Il voto a Taiwan avrà conseguenze di vasta portata e definirà il tono delle relazioni tra Stati Uniti e Cina. Ma per i taiwanesi la priorità è l’economia.
Sabato 13 gennaio si terranno a Taiwan le elezioni presidenziali e legislative.
Il candidato del Partito democratico progressista (Dpp) della presidente uscente è dato in vantaggio rispetto a quello del Kuomintang (Kmt), più conservatore e vicino a Pechino.
I riflettori sono tutti sull’outsider del neonato Partito del popolo di Taiwan (Tpp), le cui proposte affascinano soprattutto i giovani.
Le elezioni si giocano anche sui rapporti con Pechino e Washington, sull’economia e sulla sicurezza energetica dell’arcipelago.
Il risultato del voto sarà cruciale per capire in che direzione si muoverà la geopolitica globale del 2024.
In quello che si preannuncia come un anno storico per le elezioni in tutto il mondo, sabato 13 gennaio gli elettori di Taiwan si recheranno alle urne per scegliere il prossimo presidente, il vicepresidente e i membri dello Yuan, il parlamento. Nonostante si tratti di un paese relativamente piccolo, le elezioni hanno una grande rilevanza a causa del suo contestato status politico. Pur essendo di fatto indipendente dagli anni ’40, l’arcipelago è ancora rivendicato dal Partito Comunista Cinese (Pcc) – cosa che quasi tutti i taiwanesi rifiutano, ma che temono di dire pubblicamente per il paura di un conflitto armato con Pechino.
Queste elezioni sono perciò cruciali per definire le relazioni di Taiwan con le due superpotenze globali, la Cina e gli Stati Uniti. Washington e Pechino seguiranno da vicino il risultato, nell’attesa di sapere se gli elettori opteranno per il Kuomintang (Kmt), più conservatore e vicino alla Cina, o per il Partito democratico progressista (Dpp), più di centro-sinistra e vicino agli Stati Uniti, che ha governato Taiwan negli ultimi otto anni. Con una visione che si colloca a metà strada tra il Kmt e il Dpp c’è anche il più piccolo e neonato Partito del popolo di Taiwan (Tpp).
One of this year's most closely watched elections will take place this weekend, when Taiwan goes to the polls at a time of bristling tension in the region and between China and the U.S.
Il candidato principale è Lai Ching-te del Partito democratico progressista. Lai è il vicepresidente della presidente uscente Tsai Ing-wen, impossibilitata a ricandidarsi per aver raggiunto i limiti di mandato consentiti dall’ordinamento taiwanese. La candidata vicepresidente che corre con Lai è Hsiao Bi-khim, ex rappresentante di Taiwan negli Stati Uniti: la maggior parte della comunità internazionale non riconosce Taiwan come Stato indipendente per mantenere rapporti diplomatici con la Cina, quindi Taipei non può inviare ambasciatori ma rappresentanti.
Lai è uno degli esponenti più progressisti del Dpp, e spinge il più possibile per l’autonomia di Taiwan dalla Cina. In passato ha perfino parlato di indipendenza e per questo Pechino lo percepisce come un candidato separatista e pericoloso. Negli anni ha ammorbidito le sue posizioni e in campagna elettorale ha assicurato di voler portare avanti la politica prudente della presidente uscente Tsai che, pur sostenendo l’autonomia del paese, non ha mai cercato lo scontro diretto con Pechino.
Proprio per le sue posizioni, gli avversari hanno basato la loro campagna elettorale sottolineando il rischio conflitto con la Cina in caso di vittoria di Lai. Anche per alcuni analisti, l’elezione di Lai potrebbe rappresentare una minaccia per la pace. Diversi esperti ritengono che Lai non sia benvoluto a Washington come Tsai o Hsiao, il che spiega una delle ragioni per cui quest’ultima è stata scelta come compagna di corsa, nonostante sia soggetta a sanzioni da parte di Pechino. Hsiao è infatti una delle personalità più amate e stimate del paese.
Il principale candidato dell’opposizione è Hou You-yi del più conservatore Kuomintang. Hou è un ex ufficiale di polizia e popolare sindaco di New Taipei City. Il Kmt, che da tempo lotta contro un’immagine di elitarismo, spera che le radici operaie di Hou possano attrarre un’ampia gamma di elettori, mentre il partito fa fatica ad unire la sua base più anziana con i giovani taiwanesi. Il suo essere un uomo “comune” potrebbe diventare però il tallone di Achille di Hou. In molti si chiedono infatti se abbia l’esperienza adatta per gestire la delicata politica estera di Taiwan nel delicato gioco di equilibri tra Stati Uniti e Cina.
L’outsider nella corsa è Ko Wen-je del neonato Partito popolare di Taiwan. Ko è un popolare ex sindaco di Taipei che prima di entrare in politica, nel 2014, esercitava la professione di chirurgo. Conosciuto come “Ko P” o “Professor Ko” dai suoi sostenitori, ha costruito un enorme seguito online. Su Instagram ha 1,1 milioni di follower.
