La cooperazione tra Unione europea e Stati Uniti riparte dal clima. Nel suo primo viaggio in veste di inviato speciale per il clima dell’amministrazione guidata da Joe Biden, a inizio marzo John Kerryha visitato Bruxelles, dove ha incontrato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il commissario per il Green Deal europeo Frans Timmermans.
Nel corso degli ultimi quattro anni le questioni ambientali hanno contribuito a raffreddare le relazioni tra Bruxelles e Washington, storicamente amichevoli. Fin dai primi mesi del suo mandato l’ex presidente americano Donald Trump aveva infatti elogiato l’importanza delle energie fossili e dell’industria pesante, negato la realtà dei cambiamenti climatici e smantellato le principali politiche green adottate da Obama. Fino a decidere, come noto, di ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo sul clima di Parigi.
L’arrivo del democratico Joe Biden alla Casa Bianca, lo scorso gennaio, ha segnato un chiaro cambio di rotta: in meno di un mese gli Stati Uniti sono tornati nell’Accordo, e il presidente ha istituito una nuova carica ad hoc nel suo staff completamente dedicata alle tematiche ambientali – l’inviato speciale per il clima, appunto – per la quale è stato nominato l’ex segretario di stato Kerry.
Very happy to welcome US @ClimateEnvoy John Kerry at the Commission today.
The new transatlantic partnership for global change is in motion.
La transizione verso le energie rinnovabili è inoltre al centro del nuovo “Recovery Plan” del presidente, un pacchetto di misure da 4mila miliardi di dollari che punta a rilanciare il Paese anche grazie alla costruzione di abitazioni a basso consumo, la riconversione delle miniere ormai abbandonate e la creazione di nuove stazioni per la ricarica dei veicoli elettrici. Si tratta, però, di misure che fanno parte di un provvedimento del quale, ad oggi, non si conoscono i dettagli. Le informazioni sono trapelate da alcuni consiglieri di Biden, ma occorrerà attendere alcune settimane perché gli annunci divengano ufficiali.
I nuovi obiettivi
La rinnovata collaborazione tra Washington e Bruxelles nella lotta contro il riscaldamento globale, però, guarda in grande. Durante il suo tour europeo, Kerry ha riconosciuto che gli Stati Uniti sono stati “assenti per quattro anni” dalla discussione, ma ha poi invitato tutti i paesi ad “alzare l’asticella delle proprie ambizioni” per quanto riguarda la riduzione delle emissioni inquinanti.
Sulla stessa linea è intervenuto Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea: “Sarà difficile arrivare a risultati soddisfacenti e convincere tutti i principali attori a livello globale di star facendo la cosa giusta. Ma sono assolutamente convinto che gli Stati Uniti e l’Unione europea, quando lavorano insieme, possono fare grandi cose”. Una solida intesa tra Washington e Bruxelles rappresenta infatti un requisito fondamentale per combattere i cambiamenti climatici: i due gruppi sono infatti i principali responsabili delle emissioni mondiali di CO2, rappresentando rispettivamente il 25 e il 22 per cento del totale.
Il 2 dicembre – meno di un mese dopo la sconfitta di Donald Trump alle ultime elezioni presidenziali e ancora prima dell’insediamento ufficiale di Joe Biden – la Commissione europea ha presentato un piano per la creazione di una “nuova agenda transatlantica per il cambiamento globale”, un programma condiviso tra Stati uniti e Unione per rafforzare la cooperazione e il multilateralismo. Con un’attenzione particolare alla situazione ambientale. Tra le proposte, infatti, spiccano l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di gas serra entro il 2050 e l’avvio di iniziative congiunte per contrastare la rilocalizzazione delle emissioni di biossido di carbonio, ridurre il tasso di deforestazione e proteggere gli oceani.
Nei prossimi mesi sono in programma sulle due sponde dell’Atlantico due grandi eventi: il vertice internazionale organizzato dagli Usa per il prossimo 22 aprile, in occasione della Giornata della Terra; e la Cop 26 di Glasgow, dall’1 al 12 novembre. Due occasioni importanti per coinvolgere i leader di tutto il mondo e accelerare l’attuazione di un’agenda climatica che porti a risultati concreti e misurabili.
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