Il governo svedese ha autorizzato una miniera a cielo aperto da dove verranno estratti ferro, quarzo e terre rare.
Il progetto di estrazione minaccia le terre dei Sami e la pastorizia delle renne.
Tra le voci contrarie anche quella dell’attivista Greta Thunberg.
“Non è che prendiamo alla leggera le questioni ambientali, ma sì, amiamo le miniere, noi socialdemocratici. Quindi sì, spero di poter aprire e autorizzare diverse nuove miniere”. Le dichiarazioni rilasciate il 30 novembre 2021 dal ministro dell’Industria della Svezia, Karl-Petter Thorwaldsson, durante la presentazione del governo guidato da Magdalena Andersson, avevano allertato gli oppositori del progetto della miniera di ferro di Kallak, nel nord del Paese.
Martedì 22 marzo la loro preoccupazione è stata confermata. Il governo ha dato il via libera a uno dei progetti minerari più controversi degli ultimi decenni. Il permesso è accompagnato da una dozzina di condizioni che l’azienda britannica Beowulf Mining, proprietaria della miniera, dovrà onorare, in particolare per “ridurre il disturbo per l’allevamento delle renne” , ha precisato Thorwaldsson.
In Svezia vivono i Sami, ultimo popolo indigeno d’Europa
Si stima che circa 80mila Sami, l’ultimo popolo indigeno d’Europa, vivano nelle terre settentrionali di Svezia, Finlandia, Norvegia e Russia, dove l’allevamento delle renne è stata la pietra angolare della loro cultura e del loro sostentamento. Nella miniera approvata in territorio svedese si estrarranno ferro, quarzo e alcune terre rare. La Beowulf Mining ha presentato la domanda per la miniera di Kallak nove anni fa. Oltre a dover onorare le condizioni imposte dal governo, l’azienda dovrà anche ottenere l’approvazione da un tribunale ambientale.
Nonostante quindi ci sia ancora una possibilità che il progetto venga interrotto, i Sami non nutrono particolari speranze circa una sua eventuale bocciatura, mentre si preparano alla devastazione della propria incontaminata terra. Anche le pratiche tradizionali di pastorizia delle renne saranno messe in pericolo dall’inquinamento della nuova miniera, nonostante i vertici dell’azienda abbiano voluto rassicurare i Sami dicendo loro che una “futura convivenza sarà possibile”.
Sweden today confirmed its shortsighted, racist, colonial and nature-hostile approach. Sweden pretends to be a leader for environment and human rights, but at home they violate indigenous rights and continue waging a war on nature. The world will remember this.#StandWithSápmihttps://t.co/r1grDdqcEm
Tra le voci contrarie c’è anche quella di Greta Thunberg
Circa un mese fa, diversi esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani avevano esortato la Svezia a non concedere la licenza, affermando che la miniera a cielo aperto avrebbe messo in pericolo un ecosistema protetto e la migrazione delle renne. José Francisco Cali Tzay e David R. Boyd, relatori speciali che fanno parte dei meccanismi investigativi e di monitoraggio indipendenti del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, hanno spiegato che una miniera del genere provocherà la dispersione di grandi quantità di polvere contenente metalli pesanti e il deposito di rifiuti tossici negli stagni. Il che avrà un impatto enorme sull’ambiente e sulle risorse idriche.
Alle voci contrarie del popolo indigeno si sono aggiunte anche quella dell’attivista Greta Thunberg, che in un tweet ha denunciato “un approccio a breve termine, razzista, coloniale e ostile alla natura“, e quella di Amnesty International che, dal canto suo, si rammarica di una scelta che “non rispetta il principio del consenso libero, preventivo e informato nonché i diritti delle popolazioni indigene, e non pone le basi per la riconciliazione tra lo stato svedese e il popolo Sami”.
Già in passato, 4.600 pastori indigeni Sami avevano chiesto pubblicamente aiuto al governo svedese per sostenerli di fronte al grave impatto della siccità e dei roghi e salvare le loro 250mila renne semi-addomesticate. Oltre all’estrazione di materie prime, quindi, l’esistenza dei Sami è anche minacciata dai cambiamenti climatici.
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