Un importante disegno di legge attende la firma del presidente americano Joe Biden, mentre il Congresso è chiamato a votare un piano ancora più ambizioso.
Venerdì 5 novembre la Camera dei rappresentanti americana – uno dei due rami del Congresso, insieme al Senato – ha approvato l’Infrastructure bill, un enorme programma da mille miliardi di dollari che contiene una serie di misure legate alle infrastrutture, ai servizi sociali e al clima.
Il disegno di legge è strettamente legato a un secondo pacchetto dal valore complessivo di quasi duemila miliardi di dollari, il Build back better act, che potrebbe essere sottoposto al voto la prossima settimana.
L’approvazione dell’Infrastructure bill è arrivata dopo settimane di negoziazioni non facili a Capitol hill, durante le quali anche alcuni rappresentanti democratici avevano criticato le due proposte e si erano detti preoccupati per l’enorme spesa che queste avrebbero comportato, le modalità di finanziamento e alcune misure proposte in ambito ambientale.
L’Infrastructure bill e la crisi climatica
Il disegno di legge sulle infrastrutture, fortemente sostenuto dall’amministrazione Biden, è stato approvato alla Camera con 228 voti favorevoli (di cui 13 repubblicani) e 206 contrari, tra cui anche sei democratici. Il piano aveva ricevuto l’approvazione del Senato lo scorso agosto e arriverà ora sulla scrivania del presidente per la firma finale.
Il pacchetto contiene una lunga lista di misure legate principalmente alla costruzione di nuove infrastrutture – dai ponti alle autostrade fino all’estensione della connessione internet ad alta velocità – e alla resilienza climatica.
Last night, the House of Representatives passed my Bipartisan Infrastructure Deal – a once-in-a-generation investment that will create millions of jobs modernizing our infrastructure, turn the climate crisis into an opportunity, and put us on a path to win the 21st century.
Il programma stanzia infatti 47 miliardi di dollari (circa 40 miliardi di euro) per contrastare i cambiamenti climatici e assicurarsi che il paese sia preparato per affrontare tempeste, inondazioni, incendi, uragani e altri fenomeni atmosferici ad alta intensità previsti per il prossimo futuro. Inoltre, altri 65 miliardi di dollari saranno investiti per rinnovare gli impianti elettrici e facilitare la transizione verso le fonti energetiche rinnovabili.
Tra le altre misure, il Corpo di ingegneri dell’esercito riceverà 11,6 miliardi di dollari per lavorare a progetti mirati a controllare le inondazioni e il dragaggio dei fiumi; il budget annuale a disposizione dell’Agenzia federale per la gestione delle emergenze (Fema) dedicato alle inondazioni sarà più che triplicato, raggiungendo i 700 milioni di dollari; e la National oceanic and atmospheric administration (Noaa) potrà contare su ulteriori 50 milioni di dollari per mappare e predire lo sviluppo degli incendi.
Il futuro incerto del Build back better act
A Washington nel corso degli ultimi mesi l’Infrastructure bill ha viaggiato di pari passo con un secondo disegno di legge, di portata ancora più ampia: il Build back better act. Inizialmente questo prevedeva investimenti per oltre 3.000 miliardi di dollarida spendere in dieci anni. Una cifra enorme che, infatti, aveva incontrato l’opposizione di molti repubblicani e anche di due senatori democratici: Kyrsten Sinema dall’Arizona e Joe Manchin dalla West Virginia.
Sinema, in particolare, si era detta complessivamente favorevole alle misure presenti nel piano, ma contraria alle modalità proposte per il suo finanziamento, che prevedevano anche un aumento delle tasseper i miliardari o le grandi aziende. Manchin, invece, aveva criticato molte delle misure ambientali presenti nel Build back better act. La sua opposizione non era solo un capriccio: la West Virginia è uno stato con una forte tradizione legata al carbone, una risorsa inevitabilmente destinata a scomparire con la transizione verso fonti di energia rinnovabili.
Per trovare un compromesso e assicurarsi i voti necessari per far passare il programma a fine ottobre l’amministrazione Biden ha rilasciato una nuova versione del Build back better act che di fatto ne dimezza la portata, passando dagli iniziali 3.500 miliardi di dollari a 1.750 miliardi. Questi comprendono comunque 555 miliardi di dollari da investire in misure atte a limitare i cambiamenti climatici e ridurre la quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera.
La Casa Bianca ha definito il progetto come “il più grande sforzo per combattere la crisi climatica nella storia degli Stati Uniti”. Secondo le ultime previsioni, le misure contenute nel piano taglieranno le emissioni di gas serra per più di un miliardo di tonnellate entro il 2030, ridurranno i costi dell’energia e creeranno “centinaia di migliaia” di posti di lavoro qualificati.
Una parte consistente del piano è inoltre costituita da misure sociali o relative alla sanità, alla sicurezza abitativa e all’istruzione. Il costo dell’insulina, per esempio, sarà fissato a 35 dollari al mese, i sussidi per le famiglie con figli verranno alzati e i programmi di “affordable housing” (le soluzioni abitative a basso costo) saranno espansi.
A lungo i democratici più progressisti avevano fatto pressione perché i due pacchetti – l’Infrastructure bill e il Build back better act – venissero approvati insieme, temendo che i moderati avrebbero sostenuto il primo per poi rifiutare il secondo. Dopo settimane di negoziazioni la Camera ha approvato il pacchetto sulle infrastrutture, mentre il voto sulla seconda iniziativa dovrebbe tenersi nella settimana del 15 novembre.
Il team di ricerca Forensic Architecture ha mappato con telerilevamento e modellazione 3D gli attacchi israeliani su Gaza, evidenziando un pattern preciso contro i civili.
L’Aia accusa ufficialmente Netanyahu e Gallant di crimini di guerra a Gaza. Per la prima volta nella storia della Corte si chiede l’arresto di leader occidentali.
Il paese del Caucaso punta su eolico, solare e idroelettrico. Ma il legame con il petrolio è ancora forte. Quali progetti ci sono nel cassetto e che ruolo gioca l’Europa.
Israele a Gaza sta attuando politiche che privano deliberatamente la popolazione delle risorse per vivere. Per il Comitato speciale dell’Onu è genocidio.
La società di contractor accusata di aver torturato i detenuti del carcere di Abu Ghraib è stata condannata a pagare un risarcimento danni di 42 milioni