Domenica 1° dicembre alle ore 11 sarà inaugurato il Tunnel Boulevard, risultato della riqualifica di quattro vecchi tunnel ferroviari all’insegna dell’arte e dello sport.
Studio Ghigos, il nuovo design è interdisciplinare e collaborativo
Tra i più innovativi studi di design, Ghigos promuove l’urbanistica della gentilezza, progetti collettivi di rigenerazione urbana della periferia milanese.
Se il design in passato era un concetto, una pratica per lo più individuale, oggi l’approccio più evoluto non può prescindere dalla collaborazione sinergica con altre discipline, soprattutto quando affronta tematiche su vasta scala, come gli interventi di riqualificazione urbana.
Questo è l’approccio del lavoro creativo di Studio Ghigos. Un approccio basato sul confronto, l’apporto interdisciplinare e il processo progettuale collettivo e partecipativo. Senza perdere di vista il gioco e l’ironia.
Chi è Ghigos
Nato nel 1998 per creare un punto di confronto tramite lo scambio di reciproche competenze, il gruppo Ghigos di Davide Crippa, Barbara Di Prete e Mirco Facchinelli fa ricerca ad ampio spettro che permette di affrontare progetti multidisciplinari: mostre, installazioni, grafica, design di prodotto, architettura, “salutando da vicino”, come dicono loro, il territorio dell’arte.
Il metodo di progettazione di Ghigos prevede sempre il lavoro di gruppo con persone con competenze diverse e complementari:”Partendo in modalità interdisciplinare per arrivare a una visione innovativa che ci piace chiamare ‘indisciplinare’, traslando temi di una disciplina in un’altra, alla ricerca di nuove opportunità e punti di vista”, afferma Crippa.
Il design collaborativo della Repubblica del Design
Molte le collaborazioni di Ghigos alla ricerca di altri punti di vista con autori con i quali incontrarsi e scontrarsi. Tra queste sinergie c’è la mostra Secondo nome Huntington, un processo progettuale che ha coinvolto familiari, designer, biologi, ricercatori, fablab e makerspace milanesi-laboratori di ricerca che esplorano nuovi modelli di progettazione e produzione per i prodotti e servizi- e la collaborazione con Saloon Milano, rete creativa milanese, per un archivio di nuovi punti di vista ai tempi del coronavirus.
Dallo stesso spirito è nato nel 2019 per la Milano design week la Repubblica del Design, un progetto collettivo di rigenerazione urbana di cui Ghigos ha co-firmato il manifesto, creando però un distretto permanente in zona Lancetti-Dergano-Bovisa, in grado di concepire la rigenerazione urbana della periferia come frutto di un processo partecipativo e collettivo e dal quale ne nasce un’urbanistica che si sviluppa sulle regole della gentilezza, puntando alla riqualificazione dell’area con azioni continuative con interventi gentili anche di piccola scala su superfici e luoghi non finiti o non completamente risolti a livello urbano, che possano dare nuova forma e riconoscibilità agli spazi urbani. Una rilettura innovativa di quelle che sono comunemente viste come problemi della periferia.
Illuminami, un progetto di urbanistica gentile
Illuminami è il progetto di un dispositivo luminoso per trasformare le strade in spazi narranti a scala urbana. È promosso da Astronove, associazione che diffonde la cultura di progetto con azioni di inclusione e innovazione sociale, in collaborazione con la Repubblica del Design e si impegna a trasformare le strade e le facciate del quartiere in uno strumento narrativo sul filone dell’urbanistica della gentilezza, attraverso una serie di racconti visivi nati dall’esplorazione e rilettura della Bovisa da parte dei suoi abitanti.
L’idea è che le facciate degli edifici diventino strumento narrativo che sussurra: “Illuminami”. Quando cala la notte e la città si spegne inizia un racconto nuovo, quello di chi vive la città ogni giorno. Sull’edificio in via Enrico Cosenz un led wall ricopre l’intero muro affacciato sulla strada e la narrazione luminosa unisce e contribuisce a rendere chiunque si soffermi partecipe del racconto del territorio.
Il gioco e l’ironia come metodo progettuale
“Se nel 1968 l’immaginazione doveva essere al potere, oggi -sostiene Crippa- più che mai l’immaginazione è un dovere!”.
Il gioco è parte del metodo progettuale di Ghigos che coinvolge anche i bambini come progettisti attivi per una città da trasformare con filastrocche tra terra e cielo, seguendo l’insegnamento del grande artista Bruno Munari per cui giocare è sempre stata una cosa seria.
Gioco, ironia, poesia sono gli ingredienti dei progetti del gruppo. Ne sono esempi progetti come Finché c’è fede, fedi nuziali mangiabili per matrimoni a breve scadenza, panchine a dondolo, salini che diventano i pedoni di una scacchiera domestica, o ancora animaletti di architettura e hotel in grado di riflettere il passato.
Parafrasando in termini contemporanei la famosa frase di Ernesto Nathan Rogers ‘Dal cucchiaio alla città’ che definiva nel 1952 gli ambiti allargati del lavoro dell’architetto nel campo del design, per Ghigos il progetto è dallo stuzzicadenti alla megalopoli, per una città pensata come da ‘apparecchiare’ con oggetti fuori dagli schemi convenzionali, fino alla creazione di parchi solidali per storie visibili dallo spazio con Google Earth.
Dalla necessità di indagare sempre nuovi metodi progettuali e di re-interpretarne quelli vecchi è nato Ideas, la bit-factory per un progetto 4.0, dalla cui collaborazione si costruiscono ostelli per “andare a letto con il design”, scale sonore, telefoni interattivi, popcorn musicali, distributori automatici per un design a sorpresa, inaspettato, ironico, talvolta spiazzante.
I santini per le ore difficili
Nell’Italia bloccata dall’emergenza sanitaria, Ghigos ha costituito un gruppo di lavoro con altri otto giovani progettisti determinati ad andare avanti perché i progetti di matrice sociale e comunitaria, ancora più di prima, saranno funzionali a ricostruire la nostra socialità, interrotta da questo periodo di isolamento sociale. Progetti sviluppati sotto l’etichetta Saloon Milano, un Salone del Mobile che non c’è stato e che quindi, secondo i designer, ha bisogno di farsi sentire dando voce a tematiche che ora diventano obblighi inderogabili.
Tra i progetti di questo Salone che non c’è, i Santini per le ore difficili, ovvero dodici figure emblematiche di questi giorni, dodici nuovi eroi quotidiani, Santi contemporanei a cui rivolgere il pensiero e la preghiera nelle ore difficili dell’emergenza sanitaria: l’operatore ecologico, il panettiere, la cassiera del supermercato, l’operaio, il poliziotto, il contadino, il fattorino del food delivery, il giornalista, il camionista, il farmacista, l’infermiere e il dottore.
Pensieri da inviare ad amici, parenti, conoscenti come forma di ringraziamento per il loro straordinario lavoro in tempi di pandemia. Un progetto a piccola scala, che si inserisce nella riflessione emersa con una certa evidenza nel mondo del design durante l’emergenza sanitaria: più che i grandi progetti visionari, sono soprattutto i progetti gentili che migliorano la nostra vita, quelli che portano nella quotidianità segni lievi, ma densi di significato.
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