Quello di Taylor Swift è un fenomeno che sembra non esaurirsi mai. Ma che eredità ci lascerà la cosiddetta Swiftonomics?
- Il fenomeno Taylor Swift ha dato origine alla cosiddetta Swiftonomics, legata non solo ai biglietti dei concerti ma anche ai viaggi e agli acquisti dei fan che non esitano a percorrere migliaia di chilometri per assistere a una tappa dell’Eras tour.
- Il giro d’affari è considerevole, soprattutto nel comparto turistico, ma ha comunque una durata limitata nel tempo.
- Pochissime le garanzie offerte in termini di sostenibilità: Swift si è limitata a far sapere di aver acquistato carbon credits per compensare l’impatto sul clima dei voli aerei.
Centinaia di migliaia di biglietti del tour mondiale esauriti in pochi minuti, tanto da mandare in tilt la più grande piattaforma di vendita, Ticketmaster. Fan disposti a viaggiare da un capo all’altro del pianeta o ad accamparsi di fronte agli stadi con tre giorni di anticipo pur di accaparrarsi la transenna. Record di ascolti su Spotify polverizzati uno dopo l’altro. Quello di Taylor Swift è un fenomeno che sembra non esaurirsi mai. E muove un giro d’affari talmente ampio da spingere a coniare il neologismo Swiftonomics. In termini di popolarità, insomma, la cantautrice trentaquattrenne non ha eguali. In termini di sostenibilità, in compenso, sembra avere ancora parecchio da imparare.
Cos’è e quanto vale la Swiftonomics, tra proiezioni e realtà
Parlare di Swiftonomics potrebbe sembrare un’esagerazione, se non fosse che l’ha fatto pure la Federal Reserve, la banca centrale americana. Per la precisione, la sede di Philadelphia lo scorso anno ha messo nero su bianco che l’aumento degli introiti alberghieri registrato a maggio, il più consistente dallo scoppio della pandemia, era dovuto – almeno in parte – proprio all’arrivo di decine di migliaia di fan. Le tappe dell’Eras Tour hanno fatto incassare 2,6 milioni di dollari agli hotel di Cincinnati e più di 5,3 milioni a quelli della contea di Hamilton, nei dintorni.
Oltre ai biglietti dei concerti in sé, infatti, bisogna considerare gli spostamenti, il merchandising, gli alloggi, i pasti, gli acquisti che risultano inevitabili per persone accorse anche da centinaia o migliaia di chilometri di distanza. Secondo uno studio di Nomura, i sei mesi dell’ultimo tour di Taylor Swift negli Stati Uniti hanno generato spese totali pari a circa 5 miliardi di dollari. Chiaramente, se parametrato sulla prima economia del mondo, l’impatto sul prodotto interno lordo è marginale: si parla dello 0,02 per cento tra il primo e il quarto trimestre del 2023. Per i concerti nel Regno Unito, Barclays prevede una spesa complessiva superiore agli 1,1 miliardi di euro; ma è anche difficile capire se sarà davvero denaro speso in più rispetto alla norma, o se i consumatori lo compenseranno rinunciando magari a una vacanza o a una cena fuori. Pochi giorni prima delle due attesissime date che porteranno 128mila persone allo stadio di San Siro, l’ufficio studi di Confcommercio Milano ha stimato un indotto economico complessivo di 176,6 milioni di euro.
Durante questi mesi di tour europeo ci si interroga sul suo possibile impatto sull’inflazione, tanto più perché avviene in contemporanea con i concerti estivi di altre star internazionali, con gli Europei di calcio e le Olimpiadi. Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, ha confermato che il ramo dei servizi è quello in cui l’aumento dei prezzi fa più fatica a placarsi. Ma ci ha tenuto a precisare che la “colpa” non è certo solo di Taylor Swift. La stessa opinione condivisa da vari analisti citati da Reuters: le ripercussioni sul turismo sono considerevoli, ma iniziano e finiscono nell’arco di pochi giorni. Ci vuole ben altro per influenzare l’economia di un paese nel suo insieme. Certamente, poi, è lecito porsi domande anche sulla qualità, e non solo sulla quantità, del giro d’affari generato dalla cosiddetta Swiftonomics. Chiedendosi se, al netto degli incassi da record di hotel e ristoranti, lascerà uno strascico positivo. Sui territori coinvolti e non solo.
