Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
Negli Stati Uniti potrebbe presto nascere il corridoio ecologico più lungo del mondo
Il ponte sul Mississippi che collega Illinois e Iowa potrebbe diventare un corridoio ecologico per i bisonti, ristabilendo i legami con i nativi americani.
C’è un vecchio ponte nell’unico punto dove il Mississippi scorre da est a ovest, collegando gli stati americani dell’Illinois e dell’Iowa. Ogni giorno viene attraversato da qualcosa come 42mila macchine. L’idea è quella di demolirlo e rimpiazzarlo con uno nuovo. Chad Pregracke, però, ha in mente altri piani: sogna di trasformarlo nel più lungo corridoio ecologico del mondo, lasciando che i bisonti possano servirsene per spostarsi da una parte all’altra.
Nell’intenzione di Pregracke il ponte verrebbe diviso a metà, in modo da riservare una sezione agli animali e l’altra invece a pedoni e ciclisti, che avrebbero così l’opportunità di ammirare le mandrie mentre pascolano liberamente. Per le automobili bisognerebbe costruire un altro passaggio, in un punto diverso del fiume.
I benefici economici
Il Bison bridge (in italiano “Ponte dei bisonti”) permetterebbe a ciascuno dei due stati di avere il suo primo parco nazionale. Questo, stando ai sostenitori del progetto, porterebbe un significativo afflusso di turisti, garantendo entrate a hotel e ristoranti della zona. Evitare la demolizione, inoltre, taglierebbe costi e rifiuti, con un grosso beneficio per l’ambiente. Per questo i dipartimenti dei Traporti coinvolti stanno seriamente prendendo in considerazione la proposta.
Stiamo cercando dei modi per guarire dalle atrocità che abbiamo subito in passato. Riavere i bisonti, e ricostruire le basi dei nostri valori culturali e delle nostre credenze, rappresenta per noi qualcosa di molto importante. Ma non lo è solo per noi: è un’opportunità per gli americani di conoscere questa storia.
L’approvazione dei nativi americani
Sarebbero d’accordo anche i nativi americani: lo riporta Jason Baldes, che lavora nella Federazione nazionale della fauna selvatica con l’obiettivo di riportare i bisonti nei territori degli indigeni.
La vita è il respiro di un bisonte d’inverno.
A metà dell’Ottocento se ne contavano dai 30 ai 60 milioni di esemplari, ma quando il governo statunitense ha cominciato a cacciarli per spingere i nativi a lasciare le terre in cerca di cibo, il loro numero è crollato drasticamente. Alla fine del diciannovesimo secolo, ne restavano solo 300 in natura.
Ristabilirne la popolazione avrebbe quindi un grande valore per le tribù indigene, per cui il bisonte non ha rappresentato solo una forma di sussistenza, ma tuttora incarna un simbolo della loro storia, con il quale hanno stabilito una connessione culturale e spirituale.
Le conseguenze per l’ecosistema
I bisonti sono fondamentali anche per l’ecosistema: mentre pascolano, i loro zoccoli aiutano ad arieggiare il suolo, favorendo la crescita delle piante e la dispersione dei semi. La loro pelliccia ospita determinate specie di uccelli, mentre il loro sterco, oltre a fungere da concime, può anche essere utilizzato per costruire dei nidi. Quando si rotolano per terra, creano delle piccole depressioni che fungono da habitat unici per alcune specie animali e vegetali.
Se davvero il Bison bridge si trasformerà da sogno in realtà, non collegherà solo due stati. Potrà provare a riunire due culture che, insieme, formano un solo popolo. Farà da ponte fra uomo e animale, sanando antiche ferite, restituendo alla natura e ai suoi custodi lo spazio che appartiene loro di diritto.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Tre puntate speciali di News dal Pianeta Terra per parlare del legame tra biodiversità e transizione energetica, con il supporto di A2A.
In Scozia la popolazione selvatica di gallo cedrone conta ormai solamente 500 individui, per questo è stato avviato un piano per salvarla
Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Il 21 ottobre è iniziata in Colombia la Cop16, la conferenza delle Nazioni Unite per tutelare la biodiversità del nostro Pianeta.
L’Australia amplia la riserva marina delle isole Heard e McDonald, superando i suoi stessi obiettivi di tutela degli oceani.
Diversi studi hanno rivalutato, nel corso degli anni, il valore delle vespe per la salute umana, grazie al loro contributo per un’agricoltura meno chimica.
I polpi lavorano in gruppo, ognuno con un ruolo ben preciso, per cacciare. Triglie e cernie sono gli “amici” più stretti.