
I mille interrogativi aperti dalla rivolta-lampo del battaglione Wagner
In meno di 24 ore è accaduto l’impensabile in Russia. E le conseguenze, per Putin e anche per la guerra in Ucraina, sono incerte.
In meno di 24 ore è accaduto l’impensabile in Russia. E le conseguenze, per Putin e anche per la guerra in Ucraina, sono incerte.
Il gruppo di mercenari è risalito verso Mosca per ore prima dell’annuncio della retromarcia. La rivolta della brigata Wagner è finita.
La minoranza serba in Kosovo ha protestato contro l’elezione di alcuni sindaci di etnia albanese. I cortei sono sfociati in violenza contro i militari Nato.
La Moldavia per molti potrebbe diventare la nuova Ucraina vista la sua posizione filo-europeista. Ma il popolo non ha intenzione di arretrare.
Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla guerra in Ucraina, pochi chilometri più ad ovest c’è una polveriera che rischia di esplodere. È l’autoproclamata Repubblica Moldova di Transnistria, patria di secessionisti che da più di trent’anni continuano ad aggrapparsi ai resti del sogno sovietico.
Mosca ha annunciato la volontà di dislocare armi nucleari tattiche in Bielorussia, spiegando che da decenni gli Stati Uniti fanno altrettanto.
Il crimine contestato al presidente russo riguarda la deportazione illegale della popolazione, soprattuto dei bambini ucraini.
Gli arrivi di migranti sulle coste italiane sono più che triplicati nel 2023 rispetto all’anno scorso. Per il governo è tutta colpa del gruppo Wagner.
Nel suo discorso alla nazione Putin ha detto che la Russia sospende la sua partecipazione al trattato New Start. L’inizio di una nuova corsa alle armi nucleari?
La Moldavia ha denunciato un piano russo per rovesciare il suo governo filoeuropeista. Il timore di Chișinău è di diventare la nuova Ucraina.