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Arrivano a Milano le opere di Niki de Saint Phalle, artista tormentata e anticonformista
In occasione della mostra al Mudec di Milano, vi raccontiamo vita e opere di Niki de Saint Phalle, la “donna artista famosa” per le sue Nanas.
Niki de Saint Phalle, semplicemente il suo nome. Questo il titolo scelto per la sua prima retrospettiva antologica completa organizzata in un museo italiano. Fino al 16 febbraio 2025 al Museo delle culture di Milano, il Mudec, con 110 opere si celebra l’artista franco-americana attraverso un’analisi attenta della sua poetica fatta di ideali, attivismo e “azioni” concrete.
Chi era Niki de Saint Phalle
Nata nel 1930, Catherine-Marie-Agnès Fal de Saint Phalle era conosciuta in ambito artistico solo con il nome Niki de Saint Phalle. Sin da giovane, mostrò una certa allergia alle regole imposte da una famiglia borghese che la costrinse in scuole per bene americane, perché negli States si trasferì ancora piccola. Inizia una carriera come modella — è una ragazza molto bella — e come attrice, seguendo le orme della madre, ma quando si trova ad affrontare un crollo nervoso che la costringe in una clinica, sarà l’arte a darle conforto. E non la abbandonerà mai. Spesso si legge di Niki e si legano le sue opere alle sue vicende private. Può essere in parte vero ma, come lei stessa afferma, in molti hanno dovuto affrontare ciò che è toccato a lei, e non tutti hanno utilizzato forme artistiche per elaborarlo. Lei è arte. Non può fare a meno di fare arte. E di esprimere ciò in cui crede attraverso le forme più varie. Molto diverse tra loro.
Divenne famosa negli anni Sessanta per i Tiri o Shooting paintings: si tratta di azioni performative durante le quali l’artista spara con la carabina su dei rilievi di gesso nei quali si trovano dei sacchetti di pittura, che esplodono al momento dell’impatto. Ciò contro cui spara chiaramente non è casuale: si scaglia contro la Chiesa (non contro Dio, sia chiaro, che dice di trovare attraente); contro il patriarcato, conto tutto ciò che reputa ingiusto. Poi passa alle Nanas, donne gioiosamente rotonde, spesso di colore, che esprimono tutta la loro libertà o voglia di esserlo. Sono gigantesche, forse perché è necessario per far vedere che esistono. Sono anni di rivendicazioni, forti ed epocali, ma sarebbe riduttivo definire Niki solo una femminista. Forse lei è un’umanista. C’è molto altro da raccontare di questa donna straripante di carattere, idee e voglia di fare, seppur anche fragile e tormentata. Non fu solo artista di forme e azioni ma anche di parole: scrisse un libro illustrato per diffondere chiaramente cosa occorresse fare per evitare l’Aids che negli anni Ottanta fu una piaga sociale oltre che sanitaria. E ancora trovò la forza di raccontare l’esperienza traumatica dello stupro a opera del padre in un altro libro illustrato pubblicato nel 1994. Per noi italiani amanti d’arte, Niki de Saint Phalle è soprattutto l’inventrice de Il Giardino dei tarocchi, il parco a tema che in Toscana, vicino Capalbio, ideò dopo aver visitato Parc Güell a Barcellona. Ma c’è molto di più, e questa mostra al Mudec è un’ottima occasione per scoprirlo.
Cosa è esposto alla mostra al Mudec di Milano
Quella di Milano è una retrospettiva completa di Niki de Saint Phalle. Ci sono tutte le sue forme espressive utilizzate nel corso della sua vita e carriera per raccontare il proprio pensiero e il suo mondo. Alcuni video ripropongono alcune delle performance degli Spari che restituiscono, anche a distanza di anni, la forza di queste azioni. Altri contenuti filmati ci permettono di sentire dalla viva voce dell’artista cosa la spingesse e motivasse e il senso profondo di ogni sua scelta artistica. C’è anche una sezione dove sono esposti gli abiti di alta moda che indossò nella sua esperienza come modella, o quelli scelti per gli Spari. Bellissime, quasi sognanti e favolistiche sono le sale dedicate alle Nanas: enormi, piene di gioia, nonostante la loro mole sembrano danzare leggerissime, come leggera appare l’atmosfera. D’impatto anche la sezione dedicata ai due parchi, quello in Italia con le sue mastodontiche sculture dedicate al mondo dei tarocchi, e quello in California, inaugurato qualche mese dopo la morte dell’artista nel 2002, in onore di una divinità femminile: la dea Califia.
La mostra al Mudec costa 16 euro.
Il Giardino dei tarocchi a Capalbio
La costruzione del Giardino dei tarocchi inizia nel 1978 a Garavicchio, frazione di Capalbio, su un terreno offerto da Carlo e Nicola Caracciolo, grazie all’amicizia tra l’artista e la sorella Marella Caracciolo Agnelli. Il parco rappresenta nell’idea di Niki de Saint Phalle le 22 carte degli arcani maggiori del tarocco attraverso 22 sculture colorate, alcune delle quali monumentali e penetrabili, coperte di mosaici e di ceramiche variopinte. Ogni scultura è un’interpretazione unica di una carta del tarocco. L’intero giardino è un luogo magico e surreale, in cui il visitatore penetra letteralmente in un mondo fatto di draghi, principesse, oracoli, profeti, aggirandosi come in un labirinto, ritrovando alla fine la via d’uscita, e ritrovando forse anche sé stesso. Questo progetto è anche un manifesto del suo creare in maniera collaborativa, sfatando il mito dell’artista solitario, del genio maschile creatore. Niki de Saint Phalle ha sempre incoraggiato a creare con lei in nome di un progetto collettivo dove non è l’artista a primeggiare, bensì l’arte, che ha il potere di trasformare gli individui e quindi di migliorare la società. Il Giardino chiuderà per tutto l’inverno il 15 ottobre.
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