Politiche frammentarie, discontinue e incerte. Così sull’elettrico l’Italia fa peggio persino della Grecia. Ne approfitta la Cina, che allarga l’offerta; ultimo caso la BYD Sealion 7.
Diesel e benzina, tutti i Paesi che pensano allo stop (Cina compresa)
Il governo di Pechino ha rivelato di voler frenare entro i prossimi anni la produzione e la vendita di auto con motori endotermici, in favore dell’elettrico. Una decisione già presa da Francia e Regno Unito, mentre intanto in Norvegia le colonnine di ricarica non bastano già più.
A fermare le vendite di auto a diesel e benzina ci sta pensando anche la Cina. Secondo quanto detto dal vice ministro per l’Industria Xin Guobin, intervenuto durante un incontro dedicato allo sviluppo del comparto automobilistico, il governo di Pechino è infatti al lavoro per fissare un termine preciso per lo stop della produzione e della distribuzione sul mercato delle vetture con motori tradizionali al fine di favorire quelle elettriche.
La tabella di marcia cinese
Dal momento che la Cina rappresenta uno dei maggiori mercati nel settore dell’automotive, questa decisione avrebbe un impatto decisamente rilevante sull’industria automobilistica e sull’ambiente. L’obiettivo prioritario del Paese, da diverso tempo, è la riduzione dell’inquinamento soprattutto nelle grandi città, dove il cielo il più delle volte è una coltre grigia e dove gli abitanti sono spesso costretti a indossare mascherine anti-smog: secondo uno studio condotto dalla University of California, ogni anno in Cina circa 1,6 milioni di persone muoiono a causa di malattie connesse all’inquinamento. Si punta dunque a frenare la crescita delle emissioni e a ridurle a partire dal 2030. E questo non può avvenire senza un intervento sul traffico dove la virata verso le auto elettriche viene già massicciamente favorita da incentivi e normative. Secondo i piani di Pechino le vendite delle case automobilistiche dovranno comprendere veicoli elettrici o ibridi in misura pari all’8 per cento del totale nel 2018, cifra che salirà al 10 per cento nel 2019 e al 12 per cento nel 2020, fino a ottenere che un quinto delle auto vendute siano ecologiche entro il 2025.
Diesel e benzina: i Paesi che hanno detto no
La Cina non è il primo caso, anzi. Si allunga la lista dei Paesi che nei prossimi decenni vieteranno le auto con motori a combustione interna. In Francia il governo Macron ha annunciato di voler stoppare la vendita di diesel e benzina entro il 2040 per conquistare l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050. Stesse scadenze per il Regno Unito (addirittura, la Scozia vorrebbe anticipare il termine ultimo al 2032): secondo i dati del primo semestre 2017, i britannici stanno già abbandonando il diesel a favore delle auto a benzina, ma soprattutto di quelle ibride e di quelle elettriche, le uniche, quest’ultime, che potranno circolare insieme a quelle a idrogeno tra poco più di trent’anni. L’Italia prova a stare al passo degli altri maggiori Paesi europei: una risoluzione approvata dalle commissioni Ambiente e Lavoro al Senato “impegna il governo a valutare la possibilità” di inserire una norma che punti allo stop per i motori endotermici già a partire dalla legge di bilancio del 2018.
In Norvegia servono colonnine
L’obiettivo emissioni zero significa per i Paesi interventi sulle infrastrutture stradali, installazioni di colonnine di ricarica, incentivi sull’elettrico e tasse sulle auto inquinanti. In Norvegia, dove lo stop di diesel e benzina è previsto nel 2025, già un auto su tre è elettrica, ma l’aumento esponenziale del numero di vetture di questo tipo rende sempre meno sufficiente la disponibilità di colonnine: a Oslo, ad esempio, sono 80mila le auto elettriche in circolazione e 1.300 le stazioni di rifornimento. E se le immatricolazioni di elettriche aumentano del 100 per cento, la costruzione di colonnine è intorno al 26 per cento. Adeguarsi ormai è l’unica strada percorribile, dal momento che (per fortuna) indietro non si può più tornare.
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