Ad affrontarsi sono i due generali al potere dal colpo di stato del 2021.
Almeno 185 i morti, mentre i combattimenti sono incessanti nelle strade della capitale Karthum.
Uccisi tre membri del Programma alimentare mondiale, aggredito l’ambasciatore dell’Unione europea e attaccato un convoglio diplomatico americano.
La situazione in Sudan appare sempre più drammatica. Si è giunti ormai al quarto giorno di combattimenti a Khartum e nel resto del paese, il bilancio in termini di perdite di vite umane è pesantissimo: sono almeno 185 le persone che sono state uccise a causa dello scontro tra i due generali alla guida della nazione dal colpo di stato del 2021.
Four days into the outbreak of conflict in #Sudan, more than 180 civilians have been killed and hundreds injured. @_hudsonc explains the causes of tension between the rival armed factions and what triggered the outbreak of violence. Learn more: https://t.co/OhDAfdgtZT
Proposto un cessate il fuoco di 24 ore, rifiutato dall’esercito regolare
Nella giornata di lunedì 17 aprile il cielo della capitale avvisto un andirivieni di aerei da guerra, agli ordini di Abdel Fattah al-Burhane, che hanno cercato di colpire l’artiglieria e i carri armati delle Forze di sostegno rapido (Fsr), gruppo paramilitare diretto da Mohamed Hamdane Daglo, noto con il soprannome di “Hemedti”. Quest’ultimo avrebbe proposto una tregua di 24 ore alle truppe governative, ma la richiesta sarebbe stata respinta.
Almeno due ospedali a Khartum sono stati evacuati può essere stati presi di mira con lanci di razzi e proiettili, secondo quanto riferito dal personale medico. Quest’ultimo si trova inoltre in grandissima difficoltà di fronte all’afflusso di feriti, anche per mancanza di equipaggiamenti e sacche di sangue.
In Sudan saccheggi e “gravi violazioni” a danno delle agenzie delle Nazioni Unite
Dopo l’uccisione di tre ieri del Programma alimentare mondiale nel Darfour, le Nazioni Unite hanno denunciato saccheggi delle loro strutture e “gravi violazioni” contro il proprio personale. L’Unione Europea ha inoltre annunciato che il proprio ambasciatore è stato “aggredito nella sua abitazione” a Khartum, nel contesto di incessanti combattimenti nelle strade. E anche un convoglio diplomatico americano è stato attaccato.
#UPDATE A US diplomatic convoy was fired upon in Sudan, but those inside were unharmed, US Secretary of State Antony Blinken says.
"I can confirm that yesterday we had an American diplomatic convoy that was fired on… But this action was reckless, it was irresponsible" pic.twitter.com/xsAp5Ex1ND
Sia le agenzie delle Nazioni Unite che una serie di organizzazioni non governative hanno dovuto interrompere le loro attività in Sudan, con tutto ciò che questo comporta per la popolazione civile, in una nazione nella quale un abitante su tre soffre la fame. Medici senza frontiere rimane, per quanto possibile, operativa. La ong ha fatto sapere di aver curato 136 persone nel suo ultimo ospedale attivo nel Darfour: “La maggior parte di loro è costituita da civili, e ci sono anche molti bambini”.
The World Food Programme @WFP has temporarily halted all operations, as a result of the fighting between rival military groups, which led to the deaths of three employees on Saturday.https://t.co/IaOwysoITm
Popolazione barricata in casa, ospedali saturi, cibo che scarseggia
Nel frattempo, nelle città del Sudan la popolazione si è barricata in casa. I rari negozi di alimentari aperti sono ormai quasi completamente a corto di cibo, poiché i camion per i rifornimenti sono impossibilitati a raggiungerli.
Nel frattempo, sia le Nazioni Unite che i governi del G7 hanno lanciato appelli a cessare le ostilità. Volker Parthes, emissario dell’Onu in Sudan, ha parlato di “violenze devastanti per il paese africano e per l’intera regione”, dicendosi poco ottimista circa la possibilità di un ritorno rapido al dialogo.
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