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Stefano Accorsi, al cinema con Tintoretto racconto la rockstar del Rinascimento
Non il solito documentario, ma un film che restituisce un’immagine vivida di un artista e di un’epoca. Tintoretto. Un ribelle a Venezia arriva al cinema il 25, 26 e 27 febbraio, narrato con passione da Stefano Accorsi.
David Bowie lo definì “Una proto rockstar”. Jean-Paul Sartre: “Il primo regista della storia”. Secondo il grande cineasta Peter Greenaway fu “Un rivoluzionario”. Generalmente classificato come uno dei più celebri pittori rinascimentali, il Tintoretto (1519-1594) fu in realtà un uomo tutt’altro che incasellabile, dal temperamento ribelle e dall’atteggiamento spregiudicato.
Ora, a cinquecento anni esatti dalla sua nascita, il pittore si prepara a uscire con prepotenza dai libri di storia, per ripresentarsi a noi sotto nuove e inedite spoglie. A compiere l’impresa è il docufilm Tintoretto. Un Ribelle a Venezia, realizzato da Sky Arte e accompagnato dalla potente voce di un narratore d’eccezione: Stefano Accorsi.
Lo abbiamo incontrato all’anteprima del film, tenutasi a Milano il 18 febbraio scorso, in vista della distribuzione in sala il 25, 26, 27 febbraio 2019, nell’ambito del progetto della Grande Arte al Cinema di Nexo Digital
Raccontiamo l’arte in modo avvincente
Il risultato di questo ambizioso progetto è un racconto avvincente, che scardina le convenzioni e indaga nel passato, andando oltre le etichettature e rendendo il suo protagonista estremamente interessante. Un lavoro, che è stato il frutto dell’accurata ricerca dell’ideatrice e scrittrice Melania G. Mazzucco, che da molti anni dedica i suoi studi al Tintoretto.
A scandire il racconto è la voce di Stefano Accorsi, uno degli attori più poliedrici del nostro cinema, che abbiamo intervistato a margine della conferenza stampa. “Quando si fa una voce narrante”, spiega Accorsi, “Ci si nutre delle immagini, della storia e attraverso il mezzo vocale si tenta di restituire un po’ di quell’emozione e dell’importanza dei fatti che si stanno raccontando”.
Diviso tra teatro e televisione, con gli adattamenti del Decamerone e dell’Orlando Furioso per il palcoscenico, e le riprese della serie 1994 (“Abbiamo finito di girarla, ma sarà Sky ad annunciare l’uscita sui suoi palinsesti”), Accorsi ha trovato il tempo di dedicarsi anche a questo progetto, credendoci in modo particolare: “Portare la storia di un personaggio così affascinante in un film di questa potenza è un progetto stupendo. Condivido appieno che la cultura e l’arte possano essere raccontati in un modo avvincente, perché le vicende stesse lo sono state! La grande storia ha un po’ la tendenza a piallare tutto. Spesso restano solo date da imparare a memoria, svuotate di ogni significato e riferimento al periodo storico. È bello, invece, approfondire le ragioni delle scelte di un artista”.
Interessante anche il fil rouge che unisce i recenti progetti dell’attore: Ariosto visse infatti nello stesso periodo (in parte) del Tintoretto: “L’Umanesimo mi affascina molto perché, ponendo al centro della propria opera l’essere umano, riesce a raccontare tanto anche di noi oggi”.
Tintoretto. Un ribelle a Venezia. La trama del docufilm
Spesso etichettato nei libri di storia come “pittore manierista”, legato all’eredità lasciata da Michelangelo e Raffaello, Jacopo Robusti, detto il Tintoretto (in riferimento alla professione paterna), viene qui calato nel suo contesto storico e raccontato attraverso la sua personalità ruvida e poco accomodante. Caratteristiche che gli valsero la nomea di “furioso”. Proprio come l’Orlando, portato in scena in questi giorni da Accorsi: “Io non direi di aver inseguito ‘furiosamente’ la mia arte, come fece Tintoretto, ma caparbiamente sì. Nella mia carriera ho sempre cercato l’originalità”.
In questo progetto pare averla trovata all’istante: “Sono rimasto molto colpito da questa storia. Pensare che una star come David Bowie amasse questo pittore, tanto da possedere una sua opera (l’olio du tela L’angelo annuncia il martirio a Santa Caterina d’Alessandria ndr) e da riconoscere in lui le caratteristiche di una proto rockstar mi affascina tantissimo. Finora per me Tintoretto era solo un nome studiato – male – al liceo scientifico. Qui già solo il sottotitolo ‘Un ribelle a Venezia’, ci spiega bene di chi stiamo parlando. Ho scoperto un uomo che, per la sua arte, andò contro tutto e tutti, fregandosene completamente di un atteggiamento di fair play verso i suoi colleghi e sfidando persino la peste. Secondo me è interessante raccontare l’arte anche attraverso questi aspetti, perché ci danno l’idea dell’urgenza che lui aveva.”
