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Stephen Orlando, fotografo con base in Ontario, si è sempre dedicato a imprimere su pellicola il movimento attraverso tempo e spazio, quasi fosse un’ossessione. Così, nel suo ultimo progetto Motion Exposure, ha trovato il modo di catturare i movimenti del suono, fotografando la musica. Stephen, infatti, utilizzando luci a LED posizionate accuratamente sugli strumenti e
Stephen Orlando, fotografo con base in Ontario, si è sempre dedicato a imprimere su pellicola il movimento attraverso tempo e spazio, quasi fosse un’ossessione. Così, nel suo ultimo progetto Motion Exposure, ha trovato il modo di catturare i movimenti del suono, fotografando la musica.
Stephen, infatti, utilizzando luci a LED posizionate accuratamente sugli strumenti e lunghe esposizioni, è in grado di fotografare i movimenti che i musicisti compiono suonando i loro strumenti, catturando “idealmente” le onde sonore invisibili.
Per il suo progetto, Stephen ha consegnato a violinisti e violoncellisti degli archi appositamente creati con luci multicolori e ha chiesto loro di suonare. Gli archi, in una situazione di scarsa luminosità e in seguito a una lunga esposizione, hanno creato i movimenti immortalati dalla sua macchina fotografica.
L’artista ha raccontato al magazine Colossal di essersi ispirato ai lavori di alcuni dei pioniri di questo tipo di tecnica: Étienne-Jules Marey, Anton Giulio Bragaglia, Frank Gilbreth, ma soprattutto Gjon Mili.
I LED sono programmati per cambiare colore e poter trasmettere anche il senso del tempo (…) Ogni foto è una sola esposizione e le tracce di luce non sono state manipolate in post-produzione.
Prima di applicare questa tecnica agli strumenti musicali, Stephen l’ha utilizzata per fotografare amici impegnati in attività sportive. Insomma: anche da oggetti familiari si può sprigionare la magia della luce.
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