
Il rapporto annuale dell’agenzia Irena indica che il 92,5 per cento dei nuovi impianti installati nel 2024 è legato alle fonti rinnovabili.
È finita l’era del carbone americana. Il paese, che fino al secolo scorso produceva la maggior parte della propria elettricità a partire da una delle fonti fossili a più alto impatto climatico, entro pochi anni potrebbe veder crollare l’impiego di questo combustibile. Non si tratta solo di una questione ambientale o di politica – si
È finita l’era del carbone americana. Il paese, che fino al secolo scorso produceva la maggior parte della propria elettricità a partire da una delle fonti fossili a più alto impatto climatico, entro pochi anni potrebbe veder crollare l’impiego di questo combustibile. Non si tratta solo di una questione ambientale o di politica – si conosco bene le attuali posizioni del governo americano sul carbone – piuttosto di una serie di fattori legati soprattutto al mercato e all’inarrestabile crescita delle rinnovabili negli Stati Uniti. E le proiezioni sono chiare: già dal 2021 il solare, l’eolico e l’idroelettrico supereranno il carbone come principale fonte per la produzione di energia.
Il carbone durante i primi dieci anni del nuovo millennio ha fornito circa metà della produzione di energia. Ma alla fine del primo decennio, secondo l’Energy information administration americana (Eia), l’impiego è diminuito drasticamente, soprattutto a causa dell’abbondanza di gas naturale a buon mercato. Ma a detronizzare il carbone è stata soprattutto la crescita delle rinnovabili. Come riportato dalla Cnn, solo il prossimo anno il solare crescerà del 17 per cento, mentre l’eolico del 14 per cento, superando per la prima volta la produzione da idroelettrico.
Il carbone invece vede crescere rapidamente il proprio declino: la produzione totale di energia elettrica da centrali a carbone è crollata al 28 per cento nel 2018, mentre solo nel 2010 copriva quasi la metà della produzione elettrica. Uno dei livelli più basso dal 1979. “Il carbone è una tecnologia costosa che non può più competere”, ha detto Kingsmill Bond, di Carbon Tracker alla Cnn. Nel 2020 secondo l’Eia conterà “solo” per il 20 per cento.
Lo rivela il recente rapporto del Global carbon project, rilasciato a ridosso della Cop25. Un aumento più lento, se paragonato con quello del 2018. La debole crescita nel 2019 è infatti dovuta al calo del consumo globale di carbone. Le prime stime suggeriscono che le emissioni di CO2 da carbone diminuiranno dello 0,9 percento nel 2019, mentre le emissioni di CO2 da consumo di petrolio aumenteranno dello stesso valore. Altro discorso per il gas, che dal 2012 è il motore dominante delle emissioni globali.
Ed è proprio la riduzione dell’uso del carbone a far registrare una diminuzione delle emissioni negli Stati Uniti nel 2019, di circa l’1,7 per cento. Le emissioni di CO2 derivanti dal calo del carbone (-10 per cento) e dal consumo di petrolio (-0,5 per cento) sono state in parte compensate, però, dall’aumento del consumo di gas naturale (3,5 per cento). Nonostante la narrazione dell’industria del carbone, appoggiata anche dal governo in carica, che lo vede come “indispensabile” per l’economia americana, pare che questa fonte fossile abbia ormai perso il proprio ruolo. Ruolo ormai relegato ai libri di storia.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il rapporto annuale dell’agenzia Irena indica che il 92,5 per cento dei nuovi impianti installati nel 2024 è legato alle fonti rinnovabili.
Per oltre cent’anni negli Stati Uniti il settore energetico è stato dominato da tre combustibili fossili: petrolio, gas naturale e carbone. Oggi la rivoluzione è rinnovabile.
In Texas, conosciuto più per il petrolio, l’energia eolica si regala a migliaia di utenti grazie a quel 10 per cento di elettricità prodotto dalle turbine.
I pannelli fotovoltaici sono la tecnologia verde più utilizzata nella transizione energetica. Ma come smaltirli e riciclarli quando diventano obsoleti?
Il governo vara il ddl che segna l’inizio del ritorno al nucleare, di nuova generazione, per contribuire alla decarbonizzazione. Quali pro e quali contro?
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
Il governo vara un decreto per aiutare le famiglie più fragili contro il caro bollette. Ma manca il disaccoppiamento dei prezzi di gas ed elettricità.
Bp aumenterà gli investimenti nei combustibili fossili di circa il 20 per cento, tagliando del 70 per cento quelli nelle rinnovabili.
A cinque anni dall’entrata in funzione di Tap, il progetto di ampliamento della capacità di trasporto di gas riporta l’attenzione sull’opera.