che questa sacrosanta transizione non danneggi il nostro sistema produttivo e non faccia perdere migliaia di posti di lavoro”.
Mentre, a proposito di una legge sulla tutela del suolo, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto a margine della presentazione della relazione, ha anticipato l’arrivo di una legge sul consumo di suolo: “Abbiamo intenzione come governo di presentare nei tempi dovuti una legge quadro, che deve avere proprio come ridisegno il consumo del suolo”.
Gli Stati generali della green economy proseguono anche nella giornata di mercoledì 8 novembre con una sessione planaria internazionale dedicata a imprese e governi, organizzata in collaborazione con Italy for climate, centro studi che promuove la Roadmap per la neutralità climatica dell’Italia.
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