La musica delle foreste dell’Alaska è il suono degli alberi che muoiono

Come riuscire a divulgare grosse quantità di dati complessi in una maniera semplice e intuitiva, non solo per addetti ai lavori? Ci ha provato Lauren Oakes, studiosa e climatologa all’Università di Stanford, traducendo in musica i risultati di una ricerca che ha condotto nell’estate del 2011 sugli effetti dei cambiamenti climatici sulle foreste della costa sud-est dell’Alaska. La ricerca sulla

Come riuscire a divulgare grosse quantità di dati complessi in una maniera semplice e intuitiva, non solo per addetti ai lavori? Ci ha provato Lauren Oakes, studiosa e climatologa all’Università di Stanford, traducendo in musica i risultati di una ricerca che ha condotto nell’estate del 2011 sugli effetti dei cambiamenti climatici sulle foreste della costa sud-est dell’Alaska.

Scorcio delle foreste dell'Alaska che stanno morendo a causa dei cambiamenti climatici.
Le foreste dell’Alaska stanno morendo. Foto by Ashley Cooper/Corbis via Getty Images.

La ricerca sulla moria di alberi delle foreste dell’Alaska

La ricerca della Oakes si è concentrata sulle antiche e vaste foreste di pino, abete rosso e cedro giallo dell’Alaska (Chamaecyparis nootkatensis) che caratterizzano le millecento isole dell’arcipelago Alexander.

La conclusione dello studio dimostra come le antiche foreste dell’Alaska stiano morendo a causa del riscaldamento del Pianeta. La sempre meno neve causa la penetrazione del gelo a fondo nel terreno, uccidendo gli alberi alla radice e lasciando completa devastazione. Nella costa sud dell’Alaska, molti alberi secolari di cedro giallo sono già morti mentre gli alberi giovani scarseggiano, soppiantati da nuove specie come la cicuta occidentale e l’abete Sitka.

Il riscaldamento globale, oltre ad attivare un enorme cambiamento nella composizione delle specie da fusto presenti sul territorio, si ripercuoterà presto sulle abitudini dei nativi del luogo: il cedro giallo è da sempre ritenuto un albero sacro e nei secoli ha garantito la sopravvivenza degli abitanti di quelle zone, fornendo loro la possibilità di costruire pagaie, maschere, oggetti fino ai tessuti.

La divulgazione della ricerca

Lo studio è stato pubblicato nell’ottobre 2014 sulla rivista Ecosphere, ma è stato poco letto al di fuori dell’ambiente scientifico, così come le migliaia di altri lavori scientifici pubblicati ogni anno, il cui unico pubblico rimane la stessa comunità di ricerca. Chiaramente, un linguaggio scientifico troppo tecnico, dati, numeri e grafici a barre generano spesso poca empatia con il “lettore comune”.

La Oakes si è quindi rivolta al collega Nik Sawe per presentare i risultati della sua ricerca in una maniera meno settoriale. Sawe ha tradotto in musica le migliaia di dati e di numeri frutto della ricerca, utilizzando il processo chiamato sonification data, ossia la rappresentazione dei dati per mezzo di segnali sonori.

Il processo di sonification

Sonification data è una metodologia relativamente giovane usata con l’obiettivo di rivelare sfumature di fenomeni scientifici non facilmente visibili: quando i numeri diventano paesaggio sonoro i ricercatori possono cogliere informazioni sfuggite ai loro occhi e la musica può rivelare in pochi minuti il significato di sistemi complessi anche a chi non è del settore.

In realtà la tecnica di sonification è più reale di quanto si possa credere: sonificazioni semplici sono utilizzate spesso per le emergenze (allarme incendi) o in tecnologie assistive (segnali sonori per l’attraversamento pedonale) e negli ultimi anni, gli scienziati hanno cominciato a sonorizzare quantità di dati sempre più complessi.

 

Il suono delle foreste dell’Alaska


Nel caso specifico, la composizione musicale parte dalla catalogazione delle foreste più a nord per arrivare a quelle del sud, dove l’aumento di temperatura ha già avuto le conseguenze più evidenti. Il set di dati dai quali si è partiti conteneva quasi trenta variabili per più di duemila conifere.

Sawe ha utilizzato un diverso strumento o gruppo di strumenti per ognuna delle cinque specie di conifere presenti (il cedro giallo è rappresentato dal pianoforte, per esempio). Ogni nota, poi, rappresenta un albero, mentre tono e durata corrispondono all’altezza e al diametro dell’albero. In questo modo, le note più basse e brevi corrispondono ad alberi giovani, mentre quelle alte e lunghe coincidono con gli alberi più vecchi. Gli alberi morti, infine, sono rappresentati dai silenzi.

Il risultato dell’interpretazione dei dati sotto forma di suoni è una composizione che assomiglia molto ad alcune sonate per pianoforte del compositore russo Alexander Scriabin. In un primo momento, il pianoforte domina (il pezzo si apre nel nord, dove le foreste di cedro giallo sono ancora abbondanti).

Alla fine, però, il pianoforte viene sostituito da altri strumenti, proprio come nella realtà il cedro giallo viene soppiantato da altre specie, e i momenti di silenzio sono molti di più, così come molti di più sono gli alberi che muoiono.

In meno tre minuti, i due studiosi sono riusciti a condensare mesi di ricerche e tutto il loro significato.

Lauren Oakes, riguardo all’esperimento, ha detto:

I ricercatori si muovono in uno spazio multidisciplinare che non è l’ambiente proprio del pubblico, che spesso non riesce a capire. Quello che c’è di interessante nel suono e nella musica è che si possono cogliere al meglio tutte le variabile nello stesso tempo.

Immagine di copertina: le foreste dell’Alaska stanno morendo. Foto by Orjan F. Ellingvag/Corbis via Getty Images.

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