Svizzera, il video del crollo del ghiacciaio di Tourtemagne
Il momento della valanga sul ghiacciaio di Tourtemagne, in Svizzera. Immagine tratta da un video di YouTube
Il ghiacciaio svizzero di Tourtemagne si è spezzato in due parti dopo una valanga provocata dalle temperature troppo elevate.
Il momento della valanga sul ghiacciaio di Tourtemagne, in Svizzera. Immagine tratta da un video di YouTube
Giovedì 6 agosto il ghiacciaio di Tourtemagne, nel Canton Vallese, in Svizzera, si è spezzato in due parti. Dopo una drammatica valanga dovuta alle temperature troppo elevate, nonostante i 2.650 metri di altitudine, la lingua di ghiaccio si è separata in due tronconi, dopo che per trenta minuti si erano registrati dei piccoli smottamenti.
La valanga sul ghiacciaio di Tourtemagne si è prodotta a 2.650 metri di altitudine
Lungo cinque chilometri all’incirca, il ghiacciaio di Tourtemagne si estende sul versante nord-occidentale del Bishorn: vetta che rappresenta uno degli 82 “quattromila” delle Alpi, raggiungendo un’altitudine di 4.153 metri.
Secondo quanto indicato all’emittente elvetica Rtl da Marianne Giroud Gaillard, meteorologa di MétéoSuisse, “è sempre difficile parlare con certezza quando di producono fenomeni di questo tipo, ma i dati indicano in ogni caso che il 2020, finora, nel suo complesso è l’anno più caldo mai registrato. Anche se la prima ondata di caldo estiva è arrivata solo alla fine di luglio, le temperature sono state sempre estremamente elevate”.
A Courmayeur prima evacuata, poi riaperta la Val Ferret
Secondo l’esperta, dunque, “si può concludere che i ghiacciai abbiano sofferto una situazione di questo tipo”. Non a caso, una settantina di persone nella vicina Val Ferret, in Italia, nei pressi Courmayeur, erano state evacuate per precauzione per i rischi posti dal ghiacciaio di Planpincieux. Successivamente, tuttavia, l’allarme è rientrato.
Dramatic footage shows the Swiss Pennine Alps' Tourtemagne Glacier collapsing due to melting snow. https://t.co/v8gt5Kiq56
Al caldo si aggiunge poi il problema della mancanza di precipitazioni nell’area. “Ad agosto il deficit sta risultando molto marcato – aggiunge Giroud Gaillard -. Più in generale, la tendenza è ad una “mediterraneizzazione” del clima delle Alpi svizzere, il che comporta anche un aumento degli eventi estremi”.
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