Allarmanti i dati del report provvisorio Lo stato del clima globale 2022, pubblicati dall’Organizzazione meteorologica mondiale all’apertura della Cop27.
Nella giornata di apertura della Cop27 di Sharm-El-Sheikh, l’Organizzazione meteorologica mondiale ha pubblicato il report provvisorio Lo stato del clima globale 2022.
Gli otto anni compresi tra il 2015 e il 2022 saranno, con ogni probabilità, i più caldi mai registrati nella storia.
Il ritmo dell’innalzamento del livello dei mari è raddoppiato, passando dai 2,1 millimetri annui del decennio 1993-2012 ai 4,4 millimetri annui del decennio 2013-2022.
Per via delle concentrazioni di gas serra in aumento e del calore accumulato, gli otto anni appena trascorsi sono “sulla buona strada” per essere i più caldi mai registrati nella storia. Quest’anno la temperatura media globale dovrebbe superare di 1,15 gradi centigradi la media del 1850-1900. E gli 1,5 gradi, sostengono da tempo le massime autorità scientifiche internazionali, sono la soglia da non oltrepassare se vogliamo evitare le manifestazioni peggiori della crisi climatica. Queste sono alcuni dei dati più rilevanti contenuti nel report provvisorioLo stato del clima globale 2022. Un documento pubblicato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm o Wmo, dalla denominazione inglese) il 6 novembre, giornata di apertura della Cop27, la Conferenza delle parti sul clima in corso a Sharm-El-Sheikh, in Egitto.
Clima, l’allarme dell’Organizzazione meteorologica mondiale
Il persistere del fenomeno della Niña per tre inverni consecutivi dell’emisfero boreale, fatto di per sé molto raro, farà sì che il 2022 sia “soltanto” quinto o sesto nella classifica degli anni più caldi di sempre. Ma è soltanto questione di tempo: ben presto il record storico verrà nuovamente battuto. I dati raccolti finora suggeriscono che gli otto anni compresi tra il 2015 e il 2022 siano i più caldi mai registrati: manca soltanto l’ufficialità. I dati diffusi dall’Organizzazione meteorologica mondiale all’apertura della Cop27 infatti sono parziali, perché si fermano al mese di settembre di quest’anno: verranno integrati nell’edizione finale del report che sarà pubblicata ad aprile del 2023.
Il riscaldamento globale è un fenomeno ampiamente dimostrato e in accelerazione. Nel sesto rapporto di valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (Ipcc) si legge che la temperatura media globale tra il 2011 e il 2020 supera di 1,09 gradi centigradi quella del periodo 1850-1900. Stando a questo nuovo studio dell’Omm, nel periodo 2013-2022 invece la differenza è di 1,14 gradi. “Maggiore è il riscaldamento, peggiori sono gli impatti. Oggi abbiamo livelli così elevati di anidride carbonica nell’atmosfera che l’obiettivo di 1,5 gradi centigradi dell’Accordo di Parigi è a malapena raggiungibile”, ha affermato Petteri Taalas, segretario generale dell’Omm.
L’innalzamento del livello dei mari minaccia milioni di persone
Nell’arco degli ultimi trent’anni, il livello dei mari si è innalzato di circa 3,4 millimetri all’anno (con una forbice di errore di 0,3 millimetri in più o in meno). Questo però è un valore medio. Se si guada con attenzione la curva, però, si nota che il ritmo è raddoppiato, passando dai 2,1 millimetri annui del decennio 1993-2012 ai 4,4 millimetri annui del decennio 2013-2022. E arrivando addirittura ai 5 millimetri registrati tra il mese di gennaio del 2021 e il mese di agosto del 2022. Nonostante questo fenomeno venga misurato in millimetri all’anno, ricorda Petteri Taalas, il totale può raggiungere il mezzo metro nel corso di un secolo. Il che rappresenta “una minaccia di rilievo per molti milioni di abitanti delle zone costiere e degli stati ad altitudine ridotta”.
The global mean sea level rise rate has doubled since 1993. It rose by nearly 10 mm since Jan 2020 to a new record high. This rise will continue, threatening millions of coastal dwellers.
Il motivo di quest’accelerazione sta prevalentemente nella fusione delle calotte polari. La calotta della Groenlandia perde massa da 26 anni consecutivi. Nel mese di settembre del 2022 ha piovuto, invece di nevicare: non era mai capitato prima in quella stagione dell’anno. Per la maggior parte di quest’anno, il ghiaccio marino artico è stato ben al di sotto della media del trentennio 1981-2010: a settembre del 2022 si estendeva su 4,87 milioni di chilometri quadrati, cioè ben 1,54 milioni al di sotto della media del lungo periodo. Vale lo stesso discorso per il ghiaccio marino antartico: il 25 febbraio del 2022 occupava una superficie di 1,92 milioni di chilometri quadrati, un record negativo assoluto, quasi un milione in meno rispetto alla media storica.
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