La Cina non finanzierà più nuove centrali a carbone all’estero
A poche settimane dalla Cop 26 di Glasgow, da Cina e Stati Uniti giungono due importanti annunci, su carbone e trasferimenti alle nazioni vulnerabili.
A poche settimane dalla Cop 26 di Glasgow, da Cina e Stati Uniti giungono due importanti annunci, su carbone e trasferimenti alle nazioni vulnerabili.
Dopo l’Accordo di Parigi del 2015, più la maggior parte dei progetti per la costruzione di nuove centrali a carbone è stata abbandonata.
Non possiamo più permetterci di bruciare combustibili fossili, e nemmeno di estrarli. Gli scienziati si sono espressi in modo netto.
La centrale a carbone di Bełchatów, simbolo del cuore carbonifero d’Europa, potrebbe chiudere nel 2036. Una vittoria per il clima e i cittadini polacchi.
Il Bangladesh rinuncia alla costruzione di 10 centrali a carbone e punta al 40% di elettricità da energie rinnovabili. Ma non basta.
Kimiko Hirata ha bloccato 13 centrali a carbone in Giappone, ma non l’ha fatto da sola. La vincitrice del Goldman prize 2021 racconta il suo movimento.
Al via 432 nuovi progetti nel mondo legati al carbone per una produzione annua di oltre 2 miliardi di tonnellate. Si concentreranno in Australia, Cina, India e Russia.
Il governo britannico continua a foraggiare le attività estrattive nel mare del Nord, a spese dei cittadini. Da qui la causa intentata dagli attivisti.
Il presidente cinese Xi Jinping ha più volte promosso l’immagine di un Paese impegnato nella lotta contro la crisi climatica. Ma nel 2020 la Cina ha investito 474 milioni di dollari nel carbone.
Gli sforzi mondiali per la riduzione delle emissioni di CO2 rischiano di essere vanificati dagli investimenti sul carbone da parte di Cina e India.