
La nostra selezione periodica di marchi responsabili nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori.
Il noto brand veneto, Stefanel, ha presentato la sua collezione autunno/inverno 2020 durante la scorsa fashion week: ispirata all’Italia, è il primo passo di un percorso per rendere il marchio sostenibile.
Durante l’ultima settimana della moda milanese di febbraio, Stefanel ha presentato la sua nuova collezione per la prossima stagione autunno/inverno 2020. Si tratta della prima creazione attribuibile alla firma di Sarah Lawrence che, a soli pochi mesi dal suo arrivo in azienda in qualità di direttrice creativa, ha deciso di guidare un cambiamento finora mai intrapreso dalla maison: trasformare il marchio in una realtà sostenibile.
La collezione autunno/inverno 2020 si compone di quattro linee – ognuna dedicata a città o aree del territorio italiano – declinate secondo lo stile Stefanel, contraddistinto dall’alternanza di due anime: la metropolitan jet set, che accompagna la donna nella sua quotidianità lavorativa, e la heritage land, pensata per il tempo libero. E proprio in relazione al tempo libero appaiono dei forti richiami alla natura con la linea Dolomiti, caratterizzata da capi caldi, grafiche animalier, eco-pellicce e colori della terra. L’intrinseco legame con la natura, che emerge in questa linea più sportiva, lo ritroviamo anche nella scelta di tessuti e di filati responsabili.
Leggi anche: I tessuti ecologici, naturali e innovativi. L’origine e la lavorazione dell’abbigliamento sostenibile
La stilista ci ha raccontato che, “al momento, nella collezione sono stati utilizzati il tencel [una fibra prodotta dalla cellulosa frantumata, ndr] e un eco-cashmere composto al 50 per cento di lana riciclata. Il prossimo materiale che ci piacerebbe introdurre è una viscosa in versione ecologica. Nelle nostre collezioni la viscosa è una delle protagoniste occupandoci di maglieria, pertanto stiamo discutendo anche con i nostri fornitori per riuscire a trovare una soluzione più ecologica”.
Questa è la prima collezione interamente creata da Sarah Lawrence, che è entrata nel mondo Stefanel a luglio 2019. Forte di una grande esperienza nel design di moda, che l’ha portata a collaborare con scuole e marchi di fama mondiale, la nuova stilista dimostra una grande sensibilità verso le problematiche ambientali.
Leggi anche: Moda sostenibile, cos’è e perché è importante
Grazie al suo intervento, Stefanel ha portato a termine questo primo esperimento. “Non vogliamo definirci sostenibili – dichiara Lawrence –. Stiamo cercando di introdurre la sostenibilità nelle nostre collezioni step by step. Questo perché vogliamo garantire la trasparenza lungo tutta la filiera. È assolutamente nei nostri interessi ricorrere sempre più spesso a materiali sostenibili perché è arrivato il momento di dare una svolta, ma l’intento è quello di lavorare con i fornitori per riuscire a trovare delle alternative”.
È dunque chiaro nella visione di Stefanel che la sostenibilità non è una strategia di marketing, ma una necessità sempre più urgente per la salvaguardia del nostro pianeta. L’industria della moda dovrà presto mettere da parte i modelli produttivi tradizionali e abbracciarne di nuovi per far fronte all’emergenza ambientale.
Leggi anche: Il mondo della moda sottoscrive il Fashion pact per la salvaguardia del Pianeta
Assicurare la massima trasparenza e tracciabilità della filiera è uno dei punti cruciali nella strategia della maison veneta. Per questo sta cercando di puntare al massimo sulla rete di fornitori, analizzandone i metodi di produzione e investigando insieme a loro sulla possibilità di esplorare nuovi materiali più responsabili e amici dell’ambiente.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La nostra selezione periodica di marchi responsabili nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori.
Quali danni causano le microplastiche rilasciate dai tessuti sintetici e cosa possiamo fare per limitarli, dalla progettazione allo smaltimento dei capi.
Grazie all’implementazione dell’intelligenza artificiale nel settore moda potremmo ridurre drasticamente la sovrapproduzione. Come sempre, però, vanno contenuti gli altri risvolti ambientali.
Campagna Abiti Puliti organizza Sfashion Weekend per ripensare il sistema moda a livello globale. Sul palco anche LifeGate, per raccontare la storia delle lavoratrici La Perla in cassa integrazione.
Smetteremo di produrre vestiti per rigenerare il Pianeta: è la visione della giornalista Tansy E. Hoskins in “Il libro della moda anticapitalista”.
La nostra selezione periodica di marchi responsabili nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori.
Si parla di vintage se un capo ha più di 20 anni, è definibile second hand invece è qualsiasi oggetto abbia già avuto un precedente proprietario.
Roberta Redaelli, nel suo saggio Italy & Moda, raccoglie le voci del tessile. E invita il consumatore a fare scelte che lo spingano alla sostenibilità.
Nel mezzo di una grave crisi, il distretto tessile e dell’abbigliamento lancia l’allarme sui diritti dei lavoratori nella filiera della moda italiana.