Le enormi riserve di combustibili naturali formatisi nel corso dell’evoluzione del nostro pianeta, sedimentate nelle profondità della crosta terrestre e lì conservate per milioni di anni, le stiamo bruciando tutte in un secolo. Petrolio, carbone e gas metano coprono oggi l’80% del fabbisogno energetico mondiale; un altro 6% circa è coperto da materiale fissile (essenzialmente
Gli Stati Uniti scommettono sull’eolico offshore
Con la National Offshore Wind Strategy, gli Usa puntano ad installare 86 GW di eolico offshore entro il 2050. Con una riduzione delle emissioni dell’1,8 per cento.
Sono ancora ferme le pale delle turbine della centrale eolica al largo delle coste di Block Island, in Rhode Island. Ma a ottobre inizieranno a produrre i primi megawatt di energia eolica.
Quello di Block Island sarà solo il primo di una serie di progetti per sfruttare il vento in mare aperto, con l’obiettivo di installare 86 GW entro il 2050. Lo si apprende dall’ultimo documento National Offshore Wind Strategy: Facilitating the Development of the Offshore Wind Industry in the United States, reso noto dal segretario dell’energia Ernest Moniz e dal segretario dell’interno Sally Jewell.
“L’eolico offshore ha registrato enormi progressi durante l’amministrazione Obama. Il primo parco eolico offshore è ormai finito, e siamo passati da zero aree destinate all’eolico prima di questa amministrazione, alle undici attuali”, ha detto Moniz. “Il piano strategico di oggi è parte di un impegno a lungo termine per sostenere l’innovazione e consentire un’ampia diffusione dell’eolico offshore”.
Eolico offshore e green job
Con questo impulso, fa sapere il dipartimento per l’energia, sarà possibile creare 160 mila nuovi posti di lavoro, ridurre i consumi d’acqua del 5 per cento e tagliare le emissioni dell’1,8 per cento.
L’opinione del Mit
Anche dalle pagine del Mit Technology Review si plaude l’iniziativa. Primo perché quello di Block Island è solo in primo di una – si spera – lunga serie. Secondo perché il potenziale per la produzione eolica in mare aperto americana è enorme. Si parla infatti di 4.200 gigawatt.
Ma il giornale esprime anche dei dubbi. “Non è ben chiaro come l’eolico offshore dovrebbe competere con le altre forme di energia”, scrive il Mit Technology Review. “Quello di Block Island è costato 300 milioni di dollari”.
In questo senso si dovrà attendere la crescita di un mercato ancora nuovo per gli Stati Uniti. Cosa che non accade in Europa ad esempio, dove l’eolico offshore continua a crescere: nel 2015 si sono raggiunti i 10 gigawatt, ripartiti in 82 centrali eoliche.
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La potenza installata in Europa generata dal vento passerà dai 160,8 GW del 2016 a 218,3 GW entro il 2020, con una crescita costante e regolare. Gli impressionanti numeri del Gwec – Global Wind Energy Council, citati durante un convegno Vestas a Roma il 4 ottobre, riflettono la competitività dei costi dell’energia del vento che per di più è abbondante, sicura,
“Impressionante”. È l’aggettivo usato dall’ente centrale delle industrie elettriche britanniche, la Central Electricity Generating Board – Cegb, per definire il potenziale dell’energia eolica offshore. Nel mondo, da anni, la nuova frontiera dell’energia eolica è il mare aperto, l’eolico offshore. Non per niente anche gli Stati Uniti hanno il loro parco eolico offshore. Si chiamano installazioni offshore
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Sarà il parco eolico più grande mai costruito finora. L’impianto, che sorgerà a circa 89 chilometri dalle coste dello Yorkshire, ha avuto via libera da parte del Governo britannico lo scorso martedì. Un parco eolico da 1,8 GW Una volta completato Hornsea Two sarà in grado di produrre 1,8 GW di potenza, soddisfacendo la domanda
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