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Ogni anno in Italia 14,8 miliardi di euro vengono dati in sussidi alle fonti fossili, una delle cause principali dei cambiamenti climatici. Il dossier di Legambiente mostra, dati alla mano, cosa andrebbe fatto per rispettare l’Accordo di Parigi.
La causa principale dei cambiamenti climatici è la combustione delle fonti di energia fossili e, nonostante le rinnovabili siano oggi un’alternativa concreta e sempre più conveniente, petrolio, carbone e gas continuano a beneficiare di sussidi. Legambiente, presente a Marrakech in occasione della ventiduesima conferenza internazionale sul clima (Cop 22), ha denunciato l’assurda situazione nel dossier Stop ai sussidi alle fonti fossili, realizzato insieme ai principali network ambientalisti di tutto il mondo. L’obiettivo è quello di chiedere di abolire i sussidi a queste fonti e di accelerare la decarbonizzazione delle economie, per ridurre le emissioni di CO2 di 750 milioni di tonnellate (5,8 per cento delle emissioni globali al 2020). In questo modo, si contribuirebbe al raggiungimento di metà dell’obiettivo climatico necessario a contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi centigradi.
Secondo il Fondo monetario internazionale, nel 2015 i sussidi alle fonti fossili sono stati pari a 5.300 miliardi di dollari (10 milioni di dollari al minuto), quanto il 6,5 per cento del pil mondiale e più della spesa sanitaria totale di tutti i governi del mondo. InfluenceMap, organizzazione internazionale indipendente nata con l’obiettivo di valutare il peso e l’influenza delle imprese nei settori chiave della politica e della società civile, ha individuato che in Italia 14,8 miliardi di euro di sussidi diretti o indiretti ogni anno vanno alle fonti fossili. Questi sussidi sono destinati al consumo o alla produzione delle fossili, spaziano da esoneri dall’accisa a sconti e finanziamenti per opere e vengono distribuiti tra autotrasportatori, centrali per fonti fossili, imprese che richiedono molta energia e aziende petrolifere. Tutte attività che inquinano l’aria, danneggiano la salute e sono la principale causa dei cambiamenti climatici.
Eppure, anche la legge di Stabilità 2017 prevede sussidi diretti e indiretti alle fossili. Nel complesso, quindi, in Italia si continuano a tutelare alcuni vecchi interessi, bloccando di fatto le potenziali innovazioni nel sistema energetico che oggi potrebbero creare nuovi e più numerosi posti di lavoro e di dare una risposta strutturale al tema del costo dell’energia, attraverso le fonti rinnovabili e l’efficienza. Invece di cercare di ridurre i consumi energetici, per cui dipendiamo in gran parte dall’estero, l’Italia spicca quale paese, tra quelli del G7, con i maggiori sussidi alle fonti fossili in rapporto al pil. Siamo allo 0,63 per cento a fronte di una media europea dello 0,17 per cento, molto oltre lo 0,20 per cento degli Stati Uniti e lo 0,23 per cento della Germania.
Coerentemente con gli annunci fatti dal primo ministro Matteo Renzi alle Nazioni Unite e alla Cop 21 di Parigi, il governo italiano dovrebbe bloccare i miliardi di euro di sussidi alle fonti fossili, per spostare risorse e investimenti verso l’innovazione ambientale e l’efficienza energetica: il modo più semplice e lungimirante per aprire nel nostro paese uno scenario d’innovazione con maggiori opportunità e lavoro. Una straordinaria occasione per far assumere all’Italia un ruolo da protagonista nell’impegno contro i cambiamenti climatici in Europa e nel mondo.
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