Nuova Zelanda, dopo la strage la svolta: “Stop alle armi facili”
La strage di Christchurch ha convinto il governo della Nuova Zelanda a porre fine alla vendita libera di armi. La polizia: “Impossibile ignorare la realtà”.
La strage di Christchurch ha convinto il governo della Nuova Zelanda a porre fine alla vendita libera di armi. La polizia: “Impossibile ignorare la realtà”.
Due adolescenti avrebbero fatto irruzione in una scuola nei pressi di San Paolo, in Brasile. Il bilancio provvisorio parla di otto morti.
Il conflitto, iniziato nel marzo 2015, ha portato il paese alla catastrofe umanitaria. I bambini sono le prime vittime di una guerra che l’Occidente ha deciso di ignorare, continuando a vendere armi all’Arabia Saudita.
È di 13 vittime, incluso l’aggressore, il bilancio della sparatoria in un bar di Thousand Oaks, nei pressi di Los Angeles. Ancora ignoto il movente.
Un uomo, spinto forse dall’odio antisemita, ha aperto il fuoco in una sinagoga di Pittsburgh, negli Stati Uniti, uccidendo almeno undici persone.
Interrotta dopo un quarto di secolo una triste tradizione a New York. Per la prima volta un intero fine settimana è trascorso senza colpi di arma da fuoco.
Dopo la sparatoria a Parkland, in Florida, l’università di Yale promette di non investire più nemmeno un dollaro in chi commercia o promuove le armi.
Un ventiquattrenne è sospettato di aver ucciso due persone durante un torneo di videogiochi a Jacksonville, in Florida. È l’ennesima sparatoria nello stato che potrebbe giocare un ruolo determinante nella questione delle armi.
La Remington outdoor company, azienda che sforna fucili e pistole dal 1861, ha visto calare le sue vendite per diversi motivi. Tra cui l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America.
Studenti americani e non hanno marciato in più di 800 città del mondo per chiedere che le sparatorie nelle scuole finiscano una volta per tutte. A Londra, le emozioni sono state indescrivibili: impossibile non percepire la forza di questo movimento di protesta.