A Surajpura, nello stato del Rajasatan, negli ultimi 20 anni la siccità si è fatta pressante: con un muro di fango, gli abitanti sono tornati a vivere.
- Nel villaggio rurale di Surajpura, nello stato indiano del Rajasatan, negli ultimi 20 anni la siccità si è fatta pressante, mandando spesso in rovina i raccolti.
- Grazie a un importante progetto di welfare sociale, i 650 abitanti hanno eretto un muro di fango con sotto un canale per dirigere la poca acqua piovana verso i campi.
- Nel 2023, il primo anno di vita dell’opera, i campi sono tornati floridi e 40 pozzi su 100 sono di nuovo attivi.
Nel villaggio di Surajpura, nello stato indiano del Rajastan, i cittadini hanno eretto un vero e proprio monumento alla resilienza e all’ingegno umano, un muro di fango alto 4,5 metri che si snoda per quasi un miglio attraverso terreni aridi, con una trincea altrettanto lunga scavata sotto di esso. Lo scopo dell’opera: fermare il deflusso delle sempre più rare acque piovane, e canalizzare l’acqua verso le terre agricole nella regione del Rajastan, soggetta a siccità, ridando vita a terreni inariditi da ormai oltre due decenni.
Surajpura, quando i muri fanno acqua
Sebbene possa sembrare semplice, per i 650 residenti di Surajpura che hanno lavorato duramente per sei mesi nel corso 2022, questo muro rappresenta una meraviglia architettonica e soprattutto una speranza di vita adesso che, passato un anno, il muro e il canale hanno dimostrato di funzionare alla perfezione. Ad aiutare i cittadini nella realizzazione dell’opera, ci ha pensato il Mahatma Gandhi National rural employment guarantee scheme (Mgnrega), uno dei più grandi programmi di welfare sociale del mondo, che in India sta realizzando moltissimi progetti di questo tipo, dando lavoro alle popolazioni rurali nell’ambito di progetti di adattamento del territorio ai cambiamenti climatici
Nel corso del 2023, infatti, gli abitanti di Surajpura hanno assistito a una rinascita delle loro fattorie, con pozzi che si sono riempiti e terre che hanno ripreso a essere fertili, accogliendo nuovamente gli uccelli migratori. Persino coloro che avevano abbandonato i villaggi in cerca di lavoro sono tornati alle loro terre.
Ogni tre anni una stagione di siccità
Hemraj Sharma, un contadino del villaggio, racconta con gioia al Guardian la storia della vera e propria rinascita di Surajpura: “Il nostro villaggio ha goduto di buone precipitazioni fino a circa 20 anni fa, ma le siccità e le scarse piogge degli ultimi anni hanno portato al prosciugamento dei nostri pozzi. I rendimenti delle nostre colture sono scesi a zero. Per anni abbiamo potuto coltivare solo una volta all’anno”. “Affrontiamo ormai una siccità ogni tre anni”, continua Sharma, “ma l’anno scorso è stato diverso: il muro ha funzionato”. Sharma, che in passato lavorava in un’industria tessile nella vicina città di Bhilwara, ricorda con tristezza come la scarsità d’acqua abbia spinto lui e i suoi familiari a emigrare in città in cerca di lavoro.
Tuttavia, oggi più di 40 dei 100 pozzi del villaggio sono nuovamente in funzione, grazie all’opera congiunta della comunità. Shantanu Sinha Roy, capo della Fondazione per la sicurezza ecologica (Fes) del Rajasthan, sottolinea che lo stato del Rajastan è tra i più vulnerabili alla siccità, con il 98 per cento dei suoi villaggi segnalati come “zone oscure”, dove i livelli di falda freatica sono pericolosamente bassi. Le Nazioni Unite hanno recentemente avvertito che più della metà delle principali falde acquifere del mondo si stanno esaurendo più velocemente di quanto possano essere ricostituite naturalmente, con l’India tra i paesi più a rischio di crollo della disponibilità delle acque sotterranee. Ma la storia di Surajpura è un esempio tangibile di come la determinazione e la collaborazione locale possano affrontare sfide ambientali sempre più urgenti, offrendo speranza a comunità vulnerabili di tutto il mondo.
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