
L’auto connessa (in Italia ne circolano 18 milioni, il 45% del parco circolante) ha molti vantaggi in termini di sicurezza e innovazione. Ma a chi cediamo i dati personali e chi tutela la nostra privacy?
Il tavolo del governo sullo sviluppo dell’industria automotive pone le basi per sostenere la mobilità elettrica: incentivi auto, leasing sociale e sostegno alla riconversione della filiera le priorità.
Il “se” è d’obbligo, almeno fino a gennaio, quando si saprà se il governo Meloni, come emerso nei recenti tavoli di lavoro dedicati all’auto e promossi dal ministero delle Imprese e del made in Italy guidato dal ministro Adolfo Urso (e come auspicato anche da sindacati, costruttori e associazioni di categoria), nel 2024 deciderà di varare un nuovo Dpcm con una serie di misure e incentivi auto dedicati (anche) al supporto della mobilità elettrica. Se tutto venisse confermato, gli incentivi auto 2024, in caso di rottamazione di una vettura fino a euro 2 potrebbero arrivare a un massimo di 13.750 euro per l’acquisto di un’auto elettrica con un tetto di spesa massimo di 35mila euro.
Insomma, se fosse, gli incentivi auto 2024, potrebbero essere una misura concreta per supportare famiglie e imprese verso la transizione elettrica. A fare la differenza sarà anche la fascia di reddito di appartenenza, fino a 13.750 euro per chi ha un reddito familiare inferiore a 30mila euro, 11mila euro se l’Isee supera i 30mila euro. Insomma, un meccanismo che (finalmente) intende sostenere il passaggio all’elettrico delle famiglie a reddito medio-basso, sperando che non finisca come nel 2023, quando 320 milioni di incentivi sono rimasti inutilizzati…
A trarre i maggiori benefici sarebbero le auto elettriche ricomprese nella fascia di prezzo entro i 35mila euro, parliamo di modelli come Opel Corsa e Mokka, Peugeot 208 e 2008, ma anche Tesla Model 3 e Volkswagen ID.3. Anche se gli incentivi interesserebbero anche i modelli ibridi plug-in con classe di emissioni comprese fra 21 e 60 grammi di CO2 e quelle con emissioni fra 61 e 135 grammi di C02 con contributi variabili da 8 a 10mila euro, con i maggiori benefici economici dedicati alle persone fisiche ed estesi anche ai veicoli commerciali, alle moto, scooter e quadricicli elettrici, che potrebbero beneficiare di sconti fino al 40 per cento con un tetto massimo di 4mila euro, a patto che l’acquisto sia accompagnato da rottamazione di un Euro 0, 1, 2 o 3.
L’altro aspetto interessante potrebbe riguardare l’introduzione di un leasing sociale sul modello di quello proposto mesi fa in Francia dal governo Macron. Si tratterebbe di un sostegno economico dedicato alle famiglie con reddito medio-basso che permetterebbe di accedere a un contributo a fronte di un contratto di noleggio di un’auto fra quelle incluse negli incentivi 2024 (quindi elettrica ma anche ibrida), a patto che lo stesso duri almeno 3 anni; l’importo della rata mensile non è ancora stato comunicato. Insomma, per sapere se il sistema su cui da mesi sta lavorando il ministero guidato da Adolfo Urso sortirà davvero gli effetti sperati dovremo attendere il debutto, previsto entro gennaio 2024, del nuovo Dpcm, solo allora si capirà cosa e quali cambiamenti entreranno davvero in vigore.
Nel frattempo, gli obiettivi dei nuovi incentivi si concentrano su versanti diversi, dal sostegno al ricambio del parco auto circolante in Italia, attualmente il più vecchio d’Europa con una media di oltre 13 anni (19 se si considera la data di rottamazione) e oltre 10 milioni di mezzi euro 0-1-2-3 responsabili del problema delle emissioni, oltre che della sicurezza. Ma il governo Meloni si è concentrato anche su altri aspetti, sociali da un canto, con il supporto economico alle famiglie meno abbienti e che non hanno le risorse per cambiare l’auto, ambientale ma anche economico con un pizzico di “nazionalismo”, attraverso un sistema premiante teso a favorire l’acquisto di vetture fatte in Italia, come quelle del gruppo italo-francese Stellantis, a cui appartengono marchi (parzialmente) italiani come Fiat, Lancia, Maserati, ma anche Peugeot, Opel e molti altri.
Insomma, se appare chiaro che il tavolo di lavoro che il Mimit ha aperto sul comparto automotive ha come obiettivo prioritario gli incentivi auto 2024, una volta tanto l’aspetto sociale, sia del comparto, sia dell’utenza, sembra avere una rilevanza maggiore per la politica. Resta da capire se i fondi a disposizione, oltre 600 milioni di euro (più i 300 circa avanzati l’anno scorso), verranno davvero sfruttati per incentivare la diffusione dell’auto elettrica in Italia, dove la quota di mercato rimane poco sopra al 4 per cento, uno dei dati più bassi d’Europa.
Ma anche quando e se verranno realizzati gli altri obiettivi che si è posto il governo, come l’aumento dei livelli produttivi negli stabilimenti italiani, il consolidamento dei centri di ricerca, l’incremento degli investimenti sui modelli innovativi, la riqualificazione delle competenze dei lavoratori e, infine, il sostegno alla riconversione della filiera della componentistica, quest’ultimo uno degli aspetti che più impensierisce l’industria auto rispetto alla transizione elettrica. Torneremo sull’argomento incentivi auto 2024 appena il governo renderà noto i dettagli definitivi.
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