Alzheimer e demenza: quattro startup che si occupano di fragilità
In Italia, un milione di persone soffre di demenza (circa 650mila di Alzheimer). Ecco quattro startup che rispondono ai bisogni di pazienti e caregiver.
In Italia, un milione di persone soffre di demenza (circa 650mila di Alzheimer). Ecco quattro startup che rispondono ai bisogni di pazienti e caregiver.
Secondo uno studio, un consumo aumentato di cibi ultra-processati aumenta il rischio di malattie neurodegenerative. Il dottor Attilio Speciani ci spiega come evitarli.
Uno studio statunitense ha osservato la correlazione tra i livelli di antiossidanti nel sangue e l’insorgere di demenza.
L’esposizione prolungata all’inquinamento acustico dovuto al traffico aumenta il rischio di demenza, secondo una ricerca durata oltre un decennio.
Lavorando sui topi, i ricercatori della Fondazione EBRI “Rita Levi-Montalcini” hanno trovato un’anticorpo in grado di ringiovanire il cervello delle cavie e bloccare l’Alzheimer nella prima fase.
I ricercatori dell’Università della California per tre mesi hanno somministrato ai pazienti la curcumina: al termine dell’esperimento la loro memoria era migliorata del 28%. Secondo lo studio la curcuma avrebbe effetti positivi anche sull’umore.
I ricercatori, dopo aver valutato le abitudini alimentari e l’abilità mentale di oltre 950 adulti anziani per cinque anni, hanno rilevato che nei mangiatori abituali di verdure verdi il tasso di declino cognitivo era significativamente ridotto. L’analisi ha mostrato che coloro che avevano consumato una o due porzioni al giorno di verdure a
Un buon cioccolato, si sa, fa bene al cuore e a tutto il sistema cardiovascolare. I flvonoidi, antiossidanti presenti in percentuali altissime nel cacao, stimolano la produzione di enzimi e combattono i radicali liberi, contrastando la tendenza del sangue a coagularsi e quindi il rischio di trombosi. Il sapore amaro, nel cioccolato, indica ricchezza in
Beppe Grillo ha detto di loro che “hanno trovato l’anello mancante tra inquinamento e tumori”. Stiamo parlando di due ricercatori emiliani, Antonietta Gatti e Stefano Montanari, che abbiamo intervistato.