Secondo i dati preliminari il 2023 è stato un anno anomalo, in cui l’assorbimento netto della CO2 da parte degli ecosistemi terrestri si è quasi azzerato.
Sulle tracce dei ghiacciai arriva al parco nazionale Los Glaciares, in Argentina
Sulle tracce dei ghiacciai fa tappa in Argentina. Diverse sequenze fotografiche mettono a confronto i ghiacciai oggi con il loro aspetto prima dell’aumento delle temperature.
Il ghiacciaio di Upsala è il secondo più grande di tutta l’Argentina. È qui, secondo il programma da Fabiano Ventura e il suo team, che comincia la ricerca del punto fotografico dove l’esploratore e sacerdote salesiano Alberto Maria De Agostini ha realizzato una sequenza di sette lastre fotografiche per comporre le sue panoramiche migliori. È qui che la squadra del progetto Sulle tracce dei ghiacciai ha deciso di fare tappa – nella parte di spedizione portata a termine tra il 2 e il 10 marzo – nel tentativo di “fotografare” il riscaldamento globale attraverso lo scioglimento dei ghiacciai.
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“La visione del ghiacciaio è mozzafiato, la valle che lo ospita è lunga 60 chilometri ed è larga 5, si vede perfettamente la trimline, ovvero i segni di erosione sulle montagne laterali dove si trovava il ghiacciaio durante la piccola età glaciale che in alcuni punti sono alti anche 500 metri”, afferma Ventura nel diario della spedizione.
La trimline è il limite di massimo spessore raggiunto nel corso dell’ultima espansione di un ghiacciaio ed è riconoscibile, tra le altre cose, per il colore della roccia e per la presenza o assenza di vegetazione.
Dopo essersi arrampicato sulla roccia per diverse centinaia di metri, Ventura riesce a scovare il punto esatto dove De Agostini ha scattato la sua sequenza 80 anni prima. E scattare a sua volta: “La vista dal luogo scelto da De Agostini è impressionante – afferma Ventura –, vedere come una valle così grande si sia completamente svuotata dal ghiaccio, però, è sconfortante”.
Un’altra tappa è il ghiacciaio Ameghino, dove il vento sferza il momento della sequenza panoramica. Anche qui il ritiro è notevole: “Dove prima c’era una lunga lingua bianca, ora c’è una valle detritica e sul fondo una laguna lunga almeno quattro chilometri che arriva fino all’attuale fronte”, scrive Ventura sul suo diario.
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Spegazzini è l’ultimo ghiacciaio di questo nuovo aggiornamento che ha copre la prima settimana di marzo. Qui la vegetazione sembra meno fitta, ma le condizioni meteorologiche sono quasi impossibili. Qui una tormenta di neve costringe il team a ripararsi sotto alcune pareti rocciose. Nonostante tutto, Ventura riesce rubare l’ultima fotografia: “Andar via da quel luogo faticosamente conquistato senza fare nemmeno uno scatto mi sarebbe costato troppa fatica, era una fotografia che sognavo da anni, non avrei però potuto aspettare oltre”.
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