La rivalità con Tiziano e Veronese
Un altro tema cruciale, raccontato in modo molto avvincente nel docufilm, è quello della rivalità del Tintoretto con altri due grandi pittori della sua epoca: Tiziano Vecellio e Paolo Veronese. Mandato a studiare nella bottega del primo, quando questo era già un pittore affermato, il Tintoretto si trovò ben presto la strada sbarrata proprio dal suo maestro, che vide nell’incredibile talento di quel giovane una minaccia alla propria carriera. Per tutta la vita i due si detestarono e sfidarono a colpi di pennello, dovendo vedersela poi anche con un altro giovane talento: quello di Paolo Veronese.
Un conflitto perfetto dal punto di vista drammaturgico, come sottolineato da Accorsi: “Le storie finiscono con ‘E vissero tutti felici e contenti’, ma quello che ci piace sentire è quello che viene prima. I problemi e gli ostacoli da superare sono la parte che ci affascina”.
Tintoretto sfida la peste
Uno degli aspetti più emblematici della vicenda di Tintoretto è quello legato alla sua scelta di restare a Venezia anche durante la drammatica peste del 1575-77, che sterminò quasi un terzo della popolazione di allora (oltre cinquantamila persone), rendendo la laguna un luogo tetro e spettrale. “Lui rischiò la propria vita e quella di sua moglie e dei suoi figli, in nome del suo amore per l’arte e per portare a compimento la sua più grande opera. Un comportamento pazzoide e affascinante anche dal punto di vista narrativo”, ricorda Stefano Accorsi, parlando del ciclo di dipinti della Scuola Grande di San Rocco, dove il pittore raggiunse un risultato senza precedenti: firmare ogni singolo dipinto (su soffitti e pareti) di un intero edificio. Un’ impresa che nemmeno Michelangelo potè vantare nella Cappella Sistina.
Arte italiana, un tesoro da riscoprire
Altra vera protagonista del film è Venezia. La città in cui Tintoretto nacque, visse e morì, infatti, non è solo la location in cui il film è stato girato, ma un vero e proprio “personaggio”. A catturarne l’anima, con grande poesia, è stato lo sguardo del regista Giuseppedomingo Romano “Pepsy Romanoff”. Attraverso le opere d’arte, gli scorci suggestivi e i racconti degli esperti, ci troviamo a vagare, con l’immaginazione, nella Venezia del Rinascimento e in alcuni dei luoghi che meglio conservano la memoria dell’artista: da Palazzo Ducale all’Archivio di Stato, da Piazza San Marco alla Scuola di San Rocco, dalla Chiesa della Madonna dell’Orto al Palazzo del Cammello (dimora di Tintoretto). Luoghi d’arte e cultura, che ben rappresentano la ricchezza del patrimonio artistico del nostro Paese.
“Facendo teatro ho la fortuna di girare tutta Italia. Dico ‘la fortuna’, perché abbiamo un paese unico, ricco di specificità di qualunque genere”, racconta Accorsi. “Ogni città e persino ogni paese hanno un piccolo tesoro da scoprire. Ecco perché, quando sono in giro, mi piace visitare i luoghi d’arte. Per esempio, a Firenze sono state varie volte gli Uffizi, sempre accompagnato da una guida, perché luoghi così ricchi di bellezza necessitano delle spiegazioni adeguate. Quando posso, mi piace portare con me i miei figli. Anche se sono piccoli penso che qualcosa resterà”.
Ecco, allora, che il cinema può trasformarsi in un prezioso strumento, non solo di divulgazione, ma anche di stimolo per imparare a godere della bellezza che ci circonda. “In Italia abbiamo davvero tanti tesori che possiamo andare a vedere, spesso senza spendere soldi e con poco sforzo. È più una questione di abitudine mentale; spesso è solo la pigrizia che ci frena. Quante persone non hanno mai visto le bellezze della propria città! Un documentario come questo può essere un acceleratore della voglia di nutrirsi di bellezza e avvicinarsi un po’ di più all’arte; da noi, spesso, basta fare pochi metri per trovarla”.
Un film pro ambiente? Lo farei subito, a patto che…
Così come lo è per la diffusione dell’arte, il cinema può diventare un mezzo straordinario per parlare alle coscienze anche di tutti quei temi ambientali e sociali che tanto ci stanno a cuore. “Io penso che quella ambientale sia una delle battaglie fondamentali del nostro presente”, commenta Accorsi, “Mi rendo conto che la coscienza sociale collettiva sta cambiando e che è importante diffondere il messaggio, perchè la rivoluzione è solo all’inizio”.
Sulla possibilità di interpretare un ruolo in un progetto di questo respiro Accorsi non ha dubbi: “Premetto che io non credo nell’arte morale e non credo che i film possano partire da una tesi da dimostrare. Il cinema può diventare incisivo nel portare questo messaggio, se parte dal racconto di un personaggio o di un gruppo impegnato in questa causa. Partire dal contrario, secondo me, non potrà mai smuovere le coscienze”. Una sfida quanto mai stimolante per un artista come lui: “Oggi, dal punto di vista drammaturgico, una storia così avrebbe una forza dirompente, perché avrebbe a che fare col destino del mondo. Se la trovassi ne sarei ben felice!”
Il docu-film Tintoretto. Un Ribelle a Venezia sarà in sala il 25, 26, 27 febbraio 2019, distribuito da Nexo Digital (elenco sale su www.nexodigital.it). Ideato e scritto da Melania G. Mazzucco e con la partecipazione straordinaria del regista Peter Greenaway, il film sarà narrato dalla voce di Stefano Accorsi.
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