Circa 40.000 persone hanno sostenuto le richieste indigene, che si oppongono a un progetto di revisione del trattato fondativo della Nuova Zelanda.
Quattro mesi dopo le elezioni, la Svezia avrà un nuovo governo
La Svezia supera lo stallo: riconfermato il primo ministro uscente, il socialdemocratico Stefan Löfven. L’estrema destra rimane all’opposizione.
Dopo mesi di stallo, in Svezia è stato finalmente raggiunto l’accordo per la formazione del nuovo governo. A guidarlo sarà il primo ministro uscente Stefan Löfven, leader del partito socialdemocratico, di centrosinistra.
Social Democrat Stefan Löfven remains Sweden’s prime minister for another term, following a Parliament vote today. pic.twitter.com/0ROcEMQO5z
— Sweden.se (@swedense) 18 gennaio 2019
L’esito (incerto) di 133 giorni di trattative
Le elezioni del 9 settembre avevano restituito una situazione di perfetta parità tra la coalizione di centrodestra e quella di centrosinistra, che si erano attestate entrambe attorno al 40 per cento; la prima con 144 seggi, la seconda con 143. Dopo 133 giorni di negoziati infruttuosi, nella mattinata di oggi (18 gennaio) il Parlamento ha assegnato formalmente a Löfven l’incarico per la formazione di un nuovo governo, con 153 voti a favore, 115 contro e 77 astenuti.
Come sottolinea il New York Times, però, il patto che è stato raggiunto appare da subito traballante. Quello di Löfven, infatti, sarà un governo di minoranza. Ed entrambe le coalizioni hanno “perso dei pezzi” rispetto alla configurazione con cui si erano presentate alle elezioni.
I socialdemocratici e i Verdi infatti governeranno senza il terzo elemento della loro alleanza, cioè il partito di sinistra radicale, che a settembre aveva conquistato l’8 per cento dei suffragi, una netta crescita rispetto al 5,71 per cento del 2014. Viceversa, il partito di Centro e i Liberali (che finora erano stati all’opposizione) hanno garantito il supporto alla coalizione di Löfven, segnando una rottura con i loro alleati di centroestra, cioè il partito Moderato di Ulf Kristersson e i Democratici Cristiani di Ebba Busch Thor.
My letter of congratulations on the approval of Stefan Löfven as @SwedishPM. I am pleased to be able to count on his leadership and our continued excellent cooperation. #EUCO https://t.co/h1hpjXibHa pic.twitter.com/HW8FmtT9zS
— Donald Tusk (@eucopresident) 18 gennaio 2019
L’estrema destra resta all’opposizione
Alle elezioni di settembre gli osservati speciali erano i Democratici di Svezia guidati da Jimmie Åkesson. I sondaggi facevano presagire un risultato storico per la formazione di estrema destra, che in effetti ha ottenuto il suo miglior risultato di sempre con 62 seggi, ma senza sfondare. Con un Parlamento spaccato a metà, però, finora non si riusciva a trovare un’alleanza che potesse fare a meno del suo supporto.
Se i due partiti di centro hanno dato il via libera al nuovo governo Löfven, dunque, è proprio per tenere l’ultradestra fuori dai giochi. “Abbiamo scelto di tollerare questo governo che può agire senza bisogno di supporto dai Democratici di Svezia – ha dichiarato Annie Loof, leader del partito di Centro –. Non è la nostra prima scelta”. “Sempre più governi stanno diventando dipendenti da partiti con un programma antidemocratico – ha dichiarato Löfven dopo la vittoria in Parlamento –. Ma in Svezia difendiamo la democrazia e l’uguaglianza. La Svezia ha scelto una strada diversa”.
Un patto di governo che vira verso posizioni conservatrici
Per garantirsi il supporto dei due partiti che fino a ieri appartenevano alla coalizione avversa, i socialdemocratici e i Verdi hanno messo nero su bianco il loro programma di governo. Nella dichiarazione in 73 punti compaiono diverse concessioni di stampo più conservatore, come l’introduzione di un esame di lingua svedese obbligatorio come requisito per ottenere la cittadinanza. Sul fronte economico si prevede il taglio di alcune tasse e l’alleggerimento di alcune norme sul lavoro.
Foto in apertura © Kevin Dietsch-Pool / Getty Images
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