C’è stata una fuoriuscita di petrolio nei pressi di un sistema di oleodotti in Louisiana, nel golfo del Messico.
Le prime stime parlano di oltre 4 milioni di litri di petrolio finiti in mare, ma sono da confermare.
Non è ancora stata identificata la causa dell’incidente. Non si segnalano feriti né danni sulla costa.
Per quanto le informazioni siano ancora lacunose, iniziano ad arrivare le prime conferme ufficiali. A partire da giovedì 16 novembre c’è stata una fuoriuscita di petrolio nei pressi di un sistema di oleodotti in Louisiana, di proprietà della compagnia Main pass oil gathering (Mpog). Tutto questo nel golfo del Messico, teatro del più grave disastro ambientale della storia americana, cioè il gigantesco sversamento di petrolio dalla piattaforma Deepwater Horizon nel 2010.
Quanto petrolio è finito in mare nel golfo del Messico
Di questo incidente si sa ancora pochissimo. Quello che sappiamo, perché è la guardia costiera statunitense a dirlo, è che l’oleodotto è lungo più di cento chilometri e la società petrolifera Mpog l’ha chiuso alle 6:30 del mattino di giovedì 16 novembre, dopo l’avvistamento di una chiazza di petrolio a una trentina di chilometri di distanza dal delta del fiume Mississippi, nei pressi della parrocchia di Plaquemines, a sudest di New Orleans.
Una perdita da un'infrastruttura ha riversato milioni di litri di petrolio nel Golfo del Messico, al largo della Louisiana, area non lontana da quella devastata nel 2010 dal collasso della piattaforma Deepwater Horizon. Il mondo dei combustibili fossili: irrimediabilmente sporco. pic.twitter.com/DSU2SovIvk
Le stime iniziali parlavano di uno sversamento di 26.190 barili, cioè oltre 4 milioni di litri. Ma le autorità chiariscono che sarà impossibile fare un conteggio attendibile fino a quando non avranno identificato con certezza la fonte. Se questi numeri fossero confermati, l’incidente sarebbe ben più grave del consueto. Negli ultimi cinquant’anni, stando alla National oceanic and atmospheric administration (Noaa), nelle acque statunitensi ci sono stati almeno 44 sversamenti di petrolio da più di 1,5 milioni di litri ciascuno. Migliaia quelli più piccoli, in cui è finito in mare meno di un barile; ma è anche vero che bastano poche gocce di idrocarburi per danneggiare gli ecosistemi e gli animali che li abitano.
In corso le operazioni di monitoraggio e pulizia
Sono sette le società del settore dell’energia che sono state coinvolte a vario titolo nello sversamento, hanno fatto sapere le autorità statunitensi. Venerdì 17 il comando unificato della guardia costiera ha sorvolato la zona, osservando la chiazza muoversi verso sudovest, allontanandosi dalla costa della Louisiana. Tre navi sono all’opera per ripulire il greggio in superficie. Sabato e domenica, dall’alto è stato possibile vedere i riflessi intermittenti.
La guardia costiera fa sapere che sono in corso altre perlustrazioni, attraverso motovedette, sorvoli e veicoli operati da remoto. Il comunicato, che porta la data del 20 novembre, fa sapere che non si segnalano feriti né impatti sulla costa.
Dopo il passaggio dell’uragano Ida è apparsa una chiazza nera nelle acque del golfo del Messico. Ancora da chiarire la causa della fuoriuscita di petrolio.
Era il 20 aprile 2010 quando un incidente alla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, nel Golfo del Messico, dava inizio al più grave disastro ambientale della storia americana. Le sue conseguenze si toccano con mano ancora oggi.
Secondo uno studio l’incidente petrolifero del 2010 ha causato malattie croniche nelle femmine di delfino che avrebbero provocato un’elevatissima mortalità della loro prole.
Dopo più di cinque anni dal disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, cominciato il 20 aprile 2010 nelle acque del golfo del Messico, la British Petroleum (Bp) ha accettato di pagare una multa da 18,7 miliardi di dollari per chiudere una volta per tutte l’azione legale che gli Stati Uniti e altri stati federali
La vera portata del disastro ambientale è ancora in fase di studio, la National Wildlife Federation ha però pubblicato uno studio sugli impatti sulla biodiversità.
Torrey canyon, Exxon Valdez, Amoco Cadiz, Haven, Erika, Prestige… sono questi alcuni dei nomi della “flotta nera”, le petroliere che nell’ultimo trentennio, con i loro disastrosi naufragi, hanno creato un nuovo tipo di catastrofe, questa volta assolutamente artificiale: la marea nera. Coste imbrattate da onde marroni sollevate a fatica da un cupo mare calmo; uccelli