Il bilancio delle inondazioniche hanno colpito la regione di Durban, sulla costa orientale del Sudafrica, è sempre più drammatico. Ad alcuni giorni di distanza dalle piogge torrenziali che hanno sommerso la zona, causando smottamenti e frane, le autorità hanno accertato la morte di 448 persone. Al contempo, le prime stime dei danni materiali causati dalla catastrofe naturale parlano di perdite per 354 milioni di euro.
In Sudafrica si cercano ancora decine di dispersi
“Siamo di fronte alle peggiori inondazioni della storia, non avevamo mai visto nulla di simile”, ha confermato il ministro incaricato della gestione delle emergenze, Nkosazana Dlamini-Zuma. Tanto che la metropoli sudafricana, nella quale vivono 3,9 milioni di persone, fatica a riprendersi. A cominciare dall’epicentro della catastrofe: il quartiere di Kwazulu-Natal, nel quale sono crollati ponti, intere strade sono state spazzate via, e almeno 4mila abitazioni sono state distrutte (assieme a 13.500 che risultano danneggiate).
Lunedì 18 aprile il presidente Cyril Ramaphosa ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, al fine di sbloccare stanziamenti eccezionali per rispondere alla crisi. La prima urgenza è legata ancora alla ricerca dei sopravvissuti: sono infatti decine le persone che risultano disperse e gli elicotteri dell’esercito sorvolano incessantemente Durban alla ricerca di segni di vita.
“Stiamo rispondendo alla catastrofe in tre fasi – ha precisato il capo di stato sudafricano -. In primo luogo, ci concentriamo sull’aiuto umanitario immediato, assicurandoci che tutte le persone colpite siano in condizioni di sicurezza e che possano contare sulle necessità di base. Quindi, lavoreremo alla stabilizzazione e al rilancio, trovando alloggi per chi ha perso la casa e ristabilendo la fornitura dei servizi. Infine, ci concentreremo sulla ricostruzione”.
L’80 per cento di Durban senza acqua potabile
Nell’immediato, intanto, trovare riparo per le persone rimaste senza un luogo nel quale abitare, e al contempo consentire loro di riprendere alcune attività. Le inondazioni hanno distrutto infatti anche scuole, edifici adibiti a servizi sanitari e altre infrastrutture fondamentali. Al contempo, occorre trovare cibo, medicine e soprattutto acqua. Quest’ultima, in particolare, rappresenta “la sfida principale”, ha dichiarato il ministro della Salute Joe Phaahla, uscendo da un ospedale nel quale i pazienti sono costretti a lavarsi con dei secchi trasportati all’interno dagli infermieri.
Three members of this family were killed in South Africa's severe floods.
They are still looking for a 4-year-old girl, and her relatives don't know if she is alive. pic.twitter.com/5UGd15uLFw
Da otto giorni l’erogazione di acqua potabile è infatti interrotta. Si tratta di un problema che sta colpendo l’80 per cento della metropoli. Per questo le autorità locali hanno organizzato delle staffette con camion-cisterna, ma una parte del territorio risulta ancora inaccessibile.
270mila studenti senza scuole agibili
Sul posto sono stati inoltre inviati dalle autorità del Sudafrica circa 10mila uomini tra soldati, idraulici ed elettricisti, al fine di ripristinare l’energia elettrica. E consentire, tra le altre cose, di tornare in classe a circa 270mila studenti che non hanno più una scuola: sono oltre 600 quelle che risultano inagibili, secondo quanto indicato dalla ministra dell’Istruzione Angie Motshekga.
Un ulteriore problema ha riguardato poi il porto di Durban, uno dei principali scali del Sudafrica, dal quale dipende buona parte dell’economia locale. Le attività sono state parzialmente riavviate, ma sono ancora più di ottomila i container che attendono di essere scaricati, poiché le strade che collegano l’area portuale impediscono il passaggio dei camion. Senza contare i numerosi depositi e sedi di aziende distrutti.
Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.