L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro riclassifica il talco come probabile cancerogeno.
Alla base delle conclusioni, una recente valutazione condotta da un team di 29 scienziati.
La correlazione tra esposizione al talco e rischio di cancro nell’uomo resta controversa, richiedendo comportamenti precauzionali.
Allo stato attuale dei fatti, il talco è da classificarsi come “probabilmente” cancerogeno. È quanto viene segnalato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità, che opera il passaggio verso uno stadio maggiore di criticità. Tale conclusione scaturisce da un minuzioso lavoro di valutazione scientifica, svoltosi a Lione nel giugno di quest’anno. Le osservazioni conclusive, pubblicate sulla prestigiosa rivista Lancet Oncology, anticipano la monografia della Iarc incentrata sull’argomento (e disponibile nel 2025).
La sostanza, che si distingue per la consistenza gradevole e l’aspetto candido, è un minerale composto da silicio, magnesio e ossigeno. Da sempre, il talco vanta un ampio utilizzo nel settore dei prodotti per l’igiene personale, inserendosi nel mercato dei cosmetici. Ma qual è il legame tra il talco è il rischio tumorale? La correlazione deriva dai giacimenti di origine, che possono determinare la presenza di asbesto (amianto) nel materiale di estrazione. L’asbesto, come è noto, è una sostanza spiccatamente cancerogena per l’uomo. Non a caso, è a partire dagli ’70 che i prodotti a base di talco devono, ai fini della sicurezza, rivelarsi privi di questo componente; in modo coerente, il talco che contiene asbesto si identifica come sostanza cancerogena per l’uomo, e viene inserito, in base alla classificazione Iarc dei cancerogeni, nel gruppo 1. Collocazione differente ha avuto fino ad ora il talco senza asbesto, che per anni è rientrato tra gli agenti non cancerogeni (gruppo 3), e la polvere di talco a uso perineale, classificata, fino ad oggi, come possibile cancerogeno (gruppo 2B).
Le conclusioni recenti sulla pericolosità del talco
La valutazione in esame si riferisce al talco catalogato come privo di asbesto, prima considerato non cancerogeno. Secondo la stessa Iarc, gli standard utilizzati per analizzare i prodotti cosmetici e farmaceutici a base di talco presentano una sensibilità insufficiente, e dunque una scarsa capacità di escludere la contaminazione da asbesto.
In conclusione dunque, il talco normalmente usato per uso cosmetico viene ora classificato come “probabilmente cancerogeno per l’uomo” sulla base di numerose prove sperimentali. La Iarc definisce tali prove come “limitate” per il cancro nell’uomo, “sufficienti” per il cancro nei modelli animali e “forti” nelle cellule primarie umane. Le evidenze sugli esseri umani, in particolare, fanno riferimento al cancro ovarico, e la maggior parte degli studi ha valutato gli effetti conseguenti all’utilizzo di polvere per il corpo. Si tratta, in ogni caso, di deduzioni parziali e preliminari, che necessitano di ulteriori approfondimenti.
Le indagini condotte in vivo hanno invece rivelato una correlazione più decisa tra l’azione del talco e la comparsa di tumori, analizzando vari tessuti biologici e diverse vie di esposizione. Nelle osservazioni in vitro, d’altra parte, il talco ha mostrato capacità alteranti sulla proliferazione e sulla morte delle cellule, così come sull’apporto cellulare di nutrienti. Tale valutazione, in definitiva, supera le classificazioni precedenti (gruppo 3 e gruppo 2B) e sposta il talco nel gruppo 2A delle categorie Iarc, definendolo come un probabile cancerogeno.
Cancro ovarico e precedenti: il caso Johnson&Johnson
I rischi presunti per la salute non rappresentano una novità né un problema di scarso coinvolgimento sociale. La multinazionale statunitense Johnson&Johnson, nonché distributore di farmaci e prodotti per il benessere, è stata coinvolta in importanti controversie legali relative a formulazioni contaminate da amianto.
Johnson’s talc-based baby powder was an iconic product until it became the focus of lawsuits alleging it caused cancer, which the company has long denied.
Si è trattato, nello specifico, della denuncia di migliaia di casi di cancro ovarico, presumibilmente provocati dall’esposizione continuativa all’agente cancerogeno. Nonostante i tentativi di negazione, la società ha ritirato dal mercato i prodotti incriminati, e ha proposto, di recente, un risarcimento complessivo di circa 6,5 miliardi di dollari.
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