Ritorno ai fossili: dopo Shell e Total, anche Bp abbandona gli obiettivi climatici
Le principali compagnie petrolifere abbandonano l’obiettivo di ridurre la produzione di petrolio e gas. L’ultimo annuncio in questo senso arriva da Bp.
BP, originariamente conosciuta come British Petroleum, è una delle maggiori compagnie petrolifere e del gas a livello globale. Fondata nel 1909 come Anglo-Persian Oil Company, l’azienda ha cambiato nome in British Petroleum nel 1954 e successivamente in BP plc nel 2001. La sua sede principale è a Londra, Regno Unito. È uno dei quattro maggiori attori a livello mondiale nell’industria dei combustibili fossili, assieme a Shell, ExxonMobil e TotalEnergies. Oltre a essere stata al centro di numerose critiche e controversie, tra le ultime quelle relative al greenwashing, BP è conosciuta in particolare per il disastro ambientale avvenuto nell’aprile 2010 nella piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, situata nel golfo del Messico. Al momento lo sversamento di petrolio in mare più grande dopo quello della Guerra del Golfo del 1991.
Le principali compagnie petrolifere abbandonano l’obiettivo di ridurre la produzione di petrolio e gas. L’ultimo annuncio in questo senso arriva da Bp.
Lo sostiene Fatih Birol, direttore di Iea: “La domanda di petrolio diminuirà. I paesi, soprattutto del Medio Oriente, devono prepararsi alla transizione”
Sempre più sussidi per le fossili secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, ma le rinnovabili sono l’unica soluzione per aiutare i consumatori.
Circa 40 miliardi di euro. È la somma delle perdite subite nel 2020 dalle compagnie petrolifere ExxonMobil, Bp e Chevron.
La pandemia da Covid-19 potrebbe accelerare la transizione energetica “costringendo” a diversificare la produzione. I casi delle maggiori compagnie petrolifere.
Secondo l’amministratore delegato della British Petroleum Bernard Looney, è questo il momento per “abbracciare la transizione energetica”.
Il disastro Deepwater Horizon raccontato dal giornalista Emanuele Bompan e dalla fotografa Giada Connestari, inviati nel 2020 in Louisiana.
Le spiagge del golfo del Messico sono disseminate di agglomerati di petrolio e sabbia che impiegheranno almeno 30 anni a decomporsi.
Gli attivisti del movimento di disobbedienza per il clima hanno “occupato” Trafalgar square prima della proiezione di uno spettacolo della Royal opera house finanziata dal colosso del petrolio.
Era il 20 aprile 2010 quando un incidente alla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, nel Golfo del Messico, dava inizio al più grave disastro ambientale della storia americana. Le sue conseguenze si toccano con mano ancora oggi.