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La Svizzera sceglie gli investimenti sostenibili: +39 per cento in un anno
Nel 2016 gli investimenti sostenibili in Svizzera hanno raggiunto i 245 miliardi di euro. I fondi responsabili rappresentano il 7 per cento del mercato.
Nel corso del 2016, il quantitativo di denaro consacrato agli investimenti responsabili in Svizzera è cresciuto del 39 per cento, rispetto all’anno precedente, toccando quota 266 miliardi di franchi (l’equivalente di poco meno di 245 miliardi di euro). A riferire dell’autentica impennata è un rapporto pubblicato all’inizio di giugno dall’associazione Swiss Sustainable Finance (Ssf) e dal Forum Nachhaltige Geldanlagen (Fng).
Le grandi realtà sempre più attratte dagli investimenti sostenibili
Secondo il documento, a trainare la crescita è stata la decisione di alcuni importanti investitori di lanciarsi nel mercato della sostenibilità: “Tra i dieci nuovi proprietari di asset di cui si è tenuto conto nel report, la maggior parte ha scelto di adottare i criteri degli investimenti responsabili per la prima volta proprio nel 2016”, ha sottolineato l’agenzia finanziaria francese Agefi. Si tratta in particolare di grandi investitori istituzionali (banche, compagnie d’assicurazione, ecc.): “pesi massimi” del mondo della finanza che hanno visto crescere la quota dei capitali investiti in modo sostenibile dell’89 per cento (a quota 104,5 miliardi di franchi).
Les #fonds #durables représentent 7% du marché en #Suisse: https://t.co/hhX69JWzco pic.twitter.com/DQQdB05w1V
— Agefi.com (@Ageficom) 1 giugno 2017
Al contempo, anche i fondi d’investimento responsabili hanno registrato un’ottima performance: la crescita tra il 2015 e il 2016 è stata del 59 per cento, a quota 64,2 miliardi. Il che ha consentito di passare dal 4,5 al 7 per cento del totale dei fondi presenti in Svizzera. “La crescente popolarità degli investimenti sostenibili si fa sentire anche nell’evoluzione del tipo di approccio scelto per avvicinarsi a tali strumenti finanziari”, sottolinea il rapporto. Il metodo privilegiato, nel 67 per cento dei casi, resta ancora quello della semplice esclusione di alcuni settori (ad esempio quelli specializzati in produzioni particolarmente rischiose per l’ambiente) o di alcune imprese (come quelle che inquinano di più o quelle sospettate di non rispettare i diritti dei lavoratori). Si tratta del cosiddetto “worst-out”: letteralmente, “fuori i peggiori”.
Particolare attenzione al rispetto dei diritti umani
Ma nel 2016 si è assistito anche ad una crescita del metodo “best-in”, che punta al contrario a premiare i migliori: ad esempio, quelle aziende che hanno deciso di adottare i criteri di responsabilità sociale ed ambientale. In questo senso, il rapporto Ssf-Fng sottolinea che il monitoraggio sul rispetto dei diritti umani rappresenta ormai un elemento sempre più tenuto in considerazione: la stragrande maggioranza dei soggetti (l’86 per cento) ha adottato misure che puntano a soddisfare gli standard previsti dal programma Global Compact delle Nazioni Unite e dalle norme fondamentali dettate dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro.
Inoltre, ha precisato Sabine Döbeli, direttrice di Swiss Sustainable Finance, “i differenti attori associano spesso tali approcci all’azionariato attivo”, il che consente di instaurare un dialogo con i gruppi dirigenti delle imprese nelle quali si investe, “al fine di esercitare pressione per migliorare ulteriormente le politiche aziendali sostenibili”.
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