Simbolismo secondo Steiner. I cerchi intrecciati.

I cerchi intrecciati simboleggiano l’incontro tra la psiche e lo spirituale sovrannaturale, che lega l’elemento cosmico e quello terrestre. Secondo Steiner questa matrice architettonica mette in rapporto armonico il mondo dei sensi con quello dello spirito.

Un motivo ricorrente di matrice steineriana
E’ il tema dei due cerchi che si intersecano. Ricorre con
regolarità nelle sue opere a partire dal 1968. Più
esattamente dal momento in cui il partito comunista lo
relegò tra i dipendenti del genio forestale, proibendogli di
costruire. Sospeso tra il rifiuto di sottomettersi alla dottrina
del partito e l’indifferenza verso il sistema capitalistico,
Makovecz si orientò così verso le teorie
antroposofiche di Rudolf Steiner.
I cerchi intrecciati simboleggiano l’incontro tra la psiche e lo
spirituale sovrannaturale, che lega l’elemento cosmico e quello
terrestre. Secondo Steiner questa matrice architettonica mette in
rapporto armonico il mondo dei sensi con quello dello spirito.

Il tema dell’albero come simbolo della vita
Le ali laterali del complesso si raggruppano, creando un insieme
organico, la cui struttura portante ha un forte valore simbolico: i
pilastri rappresentano infatti degli alberi, completi di tronco e
rami. L’albero è per Makovecz il simbolo della vita, di un
rapporto armonioso con la terra.
“La sottostruttura imita la terra, come il tronco di un albero.
La sovrastruttura, come i rami più sottili dell’albero e
delle foglie, imita il sole e “l’amore della vita”.

L’involucro di copertura sorretto da questi “scheletri d’albero”,
quasi costole che tendono la pelle del guscio protettivo, riveste
gli spazi sottostanti, evitando ogni esibizione tecnologica.
“Credo che l’intenzione originale della nostra architettura sia
stata generare un collegamento architettonico fra il cielo e la
terra, un collegamento che chiarisce ed esprime il movimento e la
posizione dell’uomo, per generare una magia, un invisibile
incantesimo. Lo scopo è neutralizzare l’incantesimo
‘subsensibile’ della civilizzazione tecnica usando il potere
‘supersensibile’ dell’immaginazione”.

Tradizione e allusione
Su un’ultima componente,
infine, Makovecz rivolge la propria attenzione: la tradizione
popolare, il linguaggio vernacolare dell’architettura locale.
Questa attenzione trova espressione nelle tre “torri” alle quali si
saldano le ali del complesso. Il tema della torre è per
Makovecz al tempo stesso segno e riferimento della storia e delle
origini di un popolo. Non può mancare nelle sue architetture
un segno emblematico e patriottico, in questo caso il rimando alle
torri campanarie in legno della pianura ungherese.
“Le parole di architettura vernacolare hanno perso il loro
significato reale, il loro significato tecnico e materiale è
cambiato durante i secoli… tuttavia le parole sono rimasto
nell’organismo vivente della lingua. Le parole vengono a formare
‘una costruzione che è in divenire’ sui contorni della
comprensione, della fantasia e della realtà per generare una
nuova realtà.”

La sua architettura, a maggior ragione quella religiosa, è
un modo di avvicinarsialla sfera del sacro, che è più
della semplice dimensione religiosa: stabilire un rapporto, civico
e laico, tra individui e comunità perché, attraverso
il culto del sapere, contribuiscano a far prosperare la
società entro valori spirituali e democratici. È a
questo fine che tende il linguaggio simbolico delle opere di
Makovecz.
“L’individuo, la Comunità, la patria e il mondo: per noi
queste nozioni sono come i petali su un fiore dal singolo gambo,
come una rosa, ognuno è separato, ma non è
intercambiabile e comunque rimane legato alla sua posizione
rispetto al tutto. Così è la nostra architettura:
è legare l’uomo al posto, al paesaggio, al paese natale,
all’Europa e alla terra.”

Tomaso Scotti

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