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Syngenta dichiarata colpevole della morte dell’attivista brasiliano Keno
Syngenta è colpevole della morte di un attivista brasiliano. Otto anni dopo l’uccisione dell’ambientalista.
Syngenta, la terza azienda mondiale nel settore dell’agrobusiness, è stata dichiarata colpevole di omicidio dal giudice Pedro Ivo Moreiro della corte civile del comune di Cascavel, nella regione di Paraná, nel Brasile meridionale. L’annuncio della decisione è stato reso pubblico il 17 novembre. La corte ha decretato che l’azienda agrochimica svizzera dovrà pagare un risarcimento alla famiglia del deceduto, il 34enne attivista del Movimento Sem Terra (Mst) Valmir Mota de Oliveira, noto anche come Keno, e a coloro che sono rimasti feriti nei violenti attacchi del 21 ottobre del 2007.
Nelle settimane che precedettero gli scontri Keno e altri attivisti del movimento contadino internazionale Via Campesina, di cui l’Mst è membro, organizzarono proteste e occuparono alcune terre per lamentarsi dell’eccessiva vicinanza dei laboratori di ricerca genetica al parco nazionale di Iguazú, uno dei luoghi patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Protestarono anche contro l’acquisizione di molte terre da parte di Syngenta che lasciò tanti contadini senza lavoro. Fu durante una di queste manifestazioni pacifiche che la società di sicurezza privata NF, al soldo di Syngenta, attaccò 150 manifestanti disarmati. Trenta uomini armati arrivarono a bordo di un furgone nero e spararono sulla folla ferendo gravemente cinque persone e causando poi la morte di Keno.
Syngenta dichiarò di non poter essere ritenuta responsabile per le azioni commesse dal gruppo armato della società di sicurezza durante il confronto e a questa affermazione il giudice Pedro Ivo Moreiro rispose: “Definire ciò che è successo un confronto significa non voler guardare in faccia la realtà. Non c’è alcun dubbio che si tratti di un massacro mascherato come riappropriazione di proprietà.”
In molti hanno considerato la decisione del giudice come un momento simbolico nella lotta contro la violazione dei diritti umani da parte di multinazionali come Syngenta, ma purtroppo non è affatto così. Anche se l’azienda sarà obbligata a pagare i danni, lo scopo originale delle proteste di Keno sembra sia stato eclissato dal clamore che ne è derivato.
Ancora più preoccupante fu il modo in cui il governo brasiliano, guidato dall’allora presidente Luiz Inácio Lula da Silva, ridusse la zona cuscinetto tra gli impianti agrochimici e il parco nazionale da dieci chilometri ad appena 500 metri solo un mese dopo l’omicidio di Keno. Un limite ben al di sotto dei sette chilometri suggeriti in uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Sciences Europe che non fa altro che aumentare il rischio di contaminazione. Il cambio di legge ha permesso a Syngenta di evitare di pagare una multa di 500mila dollari che gli era stata inflitta l’anno prima per aver infranto la legge precedente: proprio la trasgressione per cui Keno aveva protestato.
Sebbene la cifra esatta che Syngenta dovrà risarcire non sia stata rivelata, rimane il sospetto che gli eventi del 21 ottobre di otto anni fa non avranno un grande peso sulla multinazionale svizzera, che vanta un capitale superiore ai 40 miliardi di dollari. In realtà non è improbabile che le proteste continueranno, le richieste degli ambientalisti siano ignorate e che forse assisteremo al ripetersi di una storia macabra come questa.
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