L’Iran condanna a morte chi partecipa alle proteste
Una corte dell’Iran ha comminato la prima pena di morte per un manifestante delle proteste in corso. Migliaia di altre persone sono sotto processo.
Una corte dell’Iran ha comminato la prima pena di morte per un manifestante delle proteste in corso. Migliaia di altre persone sono sotto processo.
L’atleta iraniana Elnaz Rekabi ha gareggiato senza velo ai Campionati asiatici di arrampicata a Seul. Potrebbe essere portata nel carcere di Evin.
Fiamme, spari ed esplosioni hanno causato diverse vittime nella prigione dei dissidenti di Evin. Intanto in Iran le proteste continuano.
Dalla morte di Masha Amini le proteste in Iran non si sono mai fermate. E la repressione del regime ha colpito anche la cittadina italiana Alessia Piperno.
Il governo in Iran blocca il libero accesso a internet contro le proteste e introduce il riconoscimento facciale per individuare le donne attiviste.
Il 16 settembre è morta Mahsa Amini, una donna 22enne in custodia della polizia religiosa. E l’Iran è sceso in piazza per protestare contro il regime.
Si tratta di Zahra Seddiqi Hamedani ed Elham Choubdar colpevoli, secondo un tribunale, di aver promosso la “diffusione della corruzione sulla terra”.
In seguito alle pressioni internazionali le donne iraniane sono state ammesse a una partita del campionato di calcio, seppure isolate dagli altri tifosi.
In occasione di due festività islamiche, l’ayatollah dell’Iran Ali Khamenei ha graziato o commutato le pene di 2.272 detenuti.
Nazanin e Anoosheh, i due britannici fatti prigionieri in Iran, sono tornati a casa. Il contenzioso tra Teheran e Londra è stato finalmente risolto.