Perché la Turchia ha dato il via libera all’adesione della Svezia alla Nato

Dopo mesi di ostruzionismo, Ankara avalla il processo di adesione della Svezia nella Nato, a fronte di una serie di rassicurazioni arrivate da Svezia, Unione europea e Stati Uniti.

È con un cambio di rotta a dir poco repentino ed un pugno di contropartite ancora tutte da capire che lunedì sera il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha dato il via libera all’adesione della Svezia nella Nato. L’annuncio dell’accordo è arrivato da Vilnius, dove è in corso il vertice annuale dei paesi del Patto Atlantico. Ankara ha cambiato così posizione dopo mesi di negoziati che non aveva dato esito positivo e che avevano attirato sul governo turco non poche accuse di ostruzionismo.

Un’apertura improvvisa e condizionata

Per lungo tempo Erdogan ha proseguito su una linea netta e intransigente che imponeva alla Svezia condizioni pesanti, che hanno di fatto causato il disallineamento del percorso di adesione iniziato da Stoccolma insieme alla Finlandia, divenuta ufficialmente membro dell’alleanza a inizio aprile. Su quali siano le rassicurazioni fatte ad Ankara per convincerla ad accettare o chi abbia effettivamente avuto la chiave di volta di questo processo c’è ancora poca chiarezza: di certo, le parti insormontabili con cui Erdogan deve aver raggiunto un accordo prima di annunciare il suo placet all’adesione sono in primis la Svezia, seguita a ruota dall’Unione europea e gli Stati Uniti.

Punti di sintonia con la Svezia

Per quanto riguarda Svezia, la Turchia aveva manifestato non poca ritrosia nell’avallare il suo processo di adesione alla Nato subito dopo la richiesta formale di Stoccolma arrivata a maggio 2022. Allora per Erdogan si stava aprendo una campagna elettorale particolarmente delicata, culminata solo poche settimane fa con la vittoria, per la prima volta in vent’anni al ballottaggio, ai danni di un vasto fronte di opposizione. In quell’occasione Ankara aveva accusato il governo svedese di sostenere e nascondere alcuni esponenti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) che in Turchia e non solo è ritenuta un’organizzazione terroristica. A novembre 2022 il parlamento svedese ha cercato di far fronte a queste accuse votando un cambiamento della Costituzione che permetteva di inasprire la lotta alle organizzazioni terroristiche, per ottemperare alle richieste della Turchia. La prima applicazione della legge è arrivata a inizio luglio, quando un uomo curdo è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere per aver cercato di finanziare il Pkk.

Episodi tutti riportati nell’annuncio ufficiale disponibile sul sito della Nato. Nonostante i dettagli siano ancora pochi, tra i punti di sintonia evidenziati nell’incontro tra Erdogan, il primo ministro svedese Ulf Kristersson e il segretario generale Nato Jens Stoltenberg, ci sarebbe la creazione da parte della Nato di una struttura per il coordinamento della lotta contro il terrorismo, oltre che la progressiva eliminazione delle limitazioni nell’export di armi da Stoccolma ad Ankara.

Prove di avvicinamento tra Ankara e l’Unione europea

L’altro grande lente attraverso cui si può leggere l’annuncio spiazzante di Erdogan riguarda il processo di ingresso della Turchia nell’Unione europea. Un punto che dovrà per forza di cose mettere Bruxelles di fronte alla matassa della continua negazione dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto nel paese. Ankara ha ottenuto lo status di Paese candidato nel dicembre 1999, nell’ottobre 2005 sono partiti i negoziati di adesione ma dal 2018 si sono fermati proprio per questa ragione: “Apriamo la strada per la Turchia nell’Unione Europea e noi daremo il via libera all’ingresso della Svezia nella Nato, come abbiamo fatto con la Finlandia”, ha detto Erdogan già prima di arrivare a Vilnius, suscitando non pochi malumori. Ma è proprio la prospettiva di una rivitalizzazione dei rapporti con l’Unione che potrebbe aver convinto Ankara ad aprire ad abbassare il veto sulla Svezia, insieme a due richieste che la Turchia avanza da tempo: la revisione dell’Unione doganale e la liberalizzazione dei visti.

I caccia F-16 sul piatto di Washington 

“Sono pronto a collaborare con il presidente turco e il suo Paese per rafforzare la difesa nell’area euro-atlantica. Non vedo l’ora di dare il benvenuto al Primo Ministro Kristersson e alla Svezia come nostro 32° alleato nella Nato”. Sono queste le parole con cui il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha recepito l’accordo raggiunto a Vilnius. Il ruolo della Casa Bianca non è un elemento secondario nelle mosse di Erdogan, che starebbe puntando sull’assicurarsi una partita di nuovi caccia F-16 da tempo sul piatto dei rapporti tra Washington ed Ankara. In un’intervista alla Cnn prima del vertice, Biden aveva ribadito il suo sostegno alla vendita degli F-16 ad Ankara, ma aveva lasciato intendere che faceva parte di un pacchetto di decisioni più ampio per rafforzare la capacità militare dell’alleanza, e che è forse proprio quello che in queste ore si sta discutendo a Vilnius.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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