Sudan, prosegue la guerra tra esercito e forze paramilitari. Almeno 185 i morti

In Sudan si è giunti al quarto giorno di conflitto armato tra l’esercito e le Forze di sostegno rapido. Cresce il bilancio delle vittime tra i civili.

  • Quarto giorno di combattimenti in Sudan.
  • Ad affrontarsi sono i due generali al potere dal colpo di stato del 2021.
  • Almeno 185 i morti, mentre i combattimenti sono incessanti nelle strade della capitale Karthum.
  • Uccisi tre membri del Programma alimentare mondiale, aggredito l’ambasciatore dell’Unione europea e attaccato un convoglio diplomatico americano.

La situazione in Sudan appare sempre più drammatica. Si è giunti ormai al quarto giorno di combattimenti a Khartum e nel resto del paese, il bilancio in termini di perdite di vite umane è pesantissimo: sono almeno 185 le persone che sono state uccise a causa dello scontro tra i due generali alla guida della nazione dal colpo di stato del 2021.

Proposto un cessate il fuoco di 24 ore, rifiutato dall’esercito regolare

Nella giornata di lunedì 17 aprile il cielo della capitale avvisto un andirivieni di aerei da guerra, agli ordini di Abdel Fattah al-Burhane, che hanno cercato di colpire l’artiglieria e i carri armati delle Forze di sostegno rapido (Fsr), gruppo paramilitare diretto da Mohamed Hamdane Daglo, noto con il soprannome di “Hemedti”. Quest’ultimo avrebbe proposto una tregua di 24 ore alle truppe governative, ma la richiesta sarebbe stata respinta.

Militari nelle strade del Sudan, il 16 aprile 2023
Militari nelle strade del Sudan, il 16 aprile 2023 © Afp/Getty Images

Almeno due ospedali a Khartum sono stati evacuati può essere stati presi di mira con lanci di razzi e proiettili, secondo quanto riferito dal personale medico. Quest’ultimo si trova inoltre in grandissima difficoltà di fronte all’afflusso di feriti, anche per mancanza di equipaggiamenti e sacche di sangue.

In Sudan saccheggi e “gravi violazioni” a danno delle agenzie delle Nazioni Unite

Dopo l’uccisione di tre ieri del Programma alimentare mondiale nel Darfour, le Nazioni Unite hanno denunciato saccheggi delle loro strutture e “gravi violazioni” contro il proprio personale. L’Unione Europea ha inoltre annunciato che il proprio ambasciatore è stato “aggredito nella sua abitazione” a Khartum, nel contesto di incessanti combattimenti nelle strade. E anche un convoglio diplomatico americano è stato attaccato.

Sia le agenzie delle Nazioni Unite che una serie di organizzazioni non governative hanno dovuto interrompere le loro attività in Sudan, con tutto ciò che questo comporta per la popolazione civile, in una nazione nella quale un abitante su tre soffre la fame. Medici senza frontiere rimane, per quanto possibile, operativa. La ong ha fatto sapere di aver curato 136 persone nel suo ultimo ospedale attivo nel Darfour: “La maggior parte di loro è costituita da civili, e ci sono anche molti bambini”.

Popolazione barricata in casa, ospedali saturi, cibo che scarseggia

Nel frattempo, nelle città del Sudan la popolazione si è barricata in casa. I rari negozi di alimentari aperti sono ormai quasi completamente a corto di cibo, poiché i camion per i rifornimenti sono impossibilitati a raggiungerli.

I due generali sudanesi belligeranti
I due generali sudanesi belligeranti: Abdel Fattah al-Burhan (a sinistra), e Mohamed Hamdan Daglo (a destra) © Yasuyoshi Chiba/Afp/Getty Images

Nel frattempo, sia le Nazioni Unite che i governi del G7 hanno lanciato appelli a cessare le ostilità. Volker Parthes, emissario dell’Onu in Sudan, ha parlato di “violenze devastanti per il paese africano e per l’intera regione”, dicendosi poco ottimista circa la possibilità di un ritorno rapido al dialogo.

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