Mentre il Dpp inquadra il voto come una scelta tra “democrazia e autocrazia” e il Kmt sostiene che si tratti di una questione di “guerra o pace”, Ko afferma che le elezioni siano una competizione tra “nuova politica e vecchie forze”. Si posiziona come un tecnocrate della “terza via” tra il Dpp e il Kmt. Sebbene sia entrato in politica nel 2014 come indipendente, sostenuto dal Dpp e abbia appoggiato il movimento di protesta Sunflower – guidato dagli studenti e dalla società civile e nel 2014 in protesta all’accordo commerciale con la Cina siglato dall’allora governo guidato dal Kmt – durante il suo mandato da sindaco di Taipei ha stretto legami economici molto stretti con Pechino.
I dettagli delle sue politiche sembrano essere meno importanti del fatto che per molti elettori, in particolare per i più giovani, egli rappresenta una boccata d’aria fresca. Sebbene il Kmt, più conservatore dal punto di vista sociale, sia associato all’élite taiwanese, anche il Dpp, più progressista, essendo stato al potere per otto anni, è visto da alcuni come l’establishment, piuttosto che come una forza di cambiamento. Un quarto degli elettori ha meno di 40 anni, quindi la base più giovane di Ko potrebbe risultare particolarmente influente.
Quali sono le questioni principali in gioco
Il tema delle relazioni con la Cina sta dunque dominando il tratto finale della campagna. Sebbene Taiwan abbia vissuto a lungo sotto la minaccia cinese, le tensioni sono aumentate soprattutto negli ultimi anni, con esercitazioni militari più intense e l’intelligence statunitense che suggerisce come la Cina possa essere in grado di annettere Taiwan entro il 2030. Tuttavia, benché Pechino e il Kmt abbiano inquadrato il voto come una scelta tra la guerra e la pace, in passato tali argomentazioni non sono riuscite a convincere gli elettori ad abbandonare il Dpp. Tsai è tornata in carica con una vittoria schiacciante nel 2020, quando uno dei principali punti di discussione era la repressione della democrazia a Hong Kong, che secondo Tsai doveva rappresentare un monito per Taiwan.
Taiwan's presidential election is framed by many onlookers as a poll to decide the democratic island's future relationship with China. But for young people, it's as much about issues such as the economy, energy security, equality and social justice. https://t.co/RSAp92vszz
Tuttavia, le elezioni si giocano anche sulla situazione interna al Paese. Anche se rispetto ad altre parti del mondo l’inflazione a Taiwan è bassa – +2,71 per cento a dicembre – molti ritengono che il costo della vita sia ancora troppo alto. Lo sviluppo economico è la preoccupazione più urgente per il prossimo presidente, rendendolo il tema principale per gli elettori. Lai e Hou hanno promesso di aumentare il salario minimo: una proposta particolarmente importante per gli elettori più giovani.
Essendo un piccolo arcipelago roccioso, Taiwan importa quasi il 97% dell’energia di cui ha bisogno. Il che la rende esposta ad interruzioni dell’erogazione. La sicurezza energetica è perciò una preoccupazione importante per molti elettori. Nel 2017, 2019 e 2022 si sono verificati black out estesi, che hanno colpito milioni di famiglie. In caso di blocco delle esportazioni da parte di Pechino, le scorte di gas, carbone e petrolio durerebbero circa 200 giorni, anche se il governo ha fissato degli obiettivi per aumentare le riserve.
Ciò ha sollevato, in campagna elettorale, la questione della resurrezione del programma nucleare taiwanese, in declino da quando Tsai è salita al potere nel 2016. L’unica centrale nucleare rimasta dovrebbe chiudere entro il 2025. Hou ha promesso di rilanciare il settore, anche se gli elettori sono molto scettici sul tema: il risultato del referendum del 2021 ha bloccato il riavvio della costruzione di una centrale nucleare.
Le tensioni con la Cina in vista delle elezioni
Pechino osserva con attenzione il voto e sta aumentando la pressione sull’isola a pochi giorni dalle elezioni. Nel discorso di Capodanno, il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che “la riunificazione della madrepatria è un’inevitabilità storica”. Il Pcc spera ancora di utilizzare la pressione politica ed economica per raggiungere questo obiettivo, piuttosto che una guerra totale. Il ministero degli Esteri di Taipei ha dichiarato di aver documentato i tentativi cinesi di interferire nelle elezioni.
Taiwan's foreign minister says it is documenting its experiences with China's alleged attempts to interfere in elections next week and will publish its analysis soon after the vote https://t.co/z6nN2TbO3Q
A tre giorni dalle urne, la Cina ha minacciato di voler imporre nuove misure commerciali contro Taiwan, che ha accusato Pechino di “coercizione economica”. Ad aumentare le tensioni, c’è stato anche il lancio di un satellite cinese che ha sorvolato i cieli del sud di Taiwan e che ha causato un allarme aereo.
Pechino, insomma, sembra stia cercando di interferire con ogni mezzo nelle elezioni, nel tentativo di evitare la vittoria di Lai. Chiunque esca vincitore dal voto deve tener conto che le relazioni con Washington, per quanto stabili, non saranno al sicuro fino alle prossime elezioni americane di novembre – tenuto conto della piega che sta assumendo la politica estera di Biden e di come i conflitti in Ucraina e a Gaza, ma anche a Taiwan, influenzeranno il voto degli elettori. Le elezioni taiwanesi, in questo senso, potrebbero essere cruciali per capire in che direzione si muoverà la geopolitica globale del 2024.
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