
Il rapporto annuale dell’agenzia Irena indica che il 92,5 per cento dei nuovi impianti installati nel 2024 è legato alle fonti rinnovabili.
Centinaia di manifestanti hanno espresso tutto il loro dissenso davanti al parlamento di Taiwan, per la costruzione della quarta centrale nucleare del paese.
Hanno creato la parola “Stop” con decine di cartelli gialli e neri davanti al palazzo
del parlamento di Taiwan, a Taipei, e gridato slogan contro la
costruzione della quarta centrale nucleare del paese.
I cittadini di Taiwan, però, non si sono limitati a
protestare contro l’attivazione del nuovo impianto ma hanno anche
chiesto di bloccare lo svolgimento del referendum indetto a
febbraio dal governo, guidato dal primo ministro Jiang Yi-huah del
partito del Kuomintang. Il referendum si svolgerebbe in un momento
in cui la centrale sarà quasi completata. L’accensione dei
reattori, infatti, è prevista per il 2015. Inoltre la
consultazione elettorale avrebbe bisogno di un’affluenza superiore
al 50 per cento per essere valido, risultato difficile da
raggiungere in un paese come Taiwan secondo quanto riportato dal
China Post.
“Visto che molte persone hanno espresso la loro
contrarietà alla centrale nucleare perché troppo
rischiosa, il governo dovrebbe abbandonare subito il progetto”, ha
dichiarato Liu Hui-min, un rappresentante dei manifestanti,
sostenendo che diversi sondaggi hanno già indicato che circa
il 70 per cento della popolazione è contrario alla costruzione
del nuovo impianto.
Le preoccupazioni e le proteste sono cominciate dopo il
disastro di Fukushima, in Giappone, del marzo 2011 visto che Taiwan
si trova lungo il punto di contatto tra due placche tettoniche che
causano terremoti frequenti. Uno dei più devastanti si è
verificato nel 1999 con una magnitudo del 7,6 e che ha causato
circa 2.400 morti.
Le tre centrali nucleari già operative nel paese coprono
un quinto del fabbisogno elettrico del paese secondo la Taiwan
Power Company (Taipower), ma due dovrebbero andare verso lo
spegnimento nel giro di pochi anni.
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