Emilia-Romagna di nuovo nel fango: colpa di territori fragili, crisi climatica e consumo di suolo
L’ennesima alluvione in Emilia-Romagna è un segnale della crisi climatica sempre più presente, aggravata da urbanizzazione e consumo di suolo.
L’ennesima alluvione in Emilia-Romagna è un segnale della crisi climatica sempre più presente, aggravata da urbanizzazione e consumo di suolo.
Nel giro di 48 ore sono caduti 350 millimetri di pioggia, superando il record per un singolo evento di maggio 2023.
Precipitazioni estreme hanno colpito nuovamente l’Emilia-Romagna, dopo le alluvioni del 2023. Situazioni più gravi nel ravennate, forlivese e bolognese.
Siamo stati in Emilia-Romagna, dove i cittadini provano a recuperare ciò che resta delle loro case dopo l’alluvione, insieme a migliaia di volontari.
Il Comune di Conselice, nel ravennate, ha disposto l’evacuazione per i rischi sanitari legati all’acqua stagnante: finora pochi hanno lasciato il paese.
La presidente della Commissione europea Von Der Leyen ieri ha visitato l’Emilia-Romagna dopo l’alluvione, poi ha rilanciato il progetto Bauhaus.
La Ausl di Ravenna lancia un allarme sanitario: le acque alluvionali dell’Emilia-Romagna possono essere contaminate. Cosa fare per evitare conseguenze.
Il decreto Alluvioni prevede 2 miliardi di interventi per l’Emilia-Romagna: in attesa del testo, a spiegarli è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Finite le piogge, l’Emilia-Romagna conta i danni. 10 milioni gli alberi da frutto da espiantare, 250mila gli animali negli allevamenti da proteggere.
In l’Emilia-Romagna si spala fango grazie anche ai volontari arrivati da tutta Italia. Il numero di sfollati è diminuito, ma rimane l’allerta rossa.