Vernice arancione sul jet privato di Taylor Swift
“Sorry Taylor Swift”. Con queste parole, Just Stop Oil ha diffuso il video che mostra le due attiviste Jennifer e Cole tagliare la recinzione dell’aerodromo privato di Stansted dove è parcheggiato il jet privato della cantante, per poi imbrattarlo con la vernice arancione e abbracciarsi a favor di telecamera. Taylor Swift non è certo l’unica celebrity a spostarsi a bordo di un mezzo così deleterio per l’ambiente, ma è finita più volte nell’occhio del ciclone per la sua abitudine – un po’ per lavoro, un po’ per svago – di volare senza sosta da un capo all’altro del Pianeta.
Come quando, a febbraio, è partita da Tokyo (dove era impegnata in una serie di concerti) a Las Vegas per assistere al Super Bowl vinto dai Kansas City Chiefs in cui gioca anche il suo fidanzato Travis Kelce. Dodici ore di volo per percorrere più di 8mila chilometri a bordo di un mezzo che emette due tonnellate di CO2 ogni ora. Un comune cittadino, nell’Unione europea, ne genera mediamente 8,2 in un anno intero. Secondo la coalizione di ong Transport&Environment, specializzata proprio nella mobilità, un jet private inquina da 5 a 14 volte in più per ogni passeggero rispetto a un volo commerciale. Alcuni attivisti hanno calcolato che solo i primi tre mesi di frequentazione con Travis Kelse abbiano spinto la popstar a prendere il jet privato per 12 volte in tre mesi. Per un totale di 138 tonnellate di CO2.
L’impatto ambientale dell’Eras Tour
È inevitabilmente dai voli aerei che bisogna cominciare, quando si va alla ricerca di dati sull’impatto ambientale dell’Eras tour, mastodontico per durata e complessità. Iniziato in Arizona a marzo 2023, si concluderà a fine anno a Vancouver, in Canada, dopo 152 date. 152 date che richiederanno di spostare in quattro Continenti non solo la stessa Swift, ma anche gli strumenti, le attrezzature di scena e i membri dello staff.
Per non parlare poi dei fan. I media riferiscono che, sui 40mila posti della Paris La Défense Arena di Nanterre, in Francia, circa 9mila fossero occupati da persone giunte appositamente dagli Stati Uniti. Anche tenendo conto delle spese di viaggio, infatti, per loro risulta infatti più economico attraversare l’Atlantico rispetto ad aggiudicarsi un biglietto nei siti di rivendita, magari aggiungendo una costosissima stanza di hotel in una città americana. Poi ci sono anche quei fan che, se davvero vogliono vedere almeno una volta dal vivo la loro beniamina, non hanno altra scelta se non quella di percorrere migliaia di chilometri.. In calendario non ci sono per esempio date nelle Filippine, dove la fanbase di Swifties è radicatissima, seconda solo a quella americana. Così, la tappa più comoda – per modo di dire – diventa quella di Singapore.
Interpellato da Business Insider, un portavoce dell’entourage sostiene che Swift abbia acquistato, già prima dell’inizio del tour, più del doppio dei carbon credit necessari per compensare interamente le emissioni dei voli. Un’informazione che i giornalisti non sono riusciti a verificare in modo indipendente. A differenza di altri artisti che hanno perlomeno promesso di fare qualcosa per rendere più sostenibili i loro tour, come i Coldplay e Billie Eilish, è difficile reperire impegni di questo tipo da parte di Taylor Swift. Eppure, è la popstar numero uno al mondo. Un’artista che avrebbe i mezzi economici per studiare soluzioni ad hoc. E avrebbe anche la visibilità mediatica per innescare un effetto di emulazione nel suo vasto e appassionato pubblico. Almeno, potrebbe fare un tentativo in questa direzione. “It’s a revolution, the time will come for us to finally win”.
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