Fame zero. È questo il secondo dei Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) per cui si sono impegnati i 193 paesi membri delle Nazioni Unite, siglando l’Agenda 2030. Nonostante questa solenne promessa, la fame nel mondo è ancora una realtà.
Diventa dunque comprensibile domandarsi perché c’è ancora la fame nel mondo. Le principali cause della fame nel mondo sono la carenza di cibo sano a prezzi accessibili, le guerre, le disuguaglianze sociali ed economiche, gli ambienti insalubri, la scarsità di acqua potabile e sicura, la fragilità del sistema economico. A queste si sono aggiunti, soprattutto negli ultimi anni, i cambiamenti climatici. Uragani, alluvioni e altri eventi meteo estremi, così come le ondate di siccità prolungate, possono distruggere i raccolti e mandare in crisi il sistema alimentare di intere regioni del mondo.
“Fame” peraltro è un termine ombrello che racchiude in sé situazioni molto diverse:
denutrizione, condizione in cui non si dispone di cibo sufficiente o ci si nutre di alimenti non abbastanza ricchi di sostanze nutrienti;
insicurezza alimentare moderata, quando la povertà costringe a ridurre la quantità o la qualità del cibo in certi periodi dell’anno;
insicurezza alimentare grave, quando si esauriscono le scorte di cibo o si resta digiuni per diversi giorni.
Su LifeGate.it riportiamo e commentiamo i principali report che fanno il punto su quante persone nel soffrono la fame, dove si soffre la fame e chi soffre di più la fame. Tra i più autorevoli ci sono, per esempio, il report annuale The state of food security and nutrition in the world (Sofi) delle Nazioni Unite e l’Indice globale della fame del Cesvi.