Le emissioni di gas serra continuano a crescere senza sosta e senza paura. Perché i primi a essere incoscienti e a sfidare il clima siamo noi.
Cosa dice l’ultimo rapporto sullo stato del clima in Europa? Che la crisi climatica è già qui
Il nuovo rapporto Copernicus-Omm illustra lo stato del clima in Europa. I dati relativi al 2023 sono inquietanti, ma crescono le rinnovabili.
Che la mitigazione dei cambiamenti climatici e l’adattamento agli impatti che ne derivano sia imprescindibile e urgente è innegabile di fronte al fatto che, solo nel 2023 e soltanto in Europa, milioni di persone siano state colpite da eventi meteorologici estremi. Ad illustrarlo è il rapporto sullo Stato del clima in Europa 2023 (Esotc 2023), curato dal servizio europeo di monitoraggio dei cambiamenti climatici Copernicus e dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm). Un documento che descrive nel dettaglio i fenomeni e le tendenze climatiche che si sono manifestati nel corso dell’anno. E rappresenta un nuovo monito ad agire per i governi di tutto il mondo.
Il 2023 è stato l’anno più caldo sia sulle terre emerse che sui mari europei
Copernicus e Omm partono da alcuni assunti. Il primo, il più evidente, è che il 2023 è stato “l’anno più caldo o il secondo più caldo mai registrato, a seconda del set di dati utilizzato”. Con temperature che in Europa “sono state superiori alla media per 11 mesi all’anno, compreso il settembre più caldo mai registrato”.
Inoltre, prosegue il rapporto sul clima, “per l’anno intero, la temperatura media della superficie dei mari in Europa è stata la più alta mai registrata”. In particolare, “a giugno, l’oceano Atlantico a ovest dell’Irlanda e intorno al Regno Unito è stato colpito da un’ondata di caldo marino classificata come ‘estrema’ e in alcune aree ‘oltre l’estremo’, con temperature marine superficiali fino a 5 gradi centigradi sopra la media”. D’altra parte, quello europeo è il continente che si sta scaldando più rapidamente, con un aumento della temperatura media circa doppio rispetto a quello globale. E i tre anni più caldi registrati nella regione da quando le temperature vengono monitorate con regolarità si sono tutti verificati a partire dal 2020; i dieci più caldi dal 2007. Segno di un’evidente tendenza del clima della Terra.
Per il direttore di Copernicus, Carlo Buontempo: il 2023 è stato l’anno dei record
“Nel 2023 – ha commentato Carlo Buontempo, direttore di Copernicus – l’Europa è stata testimone del più grande incendio mai registrato, di uno degli anni più piovosi, di gravi ondate di caldo marino e di devastanti inondazioni diffuse. Le temperature continuano ad aumentare, rendendo i nostri dati sempre più fondamentali per prepararsi agli impatti dei cambiamenti climatici”.
Più caldo e più umidità hanno inciso anche sui fenomeni meteorologici: nel 2023 in Europa le precipitazioni sono risultate di circa il 7 per cento superiori rispetto alla media, con un terzo della rete fluviale che ha registrato flussi superiori alla soglia di alluvione considerata “elevata” e il 16 per cento che ha raggiunto livelli “gravi”.
Il clima pesa sui ghiacciai alpini: perso il 10% del volume
Il rapporto di Copernicus e Omm sul clima illustra inoltre la situazione dei ghiacciai alpini in Europa, con indicazioni poco confortanti: “Gran parte dell’Europa ha registrato un numero di giorni di neve inferiore alla media, in particolare nell’Europa centrale e nelle Alpi durante l’inverno e la primavera”. Di conseguenza, nel 2023 l’arco alpino “ha registrato un’eccezionale perdita di ghiaccio, legata all’accumulo di neve invernale inferiore alla media e al forte scioglimento estivo dovuto alle ondate di caldo”. Così, “i ghiacciai delle Alpi hanno perso circa il 10 per cento del loro volume residuo” tra il 2022 e il 2023.
Lo scorso anno, poi, è stato il sesto più caldo di sempre nella regione artica: “L’estensione del ghiaccio marino artico è rimasta al di sotto della media per gran parte del 2023. Al suo massimo annuale a marzo, l’estensione mensile è stata del 4 per cento al di sotto della media, collocandosi al quinto posto tra le più basse mai registrate. Al suo minimo annuale a settembre, l’estensione mensile si è classificata al sesto posto, con il 18 per cento in meno rispetto alla media”. Come se non bastasse, “le emissioni totali di CO2 dovute agli incendi boschivi nelle regioni subartiche e artiche sono state le seconde più alte mai registrate. La maggior parte dei roghi alle alte latitudini si è verificata in Canada tra maggio e settembre”.
Quasi raddoppiati i decessi legati al caldo in Europa
Tutto ciò comporta anche impatti importanti dal punto di vista sanitario. A partire dalle ondate di caldo estremo, che provocano stress per gli organismi umani, acuiti soprattutto dai tassi di umidità elevati. “Negli ultimi vent’anni – prosegue il rapporto sul clima – la mortalità legata al caldo è aumentata di circa il 30 per cento e si stima che i decessi legati alle temperature elevate siano cresciuti del 94 per cento delle regioni europee monitorate. Questa tendenza è particolarmente preoccupante, dato che in Europa si registra un numero crescente di giorni con almeno ‘forte stress da caldo’ e nel 2023 si è registrato un numero record di giorni con ‘stress da caldo estremo’”.
Inoltre, secondo le stime preliminari per il 2023 dell’International disaster database (Em-Dat), l’anno scorso in Europa sono morte 63 persone a causa di tempeste, 44 per inondazioni e altrettante a seguito incendi. Le perdite economiche legate alle condizioni meteorologiche e climatiche nel 2023 sono stimate in oltre 13,4 miliardi di euro. “La crisi climatica è la sfida più grande della nostra generazione – osserva Celeste Saulo, segretaria generale dell’Omm –. Il costo dell’azione climatica può sembrare alto, ma quello dell’inazione lo è molto di più. Come dimostra questo rapporto, dobbiamo sfruttare la scienza per fornire soluzioni per il bene della società”.
Prosegue la crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili
A fronte di tale quadro decisamente allarmante, per lo meno a far ben sperare è stata la produzione di energia da fonti rinnovabili, che ha raggiunto un livello record in Europa, pari al 43 per cento. Ciò grazie anche al fatto che tra ottobre e dicembre le condizioni meteorologiche sono state particolarmente favorevoli per l’eolico.
Ma anche la produzione idroelettrica fluviale è stata superiore alla media in gran parte del continente, per l’intero anno. Per quanto riguarda invece il solare fotovoltaico, esso è risultato inferiore alla media nell’Europa nordoccidentale e centrale, e superiore in quella sudoccidentale e meridionale e nella penisola scandinava.
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