Il Dipartimento di Stato Usa sanziona due colonie israeliane e tre coloni per violenze contro i palestinesi. Il governo israeliano non ci sta.
- Gli insediamenti di Moshes Farm e Zvis Farm e tre coloni israeliani sono stati sanzionati dagli Usa.
- Il motivo sono le violenze fisiche e l’espropriazione di proprietà perpetrata contro i palestinesi.
- Il ministro delle Finanze israliano ha detto che il governo farà muro contro questo tipo di sanzioni.
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha annunciato sanzioni a tre coloni israeliani e due insediamenti israeliani in Palestina. I tre uomini sono accusati di violenze nei confronti di cittadini palestinesi e per questo i loro beni negli Stati Uniti verranno congelati. Meno chiaro invece come si concretizzeranno le sanzioni nei confronti degli insediamenti illegali in cui queste violenze sono state praticate.
Non era mai successo che fino a ora che gli Stati Uniti camminassero sanzioni contro colonie intere, mentre è la seconda volta che decidono di colpire singoli coloni.
Che cosa sono le colonie israeliane?
Dopo la fine della Guerra dei sei giorni del 1967, che ha visto contrapposti un’alleanza di paesi arabi e Israele, quest’ultimo occupò il territorio della Cisgiordania e la città di Gerusalemme, di cui fino a quel momento controllava solo la parte occidentale.
Israele da quel momento ha rivendicato quei territori come propri e si è comportato come fossero propri, nonostante la comunità internazionale non li abbia mai riconosciuti. Oggi circa il 70 per cento dei paesi dell’Onu riconoscono uno stato palestinese che ha la sovranità proprio su quei territori. E anche chi non lo riconosce, come gran parte dell’Occidente, reputa proprio la Cisgiordania e Gerusalemme Est come la base da cui partire nei negoziati israelo-palestinesi per arrivare a crearlo.
In questi decenni Israele in modo unilaterale ha costruito insediamenti in questi territori occupati e non riconosciuti internazionalmente come suoi. Anno dopo anno sono sorte migliaia di case e qui si sono trasferite centinaia di migliaia di persone. Il popolo palestinese che vive la Cisgiordania si è trovato sistematicamente espropriato dei propri terreni, finendo di fatto a vivere in una sorta di segregazione. Per comprendere l’espansione di queste colonie illegali israeliane, basti pensare che se negli anni Novanta i suoi abitanti erano circa 100mila, oggi il numero viaggia verso il mezzo milione, più altre decine di migliaia di persone a Gerusalemme est. E il governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu ha fatto della colonizzazione un caposaldo del suo programma: mai come nel 2023 sono stati pianificati così tanti insediamenti.
Le sanzioni degli Stati Uniti
“Riteniamo che gli insediamenti siano un ostacolo a una soluzione negoziata a due stati lungo le linee del 1967, che alla fine riteniamo sia il modo migliore per risolvere il conflitto israelo-palestinese”, aveva dichiarato Matthew Miller, portavoce del Dipartimento di Stato Usa, nel giugno 2023 dopo l’approvazione israeliana di un nuovo piano di oltre 5mila case abusive.
E dopo la condanna a parole, ora gli Stati Uniti sono passati, per la prima volta, ai fatti. Due interi insediamenti, quello di Moshes Farm e Zvis Farm, sono stati sanzionati dal Dipartimento di Stato americano perché al loro interno alcuni coloni hanno commesso violenze nei confronti del popolo palestinese, come attacchi fisici ed espulsione dalle loro proprietà. Non è chiaro in che modo queste sanzioni, le prime di sempre statunitense contro gli insediamenti illegali, verranno messe in atto. Ma gli Stati Uniti, per la seconda volta nella loro storia, hanno anche punito i tre coloni israeliani responsabili delle violenze. A Zvi Bar Yosef, Neriya Ben Pazi e Moshe Sharvit sono stati congelati i beni negli Stati Uniti, non potranno compiere transazioni finanziarie con chi si trova nel paese e, più in generale, non potranno entrare in suolo americano.
Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze di Israele, ha fatto sapere che il governo farà muro a ogni tipo di sanzione nei confronti degli israeliani che vivono nelle colonie illegali. Una presa di posizione che aggiunge tensione a un rapporto Israele-Stati Uniti in costante deterioramento, a causa della catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza in conseguenza dell’offensiva militare israeliana che ha finora ucciso oltre 31mila palestinesi. Il 6 marzo anche Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, aveva preso posizione contro il piano di nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania.
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